La necessità dell’ordine, intervista a Giulio Vesprini.

Giulio Vesprini in mostra con ‘PAREIDOLIA’ alla Street Levels Gallery. Vernissage sabato 7 aprile dalle ore 17 alle 23.30 presso la Street Levels Gallery in via Palazzuolo 74/r a Firenze.

 
Nelle tue opere passa l’importanza del segno più che del disegno. Segni che fanno da pattern alle forme, forme che si intrecciano e diventano un tutt’uno pur rimanendo distinguibili. Nei tuoi lavori è più importante il segno che si va via via costruendo o l’estetica del risultato finale? 

Senza il segno che si fonde e confonde nel muro non potrà mai esistere l’estetica del risultato finale. I segni costruiscono un equilibrio funzionale a “sostenere” una parete ancora cruda, l’estetica è conseguente alla funzione che è data dai segni grazie ai quali il muro torna a dialogare con lo spazio.
La tua mostra ‘PAREIDOLIA’ prende il nome dalla tendenza istintiva e automatica a trovare strutture ordinate e forme familiari in immagini disordinate, un po’ il giochino che facevamo da bimbi (io tutt’ora) di dare forma alle nuvole… In effetti nelle tue opere il mio occhio si ferma prima sull’insieme cercando di scovare figure reali e poi indaga il particolare. Quello che ci proponi attraverso la tua arte è un inganno, un gioco o un risultato voluto? Quando progetti le tue opere sai già che forma l’occhio andrà a trovarvi, creando più livelli di lettura dell’opera, o è puramente casuale? 
Le mie opere hanno sempre uno studio primario. Analizzo l’ambiente che andrà ad ospitare il dipinto, mappo i colori intorno a me e capto le prime forme come linee guida per iniziare a dipingere. Non posso parlare di inganno o gioco, forse il risultato è voluto perché ha un obiettivo preciso, espandere lo spazio, creare pause e tensioni, per cui conosco già prima la superficie e cerco di controllare il segno secondo schemi precisi.
Perché hai scelto un’estetica così minimale per esprimerti? E cosa cerchi di comunicare attraverso questa scelta? 
Non ho scelto io, non credo si possa scegliere nell’evoluzione intimista che ogni artista ha nel corso della sua vita. È il percorso che fai, gli studi, le ricerche, le persone che incontri a segnare la traiettoria. Ho lasciato il figurativo nel 2009 riprendendo alcuni studi accademici su Mondrian a cui ho dedicato diversi esami di pittura. Il fatto di essere bombardati continuamente da immagini sempre più violente, chiare e allo stesso tempo ciniche mi ha spinto verso un approccio più intimo. La mia idea è quella di stimolare partendo da forme astratte, di far ragionare, di disturbare, far uscire dal torpore generale il passante che in maniera poco collegata affronta la vita reale.

Spazi dal muro a varie tecniche di stampa come la xilografia, la calcografia e la letterpress utilizzando i più disparati materiali… Se dovessi scegliere inchiostro e carta, la superficie ruvida del muro, l’intaglio del legno, quale di queste superfici e tecniche senti più tua? 
Di sicuro la carta e il muro. Tutte le mie opere principali comunicano attraverso il muro e la carta. In parte sono molto simili, superfici materiche, di colore diverso, formati rigidi. La carta dove sviluppo i miei lavori funge da oggetto finito ma anche da bozzetto preparatorio, in quanto dà un formato apparentemente chiuso, bidimensionale, arrivando alla parete acquista una valenza tridimensionale. La carta che diventa muro e si fa esperienza vera tra la gente.
Questa passione per la letterpress, per la xilografia e per l’impressione con torchi antichi, la possiamo ritrovare nelle lettere e nelle ‘combinazioni texturali’ delle tue opere, motivi che si ripetono e si intrecciano e perdono parte della loro rigidità grazie alle forme circolari che spesso li contengono o vengono divisi, interrotti, da elementi più liberi o ‘sfregi’ che irrompono sulla superficie. Che significato hanno questi elementi? I numeri che inserisci nelle tue opere sono casuali o hanno una simbologia? 
I numeri non hanno nessuna simbologia, rappresentano la progressione delle opere e fungono spesso da titolo. Questo per evitare di contaminare troppo il pensiero o la sensazione di chi si trova davanti alle mie opere. Uso spesso le lettere per formare una parola che inserisco nel muro. Tale parola non funge propriamente da titolo perché è trattata come un qualsiasi altro segno presente nel dipinto. Una traccia che rafforza forme e colori per esplodere nello spazio.

Cosa ci dovremmo aspettare dalla tua mostra fiorentina alla Street Levels Gallery di via Palazzuolo che sarà inaugurata sabato 7 aprile?
Diverse nuove opere, rigorosamente su carta. Una nuova serigrafia già in produzione in occasione della mostra e nuovi progetti futuri in collaborazione con la galleria. La mia ricerca sul segno, la forma rossa, le pause nere va avanti e alla Street Levels Gallery vedrete nuovi lavori in forte evoluzione.
Vedo che sei molto impegnato anche nella realizzazione di eventi e in vari progetti nella tua terra d’origine, Civitanova Marche; primo tra tutti “Vedo a Colori”. Che potenziale ha la street art a livello sociale, aggregativo e di riqualificazione? 
“Vedo a Colori” ha cambiato la cartolina della città. È a tutti gli effetti un nuovo monumento vivibile dalla comunità, un porto-museo unico in Italia, un nuovo centro cittadino che grazie all’arte sta parlando in maniera aperta, reale. Grazie al supporto degli artisti arrivati da tutta Italia, gli sponsor privati, i preziosi collaboratori che animano il progetto, stiamo toccando i 10 anni di attività, un traguardo importante che porta la città a confrontarsi con una realtà che ha reso orgoglioso gli abitanti del porto e non solo che oggi trattano le opere come preziose rarità da tutelare.
Vernissage – sabato 7 aprile dalle ore 17:00 presso Street Levels Gallery in via Palazzuolo 74/r, Firenze
La mostra sarà visitabile fino al 30 aprile da martedì a domenica in orario 15:00-19:00 o su appuntamento scrivendo a galleriastreetlevels@gmail.com
Mostra a cura di Street Levels Gallery, con i testi critici di Alessandra Ioalè
Per conoscere Giulio Vesprini e la sua arte: www.giuliovesprini.com
Francesca Nieri.