Lo scorso sabato 25 settembre 2021 è stata inaugurata la nuova mostra del pittore Andrea Lucchesi alle Muratine di Pontassieve, il nuovo spazio dedicato alla cultura e alla socialità realizzato con la collaborazione della Accademia di Belle Arti di Firenze.
Se amo la pittura, per alcuni pittori nutro degli amori speciali. Gli amori tenaci, intendo, dell’adolescenza e della giovinezza, età in cui si forma non solo la vita, ma anche il gusto. Tra questi, di un amore particolarissimo amo Andrea Lucchesi, verso il quale mi porto dietro da non so quanti anni un grosso debito di riconoscenza per la sua pittura emotiva, con cui indaga da sempre quell’abbacinante invisibile che sta nella vita.
La pittura di Lucchesi è cambiata: non è più quella grande, sviscerata dal nero, del periodo della residenza Tito Conti, ora è uscito il colore, il formato si è ridotto, i quadri sono piccoli, con una economia di segno che rasenta la tirchieria: pur sempre un territorio di incontro, dove il limite è pensato come spessore e dove il lavorio dell’artista autorizza il sogno.
La dimensione politica della mostra è esplicita sin dal suo titolo, “Esilio”: rappresenta una delle direzioni che lo stesso autore ha percorso da sempre. Il punto di stazione da cui il pittore guarda il mondo non è quello, scelto ad arte, del turista. È un punto di stazione che si trova dentro di lui. Perché Lucchesi l’esilio lo ha sempre avuto tutto dentro.
Opere che propongono di sondare la possibilità di un percorso alternativo, ai margini, rispetto alla retorica dello sguardo estetico compiaciuto: ritratti di volti che astraggono, virano al verdastro, il rosso, il violaceo, la natura è segnata da imperfezioni originarie, le evoluzioni sono rapide, gli squilibri ricorrenti, le solitudini intense, gli abbracci sanno di braccia che non vogliono lasciare. Il pittore posa uno sguardo contemporaneo su luoghi secondari, periferici, l’incontro con il luogo segna l’inizio di una sperimentazione dal tratto lieve che consiste anche nel lasciare le cose come stanno, sperimentare l’imprecisione e la profondità come modi di rappresentazione. Spazi indecisi, privi di una funzione, sui quali è difficile posare un nome e pure un tempo. Un insieme che non appartiene né al territorio della luce né a quello dell’ombra, ma che è sempre abbagliante.
Adriano Bimbi, Maestro Emerito, amatissimo, dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, curatore insieme a Filippo Marranci della mostra, dice: “Di solito l’arte è un po’ come l’enigma – ci sfugge il senso perché ci abbaglia. Un mio amico pittore pensava che la forma fosse il contenuto di dio. Se invece di parlare di dio si parla del mistero della vita, si allarga la platea, ma si parla della stessa cosa. È una provocazione, ma è pertinente con il lavoro di Andrea Lucchesi. Nel suo lavoro c’è sempre un lavorio che cerca di svelare quel mistero della vita… per questo i suoi quadri hanno una luce che abbaglia”.
Bimbi conclude citando Albert Camus: “Sì, nulla impedisce di sognare, perché so di scienza certa che un’opera umana non è altro che un lungo cammino per ritrovare, con i sotterfugi dell’arte, le due o tre immagini semplici e grandiose sulle quali una prima volta il cuore si è aperto.”
La mostra di Lucchesi è visitabile fino al prossimo 31 ottobre 2021 nello spazio de Le Muratine – Piazza Vittorio Emanuele II a Pontassieve: una mostra che appare oggi vitale anche per la sua capacità di non lasciarsi interamente ricondurre a direzioni interpretative troppo definite e di mantenere anch’essa un proprio grado di autonomia, di resistenza.
Info: Comune di Pontassieve – Ufficio Politiche Culturali e Biblioteca Tel. 055 8360266-344 – www.comune.pontassieve.fi.it
Fotografie: Elena Shaposhnikova