Extinction Rebellion

extinction rebellion movimento ecologista

FUL incontra il movimento ecologista radicale. A 20 anni dal Social Forum Europeo di Firenze, un confronto tra due generazioni di manifestanti che hanno in comune la critica al capitalismo per salvare l’ambiente. 

Nel 2002 – quando ventenne ho partecipato al Social Forum Europeo di Firenze – la mia generazione era nel clou della svolta movimentista, con alle spalle le esperienze delle grandi proteste al vertice del WTO di Seattle del 1999 e il G8 di Genova del 2001 sotto lo slogan “Un altro mondo è possibile”. I ragazzi che oggi hanno venti anni e militano nelle formazioni ecologiste lo hanno fatto proprio, riadattandolo in “Un altro mondo è necessario”. Per esempio fu usato da Extinction Rebellion (XR) – movimento socio-politico che nasce a Londra nel 2018 e arriva in Italia e in altri sessanta Paesi nel 2019 – quando bloccò cinque ponti sul Tamigi per protestare contro l’inerzia del governo di fronte al collasso climatico. Il movimento, tramite azioni di disobbedienza civile non violenta, chiede ai governi di affrontare con urgenza la crisi del clima, la perdita di biodiversità, l’estinzione delle specie viventi e portare le emissioni allo zero netto al 2025. Nel loro “pantheon” d’ispirazione ideologica troviamo Martin Luther King, Gandhi o Occupy Wall Street; il logo è una clessidra rappresentante il poco tempo rimasto, racchiusa in un cerchio che indica il pianeta.

L’incontro di FUL con Lorenzo, giovane attivista di XR Italia a Firenze, è un’occasione di confronto generazionale sui metodi di lotta per un pianeta non svenduto alle logiche capitalistiche. 

«Extinction Rebellion in Italia si è fondato sulla linea tracciata dal movimento in Inghilterra, nel momento in cui lì muoveva i primi passi» spiega Lorenzo. «Ci hanno passato i loro documenti e l’abbiamo costituito basandoci sulla loro struttura. Ci differenziamo dagli anglosassoni nell’organizzazione, che qui è partita da zero e si è adattata al nostro contesto legislativo e soprattutto culturale, ma nel complesso i valori e l’organizzazione “sociocratica” sono i medesimi.»

Abbiamo già realtà come Greenpeace e Fridays For Future, come vi inserite sulla scena ecologista?

C’è una differenza di strategia: XR si basa su azioni di disobbedienza civile e sull’infrazione di alcune leggi per mettere in risalto certe storture del sistema – cosa che anche Greenpeace ha fatto in varie occasioni – ma per noi è strategia continua. Abbiamo tre focus specifici: clima, salvaguardia delle specie e assemblee cittadine. Potremmo essere considerati l’ala più radicale del movimento ecologista.

Venti anni fa la nostra città ospitò il primo Social Forum Europeo. Vorrei fare un confronto tra la mia esperienza di protesta e la tua. All’epoca il tema della crisi climatica non era sentita come pressante e l’antagonismo era più variegato. La mia generazione potrebbe muovervi la critica che oggi il capitalismo produce anche la ribellione che più gli è innocua, e non necessita di politiche reazionarie per la repressione. È come se il sistema avesse già gli anticorpi contro Fridays For Future, XR, ecc… Mentre ai tempi dei “forum sociali” era più spaventato della scena movimentista. Al G8 di Genova fu orchestrata una repressione brutale e vergognosa da parte del governo italiano.

Concordo sul fatto che una parte di ribellione sia tollerata dal sistema – lo si vede anche dal fatto che aziende e istituzioni si definiscono green e parlano di transizione ecologica – però è una questione di rapporti di forza. Ancora non siamo in grado di ribaltarli e quindi non è necessaria la sua “reazione”. Non ho vissuto la vostra stagione di lotta ma credo che il testimone ci sia stato passato, pur mancando ancora della forza d’impatto che ebbe il cosiddetto movimento “No Global”.

La nostra generazione era partita dalla critica al capitalismo per arrivare alla crisi climatica, ma senza avere ancora coscienza di questa urgenza; mi pare, invece, che voi siate partiti dal clima per arrivare alla critica al capitalismo.

C’è la consapevolezza che tutto il modello economico basato sul profitto e l’estrazione di risorse dal sottosuolo sia alla base di questa crisi ecologica, quindi strettamente legata al capitalismo. Non proponiamo un modello nuovo ma ci basiamo su un modello di assemblee cittadine vincolanti che rivoluzioni la politica e miri a cambiare le basi su cui il capitalismo si sostiene: la crescita infinita. Dal lato nostro abbiamo l’urgenza di agire contro il collasso climatico imminente.

Nel nostro movimento – che non aveva la capacità di reclutamento e circolazione delle informazioni tramite social – ci si basava su dei punti programmatici condivisi. Per esempio c’erano intellettuali – penso a Naomi Klein – scienziati o economisti di fama internazionale che parlavano con dati alla mano. In XR ci sono altrettante figure di supporto in questa forma di resistenza con mezzi e linguaggi nuovi?

Sì, ci basiamo sul supporto di docenti e ricercatori universitari – alcuni interni al movimento – che sono revisor dell’International Panel for Climate Change e sono figure centrali per diffondere il nostro messaggio con report scientifici affidabili.

Ricordo che allora la politica cercò il movimento e noi cercammo referenti politici. In Italia il caso più evidente fu quello di Rifondazione Comunista. Voi, comunque, votate e infatti in USA, Germania o Australia gli ecologisti sono stati determinanti per mandare a casa i conservatori ed eleggere progressisti e verdi. Come vi ponete nei confronti della politica?

XR nasce anche in risposta alla delusione per la politica tradizionale, perché questa ha dimostrato l’incapacità di risolvere la crisi climatica, non a caso puntiamo sulle assemblee cittadine. Facciamo richieste e vorremmo il cambiamento radicale delle politiche pubbliche; è chiaro che ci sono dei referenti politici con cui parliamo. Ad esempio con il consigliere comunale di Firenze Dmitrij Palagi dialoghiamo perché ha i nostri stessi valori, ma restiamo nettamente apartitici. 

Evidentemente, dato che in Italia non abbiamo più una formazione di sinistra in parlamento, diventa quasi necessario militare in movimenti come il vostro per chi porta avanti istanze radicali. Vorrei però capire come vi ponete nei confronti dell’uso politico della violenza: siete un movimento non violento ma non escludete le azioni eclatanti?

XR è stato fondato per una mobilitazione non violenta perché non vogliamo che le nostre istanze siano oscurate dalla radicalità delle azioni. Questo però non significa pacifismo: intraprendiamo azioni di disturbo concreto – quindi illegali – o blocchi stradali; diciamo che cerchiamo la migliore soluzione strategica.

Il confronto è finito, resto convinto che una forma di protesta più strutturata sia necessaria e certe azioni di disturbo siano solo a uso dei media, e quindi non portino risultati in tempo per fermare gli effetti peggiori della crisi climatica. Capisco che il confine è sottile e che questi ragazzi non possono compromettere il loro capitale morale, non bisogna concedere assist politici all’industria del fossile. Ma, come diceva Chico Mendes – ambientalista per l’Amazzonia e politico brasiliano assassinato nel 1988 – “l’ambientalismo senza lotta di classe è solo giardinaggio”.

www.extinctionrebellion.it

Foto: © Manuel Berisso