Firenze celebra gli anni '90 di Kurt Cobain

firenze celebra gli anni 90

Alla Manifattura Tabacchi un documentario dedicato alla generazione che ha vissuto gli anni Novanta. A Palazzo Medici Riccardi prosegue la mostra fotografica sul “grunge”.

A Firenze sono due gli appuntamenti immancabili per celebrare l’iconica figura di Kurt Cobain. L’eroe in musica, per chi è stato adolescente o teenager nei primi anni Novanta, è spunto di riflessione sul decennio. Insofferente al successo, il 5 Aprile del 1994 il leader dei Nirvana si suicidò a soli 27 anni.

Mercoledì 2 settembre alle 21:15, nell’ambito della rassegna Cinema in Manifattura, ecco “I wish I was like you”. Un documentario che, partendo dal celebre concerto dei Nirvana a Roma del 22 febbraio 1994, propone una riflessione più ampia su tutti i fenomeni culturali e sociali di quella stagione. La proiezione è preceduta da un incontro – dibattito con gli autori Luca Onorati e Francesco Gargamelli

“I wish I was like you” by Onorati & Gargamelli

Un racconto generazionale per immagini.

“I wish I was like you” non è solo il titolo del documentario sull’ultimo concerto dei Nirvana tenuto in Italia, ma anche un viaggio indietro nel tempo, precisamente negli anni ’90, condotto dai due i registi grandi amanti del grunge. E  fu proprio il grunge a impossessarsi della “X Generation”, la generazione della passioni, dei videogame a 8bit, dei joystick, delle videocassette di Taxi Driver e Stand By Me, dei videoclip e delle audiocassette, della paghetta del sabato sera, delle cuffie e del Walkman; che trasportò il messaggio nichilista americano al mondo intero, rivoluzionando l’intera cultura musicale ribellandosi al suono accomodante del pop.

La musica diventa un linguaggio in grado di creare comunità, diventa una nuova controcultura dai messaggi forti e scioccanti, una storia fatta di icone surreali come tossici, bambini nudi in piscine, panini con la mortadella e cantanti dai capelli biondi e lo sguardo annoiato. Ci fu un prima e un dopo Kurt Cobain. Lui segnò l’inizio di un’epoca in cui una generazione arrabbiata ritrovò la propria voce nel rumore e nelle melodie semplificate che viaggiava sugli accordi distorti di una Fender mustang e si ribellava all’ordine delle cose. Si presentavano come una massa di adolescenti vestiti con camice in flanella, jeans strappati e Converse ai piedi.  

Ed è così che Onorati e Gargamelli, 25 anni dopo quell’incredibile notte, decidono di riflettere tutto ciò nel loro emozionante documentario: “I wish I was like you”. Un racconto nostalgico ma allo stesso tempo divertente, che è in grado di spiegare con semplicità l’adolescenza di milioni di giovani guidati da quel senso di spensieratezza e di amicizia che solo chi ha vissuto quegli anni può comprendere. Un percorso attraverso immagini di repertorio, personali home video dei due registi e sequenze animate di Luigi Cammuca, tutto accompagnato dalle immancabili note della band. 

Il collage visivo omaggia i Nirvana ma anche la Generazione X, grazie alla scelta di filmare il materiale odierno con una vecchia videocamera. Un vero e proprio viaggio indietro nel tempo ad una stagione impossibile da replicare, che comincia dietro il muro di un garage, fatto di ritagli di giornali e pieno di polvere e scatoloni con diari ricchi di ricordi e biglietti dei concerti. La storia parte da quei pazzi giovani di Seattle che vennero in Europa per promuovere il loro ultimo disco, “In Utero”, passando anche dalla piccola città di Marino – anche se sui manifesti promozionali fu scritto “Roma” – suonando all’ex Palaghiaccio. Quella struttura, ormai in rovina, oggi è simbolo di desolazione urbana e socio-culturale, tra abbandono, zero aggregazione e supermercati aperti h 24. 

Quello di Marino fu uno degli ultimi concerti della band prima della tragica fine di Kurt Cobain, un lutto che ha accomunato un’intera generazione nella perdita non di un cantante, ma di un amico che li capiva e che parlava per loro. La canzone “All Apologies”, richiamata dal titolo del documentario, diventa il malinconico addio all’adolescenza per l’ultima generazione del XX secolo, che non sapeva di esserlo: “ci piacevano quelli che strillavano e lui era quello che strillava più di tutti”

La mostra fotografica di Lavine & Peterson.

In contemporanea, ricordiamo, prosegue la mostra fotografica a Palazzo Medici Riccardi. “Peterson – Lavine. Come as you are: Kurt Cobain and the Grunge Revolution” a cura di ONO arte contemporanea, organizzata da OEO Firenze Art e Le Nozze di Figaro, in collaborazione con Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze e MUS.E è aperta fino al 18 ottobre

Nirvana-In-utero-session-1992-©Michael-Lavine-2020

Iconiche immagini di Charles Peterson – fotografo ufficiale della Sub Pop Records – sulla nascita e i concerti dei Nirvana, e di Michael Lavine – celebre fotografo pubblicitario e amico della band – tratti da servizi posati per riviste. Ottanta scatti per rivivere la storia della scena musicale e quella del suo eroe indiscusso, simbolo della controcultura americana tra la fine della Guerra fredda e l’illusione della New Economy, che a Seattle ebbe il suo centro cruciale.

Articolo di Cheyenne Giunta