Piccole isole verdi si fanno spazio qua e là nel grigiore cittadino: sono le “invasioni botaniche”, e stanno cambiando (in meglio) il volto della città. Anche in verticale…
Voglio raccontarvi una storia. La storia di una città ricca di meraviglie, monumenti, parchi e palazzi che vengono sempre più circondati dal grigiore dell’asfalto, dal traffico, l’inquinamento e la fatiscenza. Ma forse anche in questa storia esiste un happy-ending: si tratta di un progetto tutto al naturale, per ritinteggiare la città e restituirle tutta la tavolozza di colori di un tempo. Parliamo delle “invasioni botaniche”: aiuole fiorite inserite nel contesto di strade e piazze, con grande beneficio per l’estetica, ma anche per l’ambiente. L’idea di fondo è quella di ricreare, anche in territorio urbano, la biodiversità perduta.
La partenza, nel 2010, è stata un po’ incerta: le piante seccavano, i buoni propositi vacillavano ma i botanici non si sono dati per vinti e hanno perseverato.
Ma lasciatemi iniziare un’altra storia, solo apparentemente lontana. È quella di Peter Blanc, un botanico che sognava di diventare pittore e come per magia è riuscito a coniugare le sue due passioni. Il botanico francese ha trasformato muri e palazzi fatiscenti in dipinti silvestri con “pennellate” di vegetazione, è riuscito a costruire veri e propri capolavori che hanno preso il nome di “giardini verticali”.
Il suo genio ha ben presto valicato i confini nazionali conquistando le città di tutto il mondo. La tecnica consiste nel far radicare piante specifiche in strati di materiale fibroso ancorato alla parete con un sistema d’irrigazione autonomo. L’effetto è sorprendente, così come i costi. Generalmente queste opere d’arte sono richieste da privati perché la messa in pratica e la manutenzione possono raggiungere cifre esorbitanti (si parla di 70.000 euro per metro quadrato).
Belli e impossibili, ma non per Firenze… ed è qui che le due storie si congiungono. Il team del Comune, affascinato dalla tecnica di Blanc, ha iniziato a sperimentare in alcune serre…
Leggi l’articolo completo a pagina 12 del nuovo numero di FUL.
BEATRICE BIANCHI
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