Il cambiamento climatico, la grande quantità di informazioni reperibili on line, la trasformazione del lavoratore in nomade digitale e non da ultimo la recente pandemia, sono fattori che hanno contribuito alla crescita e alla visibilità del turismo nei borghi.
Gli amministratori locali sono stati chiamati a prendere atto di questo cambiamento globale in corso e a rispondere alle nuove esigenze del turista esperienzale e del nomade digitale: sono necessarie delle azioni concrete che possano moltiplicare offerte e servizi in grado di rimettere in sesto l’economia e creare lavoro nelle piccole comunità.
D’altra parte ‘l’Italia è un paese fatto di paesi’ con una forte identità sociale e culturale, un dato riconosciuto nel 2017 dalla legge “Salva borghi” del 6 ottobre n. 158 recante misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni fino a 5000 abitanti.
Chi è il nomade digitale?
Il nomadismo digitale potrebbe essere definito l’upgrade dello smart working, solo che in questo caso il lavoro da remoto non si svolge a casa ma in giro per il mondo. Se prima solo pochissime figure professionali erano definite nomadi digitali, ora i cambiamenti del lavoro imposti dalla diffusione del Covid-19 hanno contribuito ad aumentare il numero di persone che potrebbero abbracciare questa filosofia di vita: lavorare viaggiando, stabilendo i propri tempi, senza necessariamente indossare giacca e cravatta.
Si stima che entro il 2035 i nomadi digitali saranno oltre un miliardo; sono persone con un background socio-culturale ricchissimo, dotate di capacità di organizzazione e libere da costrizioni; stabiliscono i tempi di permanenza e da osservatori esterni sono capaci di valorizzare l’unicità e la diversità delle piccole comunità, trasformandole in punti di forza che generano ricchezza culturale ed economica.
Il turismo chilometrico nei borghi: il nuovo trend dei giovani
Non solo i nomadi digitali prediligono i borghi, ma anche i giovani che, più attenti allo sviluppo sostenibile e alla tutela dell’ambiente, scelgono di viaggiare con mezzi di trasporto a basso impatto ambientale, mangiano cibo a km 0 e acquistano prodotti di artigianato locale. Tutto questo fa parte dell’esperienza del viaggio in un piccolo borgo.
Un po’ di dati
Da un’analisi fatta da il borghista emerge che già nel 2017 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo rilevava il 36% dell’afflusso turistico totale italiano nei borghi, con un trend in costante crescita del 3% annuo per il 2018 e il 2019. Nonostante nel 2020 il settore del turismo sia stato bloccato nei mesi di marzo-maggio dalla pandemia da Covid-19, le rilevazioni ISTAT sul Movimento Turistico in Italia (gennaio – settembre 2020, p. 5) hanno registrato un incremento del +6,5% rispetto al 2019 nell’estate 2020, a favore soprattutto delle destinazioni «meno consuete, presumibilmente meno affollate e con una più ampia ricettività di tipo extra-alberghiero (agriturismi, open air, ecc.) a discapito delle destinazioni estive più tradizionali, ossia le località balneari e le grandi città, solitamente caratterizzate da un maggior affollamento».
Il borghista: la nuova piattaforma dello slow tourism
La piattaforma il borghista è uno spazio digitale che permette agli amministratori, impegnati nella campagna di promozione del proprio territorio, di inserirlo in quello che oggi è definito slow tourism; inoltre soddisfa il bisogno di artigiani, ristoratori, albergatori e commercianti di avere un proprio spazio sul web che funzioni da vetrina per i potenziali clienti. Infatti basta avere le credenziali per accedere alle propria area riservata e aggiungere a piacimento contenuti in ottica di marketing del turismo.
Il cluster di borghi
Il cluster di borghi sembra essere la nuova frontiera del turismo post Covid19. Piccole comunità che presentano aree vicine di rilevanza paesaggistica, archeologica, culturale possono dare vita a delle aggregazioni, dei cluster, capaci di trattenere il visitatore più di un giorno nel proprio territorio, evitando così il “turismo mordi e fuggi” e incrementando l’economia locale.
Questo sistema potrebbe rappresentare un salvagente per risollevare le imprese e le attività dei comuni medio-piccoli che in questi mesi hanno risentito in modo pesante della battuta d’arresto dovuta alla pandemia.