La nuova galleria dell’Accademia di Firenze, oltre il David

Ha inaugurato lunedì 10 ottobre 2022 Beyond the David, la nuova Gipsoteca della Galleria dell’Accademia di Firenze.

La riapertura della Gipsoteca è un passo importante nel percorso iniziato nell’anno 2016, quello che la Galleria dell’Accademia di Firenze ha intrapreso per traghettare sino al XXI secolo un luogo che è oggi da annoverare tra i più importanti musei statali italiani. Sono stati realizzati interventi su tutta la superficie museale, di circa tremila metri quadri, rendendo moderno – senza snaturarlo – un museo concepito nella seconda metà dell’ottocento. Un vero gioiello, che riapre al pubblico con una nuova veste: Beyond the David è il titolo con cui il direttore presenta la nuova Galleria dell’Accademia, a sottolineare che il museo non è solo scrigno della scultura michelangiolesca, amata in tutto il mondo, ma è testimone di importanti collezioni legate all’arte fiorentina che oggi, finalmente, emergono rubando la scena persino al David. 

La nascita della Galleria dell’Accademia di Firenze risale al 1784, quando il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo I volle modernizzare l’accademia delle Arti del Disegno, fondata nel 1563 da Cosimo I de’ Medici, dietro iniziativa di Giorgio Vasari. Il Granduca riorganizzò l’accademia e la ribattezzò Accademia di Belle Arti. La nuova istituzione occupò i locali del trecentesco ospedale di San Matteo e quelli del convento delle Monache di San Niccolò di Cafaggio, ricavandone due gallerie espositive. Inizialmente, dunque, la Galleria dell’Accademia aveva uno scopo didattico, quello di avvicinare gli allievi delle Belle Arti ai grandi e famosi artisti del passato, dando loro l’occasione di studiare e copiare le opere storiche. Come quello di tutta la vita, anche il percorso museale è in continuo movimento, così anche l’Accademia si è modificata nel tempo, in termini di collezioni e spazi. Fu lo scultore Lorenzo Bartolini, nella seconda metà dell’ottocento, che propose di riparare il David di Michelangelo, sino ad allora esposto innanzi al Palazzo vecchio in preda agli agenti atmosferici, all’interno dell’Accademia. Siamo nel 1873 quando inizia la storia del museo michelangiolesco, che si arricchisce con l’assegnazione dei Prigioni e la scultura di San Matteo, nel 1909, e trent’anni più tardi della Pietà di Palestrina, facendo sì che la Galleria dell’Accademia si aggiudicherà il primato come numero e come eccellenza di sculture michelangiolesche.

In foto Cecilie-Hollberg durante la conferenza stampa

Grazie alla riforma realizzata dal ministro Franceschini,  la Galleria dell’Accademia è, sin dall’anno 2015, tra gli istituti dotati di autonomia speciale, guidata da un direttore autonomo responsabile e con un proprio bilancio: questo ha fatto sì che le opere di ammodernamento fossero realizzabili. Dal soffitto ai sotterranei, la Galleria dell’Accademia è stata dunque risanata, restaurata, messa a norma, ammodernata, grazie al lavoro di uno staff piccolissimo, che con dedizione e professionalità si è impegnato nel portare avanti il progetto di modernizzazione. Ogni opera del museo è stata sottoposta alle cure necessarie che richiedeva: restauri, spolverature, revisioni, monitoraggi, protezioni, digitalizzazioni, ancoraggi, sostegni, movimentazioni. Tutte le opere sono state soggette ad un’accurata campagna fotografica. Sono stati fatti interventi di messa a norma degli impianti di sicurezza, rinnovamento dell’impiantistica, consolidamento e sostituzione delle capriate lignee settecentesche della sala del Colosseo. Inoltre, nuova illuminazione e climatizzazione, realizzati utilizzando tecnologie modernissime, che mirano al risparmio energetico. Per motivi di conservazione, niente è stato portato fuori dall’Accademia, e i lavori sono stati fatti con determinazione, in assenza di depositi, dentro alla Galleria, lavorando di notte o nei giorni di chiusura, per garantire il servizio essenziale di apertura continua del museo.

In foto Cecilie-Hollberg

Infine, qualche parola sul restauro architettonico-strutturale della Gipsoteca: nel  140esimo anniversario, questo è l’ultimo gioiello che splende nella nuova Galleria dell’Accademia, con oltre 400 opere (in gran parte di Lorenzo Bartolini, uno dei più importanti scultori italiani dell’800, e del suo allievo Luigi Pampaloni) tra busti, bassorilievi, sculture monumentali e modelli originali.  Finalmente, la Gipsoteca ha il suo primo impianto di areazione e climatizzazione, che la direttrice definisce persino bello: “…adattandosi al soffitto ligneo e rendendosi utile per i binari dei faretti di ultimissima generazione. Grazie a questo impianto non dovremo più chiudere la Gipsoteca a mezzogiorno d’estate perché non si respira…” e non vi è più preoccupazione che le opere slittino, ora che sono state opportunamente ancorate. “L’allestimento della Gipsoteca è stato riordinato, rammodernato nel pieno rispetto di quello storico. I gessi restaurati sono esaltati dal leggero azzurro polvere delle pareti, tanto da sembrare vivi, con le loro vite e i loro racconti, sembrano sussurrare le vite vissute fuori dalla Gipsoteca”.

Dal comunicato stampa: “Dalla sala del Colosso, che apre il percorso espositivo con il suo blu Accademia, caratterizzata, al centro, dall’imponente Ratto delle Sabine, capolavoro del Giambologna, intorno al quale ruota la preziosa collezione della pittura fiorentina del Quattrocento e del primo Cinquecento, all’inedita sala dedicata al Quattrocento, in cui trovano una perfetta collocazione capolavori come il cosiddetto Cassone Adimari dello Scheggia o la Tebaide di Paolo Uccello, finalmente leggibili in tutti i loro meravigliosi dettagli.  Dalla Galleria dei Prigioni alla Tribuna del David, fulcro del museo, con la maggiore raccolta di opere michelangiolesche che la nuova illuminazione esalta, rendendo visibile ogni particolare, ogni segno del “non finito”. Opere che si confrontano con le grandi pale d’altare del XVI e il primo XVII secolo, che testimoniano l’influenza di Michelangelo sui suoi conterranei nella ricerca della nuova spiritualità della Controriforma. E infine le sale del Duecento e Trecento, dove i fondi oro risplendono di una luminosità mai percepita prima sulle pareti tinteggiate di un verde “Giotto”. Oggi la Galleria dell’Accademia di Firenze ha cambiato volto, ha una nuova forte identità

Immagini: archivio Galleria dell’Accademia di Firenze