Una mostra che nasce con l’intento di mettere in luce i rapporti tra l’Oriente islamico e la città di Firenze, presentando preziosi oggetti e opere d’arte che dialogano tra di loro in luoghi unici come il Museo del Bargello e le Gallerie degli Uffizi.
La mostra espone preziosi oggetti e opere d’arte che, dialogando tra di loro in questi due luoghi unici, attestano i floridi scambi commerciali, diplomatici e politici avviati fin dal Trecento. Se già durante il Medioevo i rapporti tra i mondi islamici mediterranei e Firenze ebbero grande importanza, sarà nel periodo rinascimentale e soprattutto con i Medici, che questi contatti acquisiranno ancora più peso. Non solo tale vicinanza portò ad uno scambio di oggetti pregiati, quali tappetti, vetri islamici e metalli, creando vaste collezioni, ma questi manufatti furono il motivo che portò il linguaggio di alcuni artisti, che all’epoca li poterono forse osservare nelle raccolte delle grandi famiglie, ad arricchirsi di suggestioni esotiche.
Visitando la mostra infatti troviamo da una parte il “camelopardo” (giraffa), un animale quasi sconosciuto che il Sultano dell’Egitto mamelucco donò a Lorenzo il Magnifico nel novembre del 1487 e il cui arrivo nella città gigliata destò grande meraviglia; dall’altra la donazione di velluti, broccati e sete che i fiorentini benestanti offrirono ai sovrani orientali, a testimonianza dell’apprezzamento per i prodotti di foggia italiana all’interno di queste corti.
Tali interazioni evidenziano quella stima reciproca che getta le basi per la crescita di entrambe le parti e che avvicina due realtà solo apparentemente distanti. Se in tempi odierni tendiamo infatti a dimenticare come lo scambio culturale possa essere un importante arricchimento, come presa coscienza di una diversità che premia chi la accoglie, in antichità questo concetto pare non venisse affatto ignorato.
“Islam e Firenze. Arte e collezionismo dai Medici al Novecento”, non solo espone quindi oggetti orientali e opere d’arte che da questi sono state influenzate, ma è anche forse un modo per riflettere sul difficile tema dell’inclusione del diverso all’interno della nostra società. E’ una mostra che ci insegna come nei secoli le civiltà abbiano dialogato per far trionfare non il pregiudizio ma l’arte e la cultura.
Il passato allora ci viene in qualche modo in “soccorso” donandoci un nuovo punto di vista sul presente, ed è questo che ha più importanza adesso: assicurarci di avere una mente aperta a risposte che esulino dalla banale presa di posizione.
Dopo aver ammirato queste collezioni di opere uniche e pregiate, resta in sospeso una domanda: possiamo comprendere il perché delle parole del direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, con cui egli si augurava di poter un giorno vedere costruita una “bellissima e grande” Moschea a Firenze?
La mostra è aperta fino al 23 settembre.
Alessia Moschini
ph www.uffizi.it