Mehstre, il tormento che esce dalla quiete

Mehstre street artist fiorentino

Scopriamo il mondo di contrasti del giovane artista e street artist fiorentino

Di te conosciamo ben poco, apparentemente riservato e fuori dalle logiche di visibilità della street art fiorentina… Quando nasce Mehstre e perché hai sentito il bisogno di portare la tua arte in strada? 

Mehstre street artist fiorentino

Il nome Mehstre è nato mentre frequentavo il Liceo; a quei tempi io e molti miei amici facevamo graffiti, a differenza loro però, mi è sempre piaciuto di più disegnare personaggi e figure, a tal punto che ho portato questa attitudine nella realizzazione dei murales. Ho deciso di iniziare ad attaccare poster in strada per necessità di condivisione di quello che era il mio lavoro, al di fuori dei soliti canali di comunicazione e visibilità; mi piaceva l’idea di poter mostrare quello che facevo in modo gratuito, scegliendo per conto mio dove e come metterlo, nello stesso modo con cui ho sempre fatto i murales illegali, ma con l’agevolazione di impiegare poco tempo per affiggere i poster. L’unico difetto era la caducità del lavoro che,  per eventi esterni o cause naturali, prima o poi sarebbe morto. Questa caratteristica però  mi ha permesso di lavorare con estrema libertà e sperimentazione su ogni poster, cosa che è stata molto fruttifera per la mia ricerca

Mehstre street artist fiorentino

Un gioco di contrasti il tuo, dove la tecnica accademica si fonde con paesaggi fantastici dai colori pastello o con scenari medievali e rinascimentali, dove l’inquietudine dei soggetti in primo piano sembra uscire dallo sfondo immobile quasi come un urlo. Il tutto arriva come uno schiaffo irrompendo nel grigio dei vicoli fiorentini. Che sensazioni vorresti suscitare con questo gioco di contrasti? 

Mehstre street artist fiorentino

Mi è sempre piaciuto il contrasto tra il bidimensionale e il tridimensionale. Nei primi poster usavo figure geometriche, poi ho iniziato a sviluppare paesaggi ed interni, tra questi anche l’immaginario medievale che spesso è presente nel mio lavoro e a cui sono molto affezionato. L’unico scopo forse che mi prefiggo nel mio lavoro è quello di narrare, raccontare cose; la pittura è capace di descrivere senza parlare, è la via più semplice ed immediata di tutte per comunicare, l’uomo infatti pensa sempre prima per immagini che per parole. È bello poter vedere e creare uno spiraglio di un mondo che non esiste solo attraverso un’immagine.