Diamoci un limite! Fra Indi e una riflessione sul superamento dei limiti

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Fra Indi, attraverso le sue esplorazioni, ci porta a compiere una riflessione sul concetto del superamento dei propri limiti. Un’ambizione moderna che si è rivelata tossica per l’uomo e la Natura.

Se devo trovare una definizione per quello che faccio o quello che in parte sono è: esploratore anacronistico e musher atipico. Faccio esplorazioni in solitaria e in autosufficienza insieme ai miei cani da slitta Siberian Huskies, lo Jaranga Siberian Husky Team. Nell’inverno 2020-2021 ho portato a termine l’esplorazione Alba Imago: dieci giorni da solo sulle Alpi Orientali in cui ho avuto modo di riflettere sul concetto di limite. E queste riflessioni sul limite hanno giocato un ruolo fondamentale anche per la spedizione che ho intrapreso a febbraio 2022; perché tutto ciò che facciamo, in questa vita, non termina mai realmente: si sussegue e ci condiziona. Ogni anno progettiamo, i miei cani e il mio team, spedizioni sempre più impegnative volte a portare avanti il nostro lavoro di osservatori – perché l’esploratore è in fondo anche un osservatore della realtà – e di creatori di shock emozionali atti a stimolare uno sviluppo delle coscienze. Senza, tuttavia, il benché minimo obiettivo di “superare i limiti”

Dalla prima metà del ’900 la nostra società si è trasformata in una competitiva performance society. Forse, la radice di tutto questo è stata piantata durante il XIX secolo con la Rivoluzione Industriale. E oggi ci troviamo in un “tutti contro tutti”: nel lavoro, nello sport, nelle relazioni sociali, nella quotidianità famigliare, nella scuola, dall’infanzia all’università. La società moderna e occidentale – comprese anche quelle realtà che nel corso dei decenni si sono occidentalizzate prendendo a modello il “mondo dei bianchi” – spinge alla competizione. Vuol dire innescare uno scontro prima di tutto con sé stessi nel tentativo di superare i propri limiti. Attribuire alla società la responsabilità di questo approccio alla vita è insensato dato che, andando oltre alla concezione astratta del termine, la società siamo noi: genitori, educatori, insegnanti, datori di lavoro, allenatori sportivi o governanti. Pensiamo alla moderna concezione dello sport, in cui vi è quasi l’ossessione del record e del risultato, ricercato anche dai più piccoli. Il marketing sportivo promuove questa visione con l’immagine del “superamento del limite”: fai risultato se superi i tuoi limiti, poiché il limite è un fardello impensabile per chi vuole primeggiare. O ancora, a scuola: ogni alunno, fin dalle elementari, viene educato all’importanza del “buon giudizio”, credendo che il raggiungimento del voto massimo sia l’unico risultato a cui ambire realmente. Il come si arriva a quel voto non ha importanza, conta primeggiare. Così accade anche nel mondo del lavoro, con dinamiche analoghe seppur più subdole. Il comune denominatore è la competizione.

Anche con la Natura abbiamo dimostrato tutto il nostro approccio errato al concetto di limite: in primis considerandola appunto un limite al nostro progresso. E quindi un competitor da battere e abbattere, con logiche performative prossime all’autolesionismo inconscio (o forse no). In secundis, il non comprendere come anch’essa sia limitata, esattamente come l’essere umano, ha reso possibile che la trasformassimo in una “componente d’arredo” della società, con la conseguente devastazione che oggi tutti possiamo vedere e toccare.

L’ossessione per il superamento del proprio limite pone ogni essere umano in competizione con gli altri. Non riuscire a superare i limiti, soprattutto nei bambini e nei ragazzi è causa, nel lungo periodo, di un profondo senso di inadeguatezza, del non sentirsi all’altezza se non si arriva primi. Il rischio è quello di non accettare i fallimenti e le sconfitte e, conseguentemente, cadere nella trappola di non accettare il proprio sé. I limiti non hanno necessità di essere superati in quanto costituiscono una parte fondamentale del nostro essere spirito, mente, corpo e coscienza; sono caratteristiche della nostra essenza, ciò che determina la peculiarità di ciascuno. Rappresentano qualità nascoste, insondate, da conoscere e scoprire. I limiti di ciascuno di noi sono ricchezza viva e fluida che alimenta la nostra diversità.

Non solo, se tutti superassimo i nostri limiti e arrivassimo “primi” saremmo in grado di evolvere la nostra coscienza? Penso di no. Sono le sconfitte a insegnarci i valori dell’esistenza e il senso stesso del nostro essere come parte tra le parti di questo mondo – la Terra – che chiamiamo casa. Le cadute ci fanno crescere, arricchiscono la conoscenza del nostro Io. Come ho scritto nel resoconto dell’esplorazione Alba Imago e come racconto ogni volta che parlo delle nostre spedizioni nelle scuole: «Viviamo in tempi difficili, e in un certo senso oscuri, ma queste luci che proiettano la fiamma del nostro spirito verso linee verticali ascensionali debbono trasmetterci la forza per andare avanti; esattamente come le immagini di quelle cime che, anche se non visibili, percepivamo essere innanzi a noi a darci lo slancio nel proseguire attraverso le difficoltà dei primi giorni». 

Durante gli allenamenti, i momenti di preparazione e le esplorazioni in solitaria con i miei Siberian Huskies, imparo che sia io che loro abbiamo dei limiti. Ci impediscono di portare a termine le nostre esperienze? No. Contribuiscono solo a renderle vere e costituiscono uno stimolo alla versatilità nei confronti degli eventi della vita, soprattutto quelli avversi. Non conosco animale, pianta o minerale che non abbia dei limiti. Lo stesso essere umano ha biologicamente dei limiti, eppure non è impedito nel fare della vita un’avventura quotidiana unica nel suo genere: che tu sia uno scrittore, un insegnante, un operaio, un artista o un esploratore. Essere consapevoli dei propri limiti e valorizzarli significa anche maturare rispetto per l’altro, per la Natura e qualunque forma di esistenza; tale consapevolezza permette al limite di cessare di essere debolezza e diventare forza. Sfruttiamo i limiti a nostro vantaggio, trasformiamoli in qualità che solo noi possediamo traendo forza dalle nostre peculiarità. Sono parte di noi e la loro scoperta ci può guidare nel fare dei passi il più adeguati possibili verso la realizzazione dei nostri sogni.

Testo e foto di Fra Indi, esploratore, musher e osservatore ambientale. Con il suo Adventure Natural Project mira a smuovere le coscienze per vivere un rapporto più armonico con la Natura nel quotidiano di ciascuno. È Ambassador dell’associazione di promozione sociale fiorentina Save the Planet.

www.fraindi.com

www.savetheplanet.green

IG: @jaranga_siberian_husky_team