Una mostra al Met di New York rivela come la dinastia di banchieri fiorentini abbia fatto leva sull’arte per consolidare il proprio potere e la propria eredità.
Quando Cosimo I de’ Medici, un diciassettenne appartenente a un ramo meno noto della famosa famiglia Medici di Firenze, salì al potere nel 1537, l’élite della repubblica si aspettava che fosse una semplice figura di riferimento. Invece, il giovane duca strappò il controllo ai funzionari eletti della città, affermandosi come sovrano autocratico in un momento turbolento della storia fiorentina.
“Ritratti e politica” è suddivisa in sei sezioni tematiche che seguono i Medici dall’inizio del XVI secolo, quando la famiglia era appena tornata dall’esilio e lottava per mantenere il dominio di Firenze in un panorama politico in continua evoluzione, fino al 1569, quando Papa Pio V nominò Cosimo Granduca di Toscana in riconoscimento della sua riuscita unificazione della regione italiana.
Le prime due sezioni della mostra coprono gli anni dal 1512 al 1534, introducendo i visitatori a membri famosi della famiglia come Papa Clemente VII, nipote di Lorenzo il Magnifico, e Alessandro de’ Medici, probabile figlio di Lorenzo di Piero, duca di Urbino, e di una donna africana schiavizzata (l’assassinio di Alessandro nel 1537 aprì la strada all’ascesa al potere di Cosimo). La mostra si sposta poi su Cosimo stesso, esaminando come il duca e la sua famiglia, compresa la prima moglie, Eleonora di Toledo, usassero i ritratti per “proiettare il potere, affermare la continuità della dinastia e trasmettere la raffinatezza culturale”,
La seconda parte di “Ritratti e politica” si concentra sugli individui la cui arte ha elevato Firenze ad alti livelli culturali. Una sezione contrappone il lavoro del Bronzino, l’artista manierista che servì come pittore di corte di Cosimo, e Francesco Salviati, il cui “stile pan-italiano” competeva con l’arte “insistentemente fiorentina” del Bronzino.
Un’altra area della mostra celebra la cultura letteraria della città, che era inestricabilmente legata alla ritrattistica. Come spiega il catalogo, “per quanto realistica potesse essere l’immagine di un volto, questa da sola non poteva trasmettere gli aspetti più intimi dell’identità del personaggio che, con il passare del secolo, venne sempre più affidata a simboli, allegorie o a un linguaggio formale codificato in grado di dare visibilità a concetti prima confinati nella poesia”. Un pezzo forte di questa sezione è il ritratto appena restaurato del Bronzino della poetessa Laura Battiferri. Il Journal osserva che le sembianze di Laura fanno riferimento ad altri due famosi poeti fiorentini: Il suo profilo è “deliberatamente disegnato per assomigliare a Dante” e tiene in mano un libro di versi di Petrarca.
Non tutti i personaggi raffigurati sono noti come Cosimo, sua cugina Caterina e il suo omonimo antenato (noto anche come Cosimo il Vecchio). Come osserva il Times (NetBet), un ritratto del Bronzino di Lodovico Capponi, la cui principale pretesa di notorietà fu quella di “litigare in chiesa, durante una messa, con… il marito di una donna di cui era innamorato”, campeggia sulla copertina del catalogo.
Il soggetto del dipinto è di scarso rilievo storico (in realtà non era un Medici, ma piuttosto il figlio di un ricco banchiere fiorentino), ma l’opera in sé – descritta nel catalogo come un “capolavoro” della ritrattistica del XVI secolo – riassume adeguatamente il messaggio più ampio della mostra sul potere dell’arte come propaganda. Il ritratto, che raffigura un giovane uomo che tiene vicino al petto il ritratto a medaglione di una donna (forse il soggetto della sua ultima infatuazione) davanti a uno sfondo verde, è carico di simbolismo: Secondo il catalogo, sembra “esaltare la capacità del giovane Ludovico di resistere ai colpi avversi del destino, sia in amore che, più in generale, in un futuro che va oltre il vigore della sua giovinezza”.
“Ritratti e politica” si chiude con una citazione dell’artista più famoso del Rinascimento: Leonardo da Vinci, la cui carriera fu plasmata da Lorenzo il Magnifico.
Riconoscendo il potere duraturo della grande arte – e dei governanti che la commissionano – l’Antico Maestro osserva: “Quanti imperatori e quanti principi sono vissuti e morti e non ne è rimasta traccia? I Medici hanno ostentato domini e ricchezze con ritratti autocelebrativi affinché la loro fama fosse eterna”.
Foto Met Museum.org