In un’Italia che attraversa le difficoltà di un momento storico durissimo, c’è un fermento, un “sottobosco” umano che si muove instancabile per trovare una strada e mettersi al servizio del bene comune. È un fermento che caratterizza i luoghi fisici e immateriali dove la creatività nasce, si alimenta e si trasmette. È nata così la mobilitazione creativa IED per l’ITALIA, da uno spirito solidale e da uno dei luoghi simbolo della creatività, l’Istituto Europeo di Design.
La grande sfida che un network come IED si trova oggi ad affrontare ha sfaccettature diverse: rispettare il suo mandato formativo, tenere saldo il senso della community, riuscire a trasformare i vincoli in opportunità e occasioni di miglioramento, trovare nuove prospettive e mettere il Design al servizio della società.
Un’iniziativa che coinvolge appieno anche Firenze, dove la sede di via Bufalini è centro di formazione culturale per molti giovani innovatori del campo della moda, del design e della comunicazione.
Interessati dalla call abbiamo intervistato il direttore della sede fiorentina Igor Zanti che ci ha fornito un prospetto ampio e nuovo della visione del mondo post covid-19
IED è sinonimo di design e futuro. Nel suo DNA è intrinseca la capacità di guardare a nuove prospettive e guidare la ricerca verso soluzioni altre. Queste caratteristiche prendono forma tramite progetti mirati, di cui IED per L’ITALIA è un ottimo esempio. Il fatto che queste idee non rimangano solo su carta, ma che vengano realizzate, è uno degli aspetti più importanti. Dopo la scrematura iniziale, i migliori progetti in che modo verranno portati avanti? Come schizzi / pensieri / proposte prenderanno vita? Ci saranno collaborazioni con brand, aziende e designer?
Il COVID, che ha sconvolto le nostre abitudini, il nostro modo di pensare al futuro, non deve, necessariamente, se non da un punto di vista sanitario, essere vissuto solo per i suoi aspetti negativi ma deve diventare una importante opportunità.
Mi piace in questo senso ricordare un aneddoto che riguarda sia la storia della letteratura, che la storia dell’arte: nel 1815 l’eruzione di un vulcano provocò la dispersione di polveri nell’atmosfera dando il via ad una piccola era glaciale che interessò l’Europa fino al 1850. Le “incessanti nevicate” del luglio 1816 costrinsero Mary Shelley, John Polidori e i loro amici a restare al chiuso durante le loro vacanze in un castello in Svizzera. Essi decisero di gareggiare a chi avrebbe scritto la storia più spaventosa, e così Mary Shelley scrisse Frankenstein, e Polidori Il vampiro. Gli alti livelli di cenere nell’atmosfera, inoltre, resero spettacolari i tramonti di quell’anno, tramonti celebrati nei dipinti di Turner. D’altronde De André diceva che dai diamanti non nasce niente/ dal letame nascono i fior.
Questi due esempi dimostrano come anche dall’evento più tragico può nascere qualcosa di bello e interessante.
IED per L’ITALIA è la risposta del nostro Istituto a quello che sta accadendo, la nostra volontà di trasformare un limite in opportunità. Con queste premesse è nata la call. In base ai progetti selezionati, al loro stato di avanzamento e alla necessità specifica richiesta per poter essere finalizzati, IED potrà facilitare lo sviluppo del progetto attraverso il supporto di collaboratori, tecnici o fornitori che fanno parte della sua rete di contatti, attraverso strutture produttive o figure professionali in grado di mettere il proprio know how a servizio della progettazione con l’obiettivo di finalizzare il progetto o fornendo visibilità attraverso attività di comunicazione.
È una sfida per tutti quelli che hanno risposto alla call ma è una sfida per noi che siamo, per antonomasia, creatori del futuro.
