La Generazione X ha messo la giusta distanza da quell’epoca. È venuto il momento di ripercorrere gli eventi più significativi accaduti in città.
Gli Anni Novanta sono stati un frullatore di eventi, spesso tragici, ma il decennio è adesso riscoperto nelle sue varie sfaccettature. Crolla il Socialismo reale nell’Est Europa, la Comunità Economica Europea diventa Unione Europea con il Trattato di Maastricht, gli Stati Uniti eleggono Bill Clinton presidente e rimangono l’unica potenza globale, perché l’Unione Sovietica crolla e la Cina non è ancora il colosso economico che conosciamo oggi. La Germania torna unita mentre la Jugoslavia implode con una guerra civile.
Anche in Italia l’inizio del decennio è turbolento: scoppia lo scandalo della corruzione politica passata alla storia come “Tangentopoli” – che spazza via la vecchia classe politica – e la mafia sferra un attacco allo stato con tre attentati dinamitardi e gli assassinii dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Eppure, proprio nel nostro Paese, il decennio si era aperto con una grande festa in mondovisione: le notti magiche di Italia ’90!
Da Baggio a Batistuta.
Firenze entrò negli anni Novanta nella notte tra il 18 e il 19 maggio 1990:
«Notte di scontri in città, con attacchi alla polizia e lanci di molotov, e gli ultrà che tornavano continuamente alla carica in nuovi punti, mentre risuonavano le ambulanze e il traffico impazziva. Il questore ha imposto la chiusura dei locali pubblici alle 22.30. È stata la guerriglia finale dopo un attimo di pausa che aveva seguito alla prima fase della guerra, quella iniziata nel pomeriggio».
Così Repubblica del 19 maggio 1990, raccontava gli scontri tra polizia e ultras della Fiorentina, sotto la sede viola di Piazza Savonarola, irritati dalla cessione di Roberto Baggio alla Juventus. Ci furono decine di feriti e 26 arresti. Tre settimane dopo, al Franchi, la prima partita giocata nella nostra città per i Mondiali di Italia ’90: USA – Cecoslovacchia.
Un anno dopo esordisce in Viola un altro giocatore destinato a entrare nel cuore ai fiorentini. Mario Cecchi Gori, che aveva rilevato la società dalla famiglia Pontello, acquistò per 12 miliardi di lire l’attaccante argentino Gabriel Omar Batistuta dal Boca Juniors. Arriverà anche un altro fuoriclasse, il portoghese Manuel Rui Costa. Il resto è storia e finalmente qualcosa da mettere in bacheca: nel 1996 la Fiorentina vince la Coppa Italia e la Supercoppa italiana.
C’era una volta un Partito.
Se Batistuta era stato il nuovo “figlio” in arrivo in città, un vecchio “padre” se n’era andato: il 31 gennaio 1991 a Rimini, nel corso dell’ultimo Congresso del Partito Comunista Italiano, la maggioranza dei delegati ha votato per lo scioglimento del partito alla luce degli eventi internazionali che si stavano manifestando.
Il Partito Democratico della Sinistra ha il compito di raccogliere l’eredità dei 10 milioni e 250 mila voti che le persone avevano espresso al PCI nel 1987, le ultime elezioni in cui si era presentato il partito che fu di Gramsci, Togliatti e Berlinguer.
Fu un terremoto che scosse i militanti, con scoramento e infuocati dibattiti nelle Case del popolo. Il film di Alessandro Benvenuti, Zitti e Mosca, girato tra Firenze, Fiesole e Pontassieve racconta il clima che precede la Festa dell’Unità nell’estate del 1991. La prima senza il PCI, tra anziani sostenitori della vecchia linea e giovani privi di qualsiasi velleità ideologica.
Le risate d’oro.
Sempre a Firenze nasce il programma Vernice Fresca, condotto da Carlo Conti, è stato un programma con tutto il cast composto interamente di comici toscani.
La produzione, articolata in sei serie, per un totale di circa cento puntate trasmesse dal 1989 al 1993, all’inizio sull’emittente Teleregione Toscana, passò a livello nazionale grazie al circuito di Cinquestelle.
Diventato Aria Fresca, fu il trampolino di lancio per molti comici, da Giorgio Panariello a Leonardo Pieraccioni, da Emilio Solfrizzi a Massimo Ceccherini, da Walter Santillo a Gaetano Gennai, da Niki Giustini a Cristiano Militello, da Katia Beni al compianto Andrea Cambi.
