Fino al 21 dicembre al Museo Bardini sarà possibile visitare l’esposizione dedicata all’artista contemporaneo Kevin Francis Gray
Avrebbe dovuto essere inaugurata a marzo ma la pandemia lo ha impedito, sbarrando le porte dei musei; ora è finalmente visitabile al Museo Bardini fino al 21 dicembre la mostra Kevin Francis Gray, esposizione dedicata ad un artista contemporaneo riconosciuto a livello internazionale e dallo stile inconfondibile, organizzata da Mus.e in collaborazione con la galleria Eduardo Secci Contemporary. L’esposizione fa parte di un progetto di promozione dell’arte contemporanea a Firenze già in atto, che apre ora le porte a quello che lo stesso assessore alla cultura Tommaso Sacchi ha definito “uno scultore del nostro tempo che si ispira ai grandi classici fiorentini e italiani”.
L’esposizione fa parte di un progetto di promozione dell’arte contemporanea a Firenze
Kevin Francis Gray, classe 1972, irlandese d’origine, vive e lavora tra Londra e Pietrasanta, località a cui è da sempre legato grazie alla collaborazione con numerosi studi di lavorazione del marmo, ma è solo in occasione di questa mostra che l’artista espone le sue opere per la prima volta in Toscana, instaurando finalmente un dialogo diretto con il territorio e i grandi maestri del passato.
Nell’eccezionale sede espositiva di Museo Bardini sono presenti oltre dieci lavori realizzati con diversi tipi di marmo: statuario, di Carrara, bardiglio, marquina, oltre ad un’opera in bronzo; Antonella Nesi, curatrice della mostra, ha sottolineato: “Le opere di Kevin Francis Gray richiamano la scultura più classica, fatta di perfezione tecnica e tensione verso una bellezza estetica impeccabile. Per questo motivo le sue sculture possono dialogare con i marmi ellenistici, con le essenziali forme scultoree medievali e con la perfetta forma rinascimentale della collezione plastica del Museo Stefano Bardini”.
Infatti l’eccezionalità di questa mostra sta anche nella scelta di una sede espositiva quale Museo Bardini, eredità di Stefano Bardini, antiquario e collezionista tra i più importanti dello scorso secolo, il quale creò il museo come lo vediamo adesso sulla fine dell’Ottocento acquistando un complesso di edifici di varie epoche e mettendo insieme materiali di diversi stili e epoche come dipinti, sculture, armi, monete, strumenti musicali, ceramiche e mobili antichi per un totale di oltre 3600 opere diversissime tra loro. Bardini ebbe inoltre un particolare riguardo per la scultura, collezionando grandi capolavori con nomi di assoluta eccellenza, da Tino di Camaino a Nicola Pisano, da Donatello ad Andrea della Robbia, a cui sono state accostate in quest’occasione le opere di Gray, creando così un dialogo che unisce passato e presente. Da un lato esiste infatti un forte legame tra l’opera dello di Gray e l’arte classica per cui l’artista ha una forte devozione che traduce in soggetti dalle pose classiche e avvolti da un velo atemporale. Ma è altrettanto forte il linguaggio totalmente contemporaneo con cui Gray affronta la complessa relazione fra astrazione e figurazione, con una meticolosa attenzione al dettaglio e alla materia. Se infatti l’uso di materiali come bronzo e marmo potrebbe apparire una scelta classica è altrettanto vero che questi vengono usati in una maniera assolutamente non convenzionale.
Le sue tecniche e le modalità di rappresentazione sono infatti varie tra loro e arrivano a esiti di finiture altamente lucidate come a superfici grezze dall’effetto non finito. Il risultato sono sculture del tutto contemporanee: personaggi velati, ambigui, distorti e talvolta angoscianti ma non per questo meno attraenti con le loro forme ora sinuose ora spigolose. Gray riflette infatti sugli stati psicologici dei suoi soggetti, spesso modelli veri, basandosi su posture facciali o corporee per trasmettere stati mentali e produce così sculture in cui prevale la distorsione dei tratti somatici o la loro velatura per farci entrare in contatto con la parte più umana e allo stesso tempo misteriosa di questi corpi. Il disagio che fanno percepire queste forme stride con la preziosità di un materiale come il marmo che viene così quasi declassato dall’artista a beneficio del gesto che, alla maniera di Canova, Gray produce prima sulla creta per poi trasporre con grandissima abilità tecnica nel marmo. Quello che si crea è un gioco di volumi, di pieni e di vuoti, in cui il contesto circostante che appare e si intravede diventa parte integrante dell’opera stessa.
Un’occasione imperdibile dunque di visitare Museo Bardini, spesso troppo trascurato e sottovalutato da fiorentini e turisti, arricchito dall’opera di un interessante artista contemporaneo, in un insolito quanto affascinante dialogo per scoprire quanto può essere forte il legame tra passato e presente.