Chi occupa di design non può più tralasciare il tema della sostenibilità. Molti però credono che, a causa dell’arresto di produzione da COVID-19, aziende e industrie rallenteranno nel loro impegno verso l’ambiente. Lei crede che sia possibile ripartire, a ritmi serrati, rispettando il pianeta? IED per L’ITALIA in che modo si pone verso l’argomento? Soprattutto in vista della realizzazione di alcuni dei progetti presentati.
L’impatto dell’emergenza Covid-19 è stato molto forte, ci ha chiesto di fermarci, di tornare un po’ indietro ma non si torna come eravamo prima dell’emergenza, in uno scenario dove la centralità in IED è di mantenere le relazioni con tutta la nostra community di studenti, docenti e aziende. Il concetto stesso di sostenibilità sta entrando sempre più nel DNA di IED e questo tema deve essere in ogni caso un prerequisito progettuale che noi chiediamo ai nostri studenti ed ai nostri docenti e a tutti quei creativi che fanno parte della nostra comunità.
Ricordiamoci che quando si parla di sostenibilità il concetto non è da intendersi solo con un taglio “ecologico”, ma in tutte le sue complesse sfaccettature in quanto tocca ambiti legati al sociale, alle differenze culturali etc etc
Ci sono altri esperimenti nel calderone dello IED? Accanto a progetti come IED per L’ITALIA, ci saranno anche nuovi corsi ed insegnamenti? Aprirete il percorso didattico scenari diversi?
IED ha messo in campo un sistema integrato di servizi per permettere prima di tutto a diplomandi e masteristi di finalizzare i rispettivi progetti di tesi. Il sistema prevede un servizio di Render Farm che fornisce agli studenti la possibilità di affidare in esterno la parte finale di rendering, che richiederebbe una potenza di calcolo non disponibile da un dispositivo standard in uso da casa. Al servizio di Render Farm si aggiunge quello di laboratori virtuali, che permette di collegarsi da device personali appropriate ad una delle macchine presenti nei laboratori IED o nel cloud, sfruttandone così la potenza e tutto l’impianto di software disponibile, senza dover installare nulla sul proprio dispositivo.
Queste iniziative adottate da IED vanno ad integrare quanto attivato per la Smart School, con l’obiettivo di assicurare a tutti gli studenti di completare i rispettivi percorsi di studio senza ritardi e carenze, integrando anche quelle attività – tipiche di una scuola del fare – che richiedono accesso a laboratori e l’utilizzo di software e attrezzature proprie del corso.
Nella sede di Firenze, inoltre, dove abbiamo raggruppato buona parte dei corsi di quello che chiamiamo, in maniera informale, “segmento arte”, stiamo facendo tesoro e analizzando in modo puntuale quanto sta accadendo nell’ambito della fruizione e gestioni dei beni culturali e queste esperienze saranno oggetto di studio e approfondimento nei master di Arts Management, Curatorial Practice e, in particolare, Museum Design Experience. Anche in questo caso ci troviamo nella posizione privilegiata di poter essere “creatori” del futuro con i nostri docenti e studenti.
Che posizione ha preso la scuola riguardo il futuro? Twitter ha annunciato che i suoi dipendenti continueranno il lavoro da casa. Anche lo IED potrebbe proseguire con lezioni online? Sposterete l’insegnamento su piattaforme digitali o tornerete in aula?
Lo IED è intrinsecamente futuro. Oramai da tempo guardiamo al mese di settembre come fosse il nostro oggi, con l’obiettivo di poterriprendere l’anno accademico 2020/21 con una didattica in modalità FAD – formazione a distanza – integrata ad attività in presenza nel pieno rispetto delle regole e della sicurezza personale, con l’estensione del servizio di Render Farm e di laboratori virtualiequindi con un progetto allargato di ridefinizione degli spazi delle sedi e della loro modalità di impiego.
Abbiamo colto però l’occasione per iniziare una riflessione interna, cercando di recuperare la dimensione di laboratorio creativo o laboratorio di idee che fa parte di IED dalle sue origini e che vogliamo però rinnovare e attualizzare anche con il supporto degli spunti che questo particolare periodo