Dato il diffuso apprezzamento di pubblico, il format fu notato dalla RAI che l’acquistò per mandarlo in onda su Rai Uno con grande successo. Aria Fresca ha dato vita ad un linguaggio televisivo nuovo, adottato poi negli ultimi anni da molte trasmissioni di successo.
Il Ciclone delle risate.
Le risate non finiscono qui. Divertentissima commedia record di incassi nel 1996, che sbancò i botteghini con il semplice passaparola, è infatti Il Ciclone di Leonardo Pieraccioni, entrato nella storia del cinema italiano. La trama narra della tranquilla vita di un giovane ragioniere, Levante, e della sua famiglia viene sconvolta dall’arrivo di un gruppo di ballerine di flamenco che passa la notte nel loro casolare.
Girato nella provincia Toscana riesce a far ridere e coinvolgere lo spettatore dall’inizio alla fine. Il film ha inoltre riscosso diversi premi tra cui il David di Donatello, il Nastro d’argento e il Golden Globe e il Ciak d’oro nel 1997.
Un cuore d’oro.
Nonostante Il Ciclone abbia raggiunto le vette delle classifiche italiane, La Vita è bella arrivò ai cuori di tutti gli spettatori a livello internazionale.
Questo è il film italiano che a tutt’oggi ha incassato di più nel mondo, e quello che ha vinto più Oscar. Il 21 marzo 1999 a Hollywood è la notte in cui Roberto Benigni ne portò tre all’Italia.
Chiamato sul palco per la premiazione da Sofia Loren, Benigni mise in scena uno show che ancora tutti ancora ricordano: saltò sulle poltrone del teatro, raggiungendo il palco con il sorriso, facendo divertire il pubblico grazie alla sua goliardia. Ringraziò tutti in un improbabile inglese, citò Dante, ricordò i morti dell’Olocausto, infine dedicò l’Oscar alla moglie Nicoletta Braschi. Da quel momento l’artista pratese era cult anche oltreoceano!
I “Compagni di merende”.
Nonostante i comici toscani regalassero momenti gioiosi, gli animi si appassionarono per un processo che coprì le prime pagine dei quotidiani locali a lungo.
Il 17 gennaio 1993 un contadino di Mercatale Val di Pesa, Pietro Pacciani, viene arrestato con l’accusa di essere il terribile Mostro di Firenze. Il 1° novembre 1994, al termine del processo di primo grado, c’è la condanna all’ergastolo per aver commesso 7 degli 8 duplici omicidi (il primo, quello del 1968, resta a tutt’oggi insoluto). Ma al termine del processo d’appello, nel 1996, il magistrato Francesco Ferri critica aspramente l’impianto accusatorio contro l’imputato che viene assolto. Non mancheranno altri colpi di scena. La Cassazione annulla il processo e si deve rifare il secondo grado. Non ci sarà il tempo, il 22 febbraio 1998 Pacciani muore per arresto cardiaco.
Nel frattempo la procura di Firenze ha arrestato e messo sotto processo altri due tragicomici personaggi, legati da amicizia con Pacciani. Sono Giancarlo Lotti e Mario Vanni. Quest’ultimo è l’autore del famoso appellativo “Compagni di merende” per indicare il gruppo. Entrambi sono condannati in via definitiva per essere responsabili di quattro degli otto duplici omicidi insieme a Pacciani (che nel frattempo era stato però scagionato…).
Il processo, per quanto drammatico, è segnato da innumerevoli momenti di ilarità per le improbabili risposte durante gli interrogatori di alcuni degli accusati e testimoni intervenuti. Un campionario di personaggi assurdi e la sensazione che il vero Mostro non sia mai stato individuato.
La strage di via dei Georgofili.
Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, in via dei Georgofili, avvenne il più grave attentato terroristico nella storia contemporanea di Firenze. Voluto da Cosa Nostra come colpo allo Stato, l’esplosione di un’autobomba imbottita con 277 chilogrammi di esplosivo provocò l’uccisione di cinque persone: i coniugi Fabrizio Nencioni e Angela Fiume con le loro figlie Nadia e Caterina e lo studente Dario Capolicchio. Inoltre, si registrò il ferimento di una quarantina di persone.
