Abbiamo intervistato Marco Sorgato, in mostra al Blue Tony Toy a Firenze con i suoi disegni.
Marco Sorgato, classe 1992, attivo nel panorama underground musicale di Padova e promoter di concerti e festival e fondatore dell’etichetta discografica “Dischi Sotterranei”. Dal 2016 lavora con i tatuaggi, cominciando hand-poke e poi passando alla macchinetta; in breve tempo è diventato un tattoo artist apprezzatissimo in Italia e in Europa per il suo stile unico che riscrive le regole dell’industria del tatuaggio.
Per lui il tatuaggio è prima di tutto un mezzo espressivo e non si fa dunque fatica a capire perché, qualche anno fa, sia arrivato ad approcciarsi all’arte contemporanea, catturando l’attenzione di alcuni addetti ai lavori del settore.
Marco è attualmente in mostra (ve ne abbiamo parlato qui) con alcuni dei suoi disegni al Blue Tony Toy in via della Pergola (fino al 3 dicembre) e ci è sembrata una ghiotta occasione per intervistarlo e scoprire qualcosa in più su di lui e la sua arte.
Dalla pittura al disegno, alla musica elettronica e il tatuaggio; il tuo universo espressivo tocca molteplici forme, ma ce n’è una che ti rappresenta maggiormente? Oppure tutti questi medium si influenzano e contribuiscono parimenti nella costruzione del tuo personale linguaggio artistico?
Non c’è nessun linguaggio o medium che sento più mio tra questi. Essi si completano e si intersecano e penso che in ogni mia produzione si possa scorgere una matrice comune. Ogni tanto sono in lotta con un medium e sono in pace con un altro, dopo qualche mese invece la situazione può ribaltarsi. Ad esempio, è da un anno e mezzo che non produco nuova musica ma sono molto produttivo nel disegno e nel tatuaggio. A brevissimo però uscirà il mio lavoro sonoro, quindi chissà…
Il nero si prende tutto è la tua prima mostra pittorica in senso stretto ma l’influenza del tatuaggio è molto chiara e leggibile sullo sfondo. Che differenza percepisci tra disegnare su una superficie come la carta rispetto alla pelle? Trovi che siano due forme ugualmente organiche?
Questi disegni nascono nel 2019 come “proposte” per tatuaggi, dopo un grave lutto subito. I cosiddetti “sketch disponibili”. Ne ho fatto qualcuno, poi ho capito che questa serie poteva essere approfondita e infatti l’ho ripresa in mano qualche anno dopo ed ora ha trovato spazio in questa mostra. Già da qui si può capire come talvolta un tatuaggio sia un’opera: che distinzione c’è tra l’ ”automa 5” su carta e lo stesso “automa 5” impresso come tatuaggio nel braccio di una ragazza? Io trovo che tutto sia organico, anche la plastica. Vedrete nella prossima mostra…
Nei tuoi disegni usi varie tecniche, tra cui la bomboletta, e usi anche il mezzo organico delle foglie, approfondendo il rapporto uomo-natura. Quale aspetto ti interessa in questo senso? Cosa vuoi indagare?
Ho incominciato ad indagare il rapporto Uomo – Natura con la prima mostra “Disintegration-IO” dove in pratica sabotavo con vernici e bombolette le foglie delle mie piante, costringendole ad una reazione di automutilazione per espellere la parte danneggiata e continuare a vivere (mi servivo poi di queste parti-feticcio per creare le opere in sè). In sunto (e trovate interviste e scritti a riguardo sul mio sito www.marcosorgato.com) mi sono reso conto che l’Uomo è Natura e non vi è una divisione tra le due parti, come se fossimo due squadre avversarie in una partita. Mi sono servito delle vernici come surrogati della violenza umana che si perpetra ogni giorni nei confronti della Natura per giungere a queste conclusioni.
Nelle opere su tela qui in mostra ho diviso i gesti: ho preso il gesto dello spray e ho preso il gesto eseguito dalla pianta (tagliando io stesso la foglia) e li ho uniti in queste tele bianche studiando lo spazio e la composizione, come quando nei miei progetti in tatuaggio studio le parti del corpo da colpire al fine del miglior posizionamento possibile. Ho quindi ibridato le mie due ricerche: in queste tele ci sono anni di mutilazione ed esperimenti botanici sulle piante e ci sono anni ed anni di studio della composizione nel tatuaggio.
“Il nero” ha un ruolo protagonista nella tua arte, non solo come colore predominante e unico ma anche come concetto. Dal nero dell’inchiostro al nero come concetto assoluto che si “prende tutto”. Cos’è “il nero” per te?
Per me è la risposta alle domande di Gauguin: Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
Nei tuoi disegni in mostra da Blue Tony Toy le figure rappresentate sono volutamente simboliche, depersonalizzate; ognuno, vedendole, può impersonificarsi e leggervi una personale emozione, sentire la sensazione del suo personale “nero” che tutti nella vita hanno vissuto, almeno una volta. Personalmente ho ritrovato tante e diverse sensazioni di buio in quelle figure, ripescando stati emotivi a volte sopiti o che riaffioravano dal passato e mi sono ritrovata per un attimo di nuovo risucchiata dal nero che avevo vissuto… Che ne pensi?
Penso che tu abbia vissuto la mostra nel senso giusto. Quell’automa sono io così come sei tu e siamo tutti. È una serie che ritrae l’animo umano nella sua nera nudità senza sesso e senza volto.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Farai altre mostre? Approfondirai il mezzo pittorico?
Ho in programma la prossima mostra a Lisbona: la allestisco site-specific a Gennaio e si chiamerà “Nero su Nero”. Dopodiché porterò in giro i miei lavori a Milano, Torino e quest’estate in Sicilia spero. Sto lavorando anche ad una performance la quale sarà l’unico manifestarsi dal vivo della mia produzione audio fatta finora: questa avverrà in primavera a Torino. Ovviamente continua a tatuare sempre e nei primi mesi del 2023 farò una quindicina di città europee nel mio tour. Mezzo pittorico? Certamente, ho già anche degli oli in divenire.