Firenze anni ’80: per dirla con parole di Tondelli, la città bottegaia fu infranta dalla creatività. Fu il periodo di: il Tenax, i concerti allo Space Electronic, la videoarte. Patti Smith al Franchi con 60mila persone, Pelù in acido ai party formali, la moda celebrata/spudorata di Pitti Trend, il grande jazz del Salt Peanuts, il freak-rock al Banana Moon, la nascita del Rock Contest. I Neon, i Diaframma, gli Skiantos da Bologna con lancio di verdure sul pubblico, l’avanguardia. Arrivano anche i gay, le notti si fanno luminescenti e chimiche, si crede nella qualità, nelle intuizioni, si butta il cuore oltre l’ostacolo dell’ovvio, della mediocrità, «si balla con Bob Marley, Rod Stewart, Sex Pistols, Cabaret Voltaire, tramonta lo scenario freak, arriva il rock club, cambia anche il pubblico, largo alla decadenza un po’ berlinese», come scrive Bruno Casini nel suo splendido libro Frequenze Fiorentine, Firenze anni ’80 (2003, Arcana Ed.), in cui si racconta di una Firenze entusiasmante, grintosa, contestataria, destabilizzante, ultramoderna e clamorosa. Che vertigini. Che sogno. Che bellezza. Ah!
Nello stesso libro Larry Bolognesi scrive: «Non date retta a chi dice che Firenze è stata una delle tante piazze del decennio edonista. Non lo dico per campanilismo: non vivo neanche più a Firenze. Tutti gli anni ’80 nazionali sono figli del “nuovo rinascimento fiorentino”, come fu definito all’epoca. Firenze come provincia del grande impero che si sveglia da un sonno lungo non si sa quanto e si mette a fare il diavolo a quattro, con tutti gli altri che stanno a guardare. So che farò incazzare qualcuno, ma è andata così.»
E mentre le cose andavano così, c’era una radio che dava voce a tutto questo facendogli da collante, praticando la cultura alternativa e la controinformazione: Controradio. “Contra tutto, contra niente… Controradio! Siempre contra corrente!”. Certo i tempi ora sono cambiati: non ci sono più le dirette interminabili, che arrivavano a durare fino a 4 giorni di fila (successe nel ’90 quando, tra gli altri, l’attuale direttore Mario Bufano seguiva in collegamento telefonico le vicende della Guerra del Golfo. Lo ricorda non senza un po’ di nostalgia). E neppure ai conduttori succede più di dover portare lo show fuori dalla radio a causa degli studi letteralmente presi d’assalto dagli ascoltatori (è quello che succedeva a Tony Topazio e Otto Slupinsky). Lo scherzo di Tony fatto sulla scia della Guerra dei mondi di Orson Welles («Piovono sfere di liquido su Firenze!») forse oggi non porterebbe allo stato di allarme generale, quotidiani compresi, come successe allora.
No, certo, non sono più gli anni ’80, quando in città si ascoltava solo Controradio. Furono così incredibili quegli anni, la magia di un incantesimo. Fu il giusto al momento giusto, fu un’altra cosa. Irripetibile. Incomprensibile forse. Ma tant’è.
Tuttavia Controradio è certo ancora la radio dello stile impeccabile di Marta B, della fiorentinità geniale e irresistibile di Tony Topazio, dell’indie ricercato di Giustina Terenzi, del latino americano di Martignon, del grande Mario Bufano, del Popolo del Blues, della Dance Music intelligente di
Andrea Mi, e altro ancora. Ora come allora, Controradio si occupa di progetti culturali come quello dell’associazione Controradio Club*, il Rock Contest, e vari progetti editoriali. E’ ancora la radio che diffonde informazioni alternative, originali e vere. Quella dei microfoni aperti, dove lo scambio con gli ascoltatori è libero. E’ la radio che trasmette un programma antispecista (e da animalista convinta non riesco a trattenere un -«Davvero!! Che bello!»). E’ la radio dal buongusto sopraffino, di notizie e musica, anticonformista, impegnata, interessata e partecipe.
P.s.: Come dice Tony ridendo, ora Controradio è una radio di “poveri ma belli”, viste le vicende di questa crisi globale che certo non ha risparmiato i destini dell’emittente.
*TESSERATEVI TUTTI!! Controradio è una radio stupenda.