L’esplosione arrecò gravissimi danni alla Galleria degli Uffizi e molte opere furono danneggiate, alcune in maniera irreparabile. Tale evento è stato inquadrato dalla procura di Firenze nella scia degli altri attentati avvenuti tra 1992 e 1993 a Palermo, Roma e Milano. Complessivamente provocarono la morte di 21 persone (tra cui i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) e gravi danni al patrimonio artistico. I boss mandanti ed esecutori materiali dell’attentato sono stati condannati all’ergastolo nel 1998.
L’Associazione dei familiari delle vittime è oggi parte civile nel processo alla cosiddetta Trattativa Stato – Mafia, che ha coinvolto alti funzionari dello Stato, per porre fine alla stagione stragista. Le indagini sono tutt’ora in corso. Il processo di primo grado, con la pronuncia delle sentenze di condanna, si è concluso a Palermo il 20 aprile 2018.
L’arte del vestire: Pitti Uomo diventa spettacolo di costume.
Mentre la città veniva segnata profondamente dai suddetti eventi, i giovani provano a riprendersi la scena. Il loro animo rivoluzionario inizia ad esprimersi non solo con le occupazioni (la “Pantera” fu il nome del movimento che coinvolse gli istituti superiori) o con la musica, ma anche con l’abbigliamento.
Se il disimpegno politico degli Anni Ottanta si era riflettuto anche nella moda (via baschi, parka e tutto quello che rimandava a connotazioni di parte), gli anni Novanta si caratterizzarono per una liberazione dalle mode passate e dall’anticonformismo nello stile.
Pitti Uomo creò una collaborazione con Giorgio Armani nel 1992, con la sua A/X Armani Exchange, Gianfranco Ferré, con una sfilata stile industriale alla Stazione Leopolda e Dolce & Gabbana, che portano nel 1994 alla villa I Collazzi un moderno Elvis Presley.
A metà decennio è segnato l’inizio di una nuova stagione sulle passerelle.
Nel 1995 Pitti Uomo ospita per la prima volta, facendolo debuttare su territorio italiano, Dries Van Noten: l’avanguardia di Anversa andò in scena a Piazzale Michelangelo con più di duemila spettatori e la moda era ormai diventata quello spettacolo miliardario che conosciamo oggi.
Grunge, rock e stile.
Movimento alternativo, nato sul finire degli anni ’80 nella cupa atmosfera della provincia americana di Seattle, diventata trampolino di band come Nirvana e Pearl Jam. Grunge è un termine in slang a cui non si può dare una traduzione italiana ben precisa ma che fece presa anche nella nostra città. Possiamo tradurlo in “stropicciato”, quando ci riferiamo allo stile musicale, proprio per l’uso di distorsori per gli strumenti che creavano un suono grave, caldo e, appunto, sporco.
Per quanto riguarda lo stile dell’abbigliamento, invece, oggi si direbbe “trasandato” senza mezzi termini: camicioni in flanella quadrettati, maglioni oversize, spesso in ciniglia, jeans sdruciti e strappati, Timberland e anfibi furono la caratteristica principale della scena.
Post Punk.
Smaltito il lutto per la morte di Kurt Cobain, nel 1994, il post punk – una moda sull’onda del successo del disco Dookie dei Green Day – arrivò anche a Firenze. Maglie invecchiate, larghe, con scritte sopra, a volte fatte anche con pennarelli e tempere, jeans scuri e scarpe Converse slacciate.
Hair style per eccellenza era il capello attorcigliato, le codine o “pigtails” per le ragazze, mentre capelli ossigenati, con tagli un po’ più lunghi per gli uomini, spesso con note di gel per fissarli al meglio.
Non ci si disdegnava di colorare una ciocca di verde, proprio in omaggio del trio californiano che si esibì a Firenze in un attesissimo concerto al Palasport nel 1996.
I must have del decennio per un look tamarro ma ricercato.
La moda femminile era molto più audace rispetto all’omologazione estetica attuale, alcune ragazze esibivano t-shirt strettissime, nelle fantasie più varie, abbinate a gilet oversize in pelle o maglie a rete, insieme ai jeans o le salopette, spesso in colorazioni più chiare.
Come non ricordare gli slipdress con le calze a rete, i top cortissimi, appena sotto il seno, la scollatura rotonda molto pronunciata sia davanti che dietro, i jeans a vita bassa della Energie e le maxi zeppe abbinate agli accessori più strambi come i famosissimi chocker e le borse ricoperte dal logo della marca, spesso Adidas.
Tipico degli anni ’90 era inoltre unire i capi oversize ad altri strettissimi e fascianti, ad esempio pantaloni larghissimi con i top striminziti o l’esatto contrario, insieme agli immancabili cappellini da baseball.
Questi sono anche gli anni in cui la moda è accusata di esaltare un corpo femminile magro fino all’eccesso e forse non a caso i Novanta sono il decennio in cui, tra le ragazze, si diffusero patologie legate ai disturbi alimentari quali l’anoressia o la bulimia.
Anche le traiettorie del marketing sul marchio e del consumo si intrecciano proprio negli anni Novanta. La prima epoca post-ideologica, quando emerge che non è più importante in quale società gli individui vogliono vivere ma in quale stile di vita si trovano appagati.
Una irripetibile vita notturna.
Il Tenax, nato nel 1981, dopo un decennio in cui aveva ospitato i migliori DJ dell’epoca, decise che era il momento di ampliare il programma delle serate con la musica dal vivo: arrivarono in via Pratese i Radiohead, Shaggy, Paul Weller, Tricky, i Fun Lovin’ Criminals e tanti altri.
Verso la fine degli anni ’90, carico di eventi, proponeva serate tropicali, rock ed heavy e ancora concerti di livello come quelli di Carmen Consoli, Shaggy o Paul Weller. Cambiano le mode e le tendenze ma Alex Neri, ex membro del Planet Funk, rilanciò organizzando proprio al Tenax il format Nobody’s Perfet, dando vita a una serata che avrebbe reso il locale uno dei più amati d’Europa.
La serata al Meccanò iniziava a mezzanotte e terminava all’alba. Si sviluppava su due piani con una sala principale e un privè al piano superiore, la famosissima “piccionaia”. Durante la stagione estiva si estendeva nel Parco delle Cascine con due piste e una terrazza vip. Nel luglio 1993, dopo un concerto a Bologna, vi fecero un salto addirittura gli U2! Sempre nel 1993 Vasco Rossi girò qui il video della sua canzone Vivere. Se il Tenax rappresentava l’essenza dell’anticonformismo culturale con atmosfere da club “internazionale”, il Meccanò era la sua immagine speculare: intrattenimento puro e voglia di apparire.
Il 15 aprile 2008 la discoteca fu completamente distrutta da un incendio e le fiamme, insieme all’affascinante struttura in acciaio, si portarono via per sempre anche il bagliore di quelle notti fiorentine.
Ancora oggi la discoteca più famosa della città, lo YAB è punto di riferimento per due generazioni di fiorentini. Vanta ormai quarant’anni di successi ma si distinse subito per la cura nei minimi particolari. L’entrata a specchi con grande effetto scenico, il privè con stanze personalizzate, le fibre ottiche sui lampadari e in centro pista il pavimento con effetto luci molto particolare… Negli anni Novanta qui furono avvistati personaggi famosi quali Robert De Niro, Sylvester Stallone, Sean Penn, Madonna, David Bowie, Renato Zero o Yves Saint Laurent.
Dotato di sei bar, quattro piste da ballo, il ristorante e la pizzeria, il Central Park – proprio davanti al Meccanò – non passava certo inosservato. Chiuso ormai da 15 anni, oggi quello spazio a ridosso del nuovo Teatro del Maggio è stato riconvertito in ristorante e parco giochi per bambini. Le attività sicuramente mantengono vivo il luogo, ma sono lontanissime dall’atmosfera sfavillante di quella che fu la più grande discoteca all’aperto dell’estate fiorentina.
Sulla falsariga concettuale del Central Park, si strutturava anche il mitico Jaïss, discoteca empolese cult della musica progressive anni ‘90. Inaugurata nel 1992, con il dj Roberto Francesconi in consolle, ottenne in un paio d’anni notorietà a livello nazionale. Nel 1994 era già uno dei locali di tendenza più importanti d’Italia, raddoppiando le aperture: non solo domenica pomeriggio ma anche sabato sera. Dieci anni dopo, superato dalla nuova moda della disco “commerciale”, chiuse i battenti.
I locali hanno in tempi recenti ospitato alcune serate a marchio Jaïss, ma i protagonisti di quella stagione erano ormai già finiti nell’album dei ricordi.
Articolo di Cheyenne Giunta e Francesco Sani.
Cover photo: Torrini Fotogiornalismo
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