Michele Borzoni: Mapping The Rust

michele borzoni mapping the rust

Una ricerca fotografica del fotografo fiorentino di TerraProject sulle trasformazioni del paesaggio industriale francese. Ma anche sui cambiamenti sociali, politici e culturali che hanno alimentato il voto per l’estrema destra.

Il giorno dopo il primo turno delle elezioni presidenziali, Emmanuel Macron è andato in campagna elettorale a caccia di voti al nord, la zona delle fabbriche che chiudono, dove l’estrema destra di Marine Le Pen ha molti feudi. Il presidente uscente, accusato di cinque anni di politiche a favore dei ceti più ricchi, è ripartito dagli operai che stanno perdendo il lavoro per sconfiggere la rivale populista al ballottaggio. Le Pen, pur sconfitta il 24 aprile, è arrivata in testa in 20.036 comuni francesi su 35.080, poco meno del doppio di quelli i cui elettori hanno preferito Macron (11.861). Ciò ha svelato chiaramente l’esistenza di una frattura profonda tra la Francia “periferica” e quella “metropolitana”. Una frattura che spiega come nelle zone periurbane l’ostilità verso l’immigrazione e l’attaccamento all’identità nazionale si vanno rafforzando a discapito di cosmopolitismo e progressismo delle città. È il geografo Christophe Guilly che l’ha definita “France périphérique” ma la leader del Rassemblement National la chiama “Francia dei dimenticati e invisibili”, facendone una terra di conquista politica. Sono luoghi che soffrono di isolamento, afflitti da un senso profondo di abbandono e sfiducia nei vecchi ideali repubblicani. 

© Michele Borzoni / TerraProject
Bouchain, 2021. Coal-fired electric power station until the 1970s, then converted to natural gas.

In questo contesto dell’attualità francese presentiamo si fa spazio Mapping The Rust”, una ricerca fotografica di Michele Borzoni – membro fondatore del collettivo fiorentino di fotografia documentaria TerraProject Photographers, di cui fa parte dal 2006, e che vanta scatti pubblicati su numerose riviste italiane ed estere tra cui Time, New York Times, Newsweek – sulle trasformazioni del paesaggio industriale, ma anche sui cambiamenti sociali, politici e culturali che ne sono seguiti.

Un racconto per immagini sulla crisi della classe operaia del nord, impoverita dalla globalizzazione e dalla delocalizzazione e sempre più vicina alle ideologie populiste del Rassemblement National. Il progetto è vincitore del Premio Basilico – riconoscimento voluto dall’Ordine degli Architetti di Milano, dalla Fondazione Studio Marangoni e dall’Archivio Gabriele Basilico, dedicato al grande protagonista della fotografia internazionale di cui porta il nome.

© Michele Borzoni / TerraProject
Valenciennes, 2021. From left, Eric Bouchet and Cedric Bruggeman at the blast furnace; they have worked for Ascoval for 16 years.

Michele Borzoni si è concentrato sul bacino minerario del Nord-Pas-de-Calais una regione che fino all’inizio del XXI secolo è stata uno dei motori trainanti dell’economia nazionale. Qui, il carbone, l’acciaio, e il tessile hanno creato ricchezza per molte generazioni. Poi, con l’avvento della globalizzazione e la delocalizzazione, le classi operaie impoverite – un tempo progressiste e comuniste – hanno cominciato a votare “sovranista”. Sono questi i temi di Mapping The Rust: ruggine, carbone, acciaio, tessile, utensili, sindacati, ideologia sovranista e populismo. E ancora, quartieri operai, picchetti dei gilet gialli, volontari del partito di Marine Le Pen o vecchie centrali a carbone dismesse. Ho fatto una chiacchierata con il fotografo per far conoscere meglio ai nostri lettori questa indagine legata al rapporto paesaggio-architettura.

«A me interessa molto questo tema perché penso sia legato alla politica in senso ampio» dice Michele Borzoni a FUL «quindi la mia prima idea era un viaggio nella Rust Belt americana, per documentare la fine di un tipo di industria storica degli USA. Poi ho fatto una ricerca su quelle che potevano essere le varie “rust belt” europee dove ci sono gli stessi elementi di deindustrializzazione e impoverimento da fine del lavoro. Ho trovato molto interessante questo ex bacino minerario francese che è il Nord-Pas-de-Calais. Il progetto è iniziato prima della pandemia e l’ho terminato nel 2021, andando a vedere cosa era cambiato in un contesto segnato da una cultura operaia molto forte, derivata dalla presenza di questa industria pesante che piano piano la globalizzazione ha iniziato a smantellare. Un luogo dov’era viva un’ideologia progressista e che poi si è chiuso su sé stesso, lasciando prendere campo a forze politiche populiste. Peraltro il fenomeno si ritrova anche in altre parti d’Europa dove le fabbriche hanno chiuso».

L’estrema destra in Francia è storicamente forte sulla ricca costa mediterranea per motivi legati all’immigrazione dall’ex-colonie, ma lì nel nord operaio ha trovato una nuova sponda. «In parte è dovuto a una delusione verso il Partito Socialista, che non ha saputo cogliere le nuove istanze del movimento operaio di fronte alla crisi molto forte del mercato del lavoro. Quel tessuto produttivo si andava disgregando, messo in competizione con produzioni delocalizzate all’estero – spesso nell’Europa dell’Est – e il territorio si è sentito depredato della sua ricchezza. Quando i referenti politici tradizionali sono stati incapaci di dare delle risposte, la disillusione è stata facile preda dei richiami identitari della destra nazionalista.»

© Michele Borzoni / TerraProject
Cambrai Charpentes, 2021. Rassemblement National volunteers campaigning for regional elections.

In un certo senso Mapping The Rust è il proseguo in lingua francese della narrazione fotografica sul lavoro in Italia da cui è nato Workforce, edito da L’Artiere nel 2019. «Il tema del lavoro è un mio grande interesse e volevo dare seguito a quel progetto, cercando di vedere dall’alto – tra interni delle fabbriche e architetture – qual è la relazione tra l’occupazione e la società. C’è sicuramente questa intenzione anche perché, a mio avviso, la questione è stata un po’ trascurata dall’attuale indagine giornalistica. Ho fotografato un’acciaieria nota in Francia per una lunga battaglia sindacale affinché rimanesse aperta come sito produttivo e oggi comunque è riuscita a riconvertirsi, producendo acciaio da materiali ferrosi di riciclo. L’immagine dei due operai che da venti anni ci lavorano rappresenta la dicotomia tra la necessità di mantenere l’occupazione e la necessità di tutelare la salute e l’ambiente.»

Oggi la “rust belt” francese corre lungo l’autostrada A2, al confine con il Belgio, da Bethune a Valenciennes. La crisi economica innescata dalla speculazione finanziaria negli Stati Uniti nel 2008 e la recente pandemia sanitaria hanno acuito le fragilità di un sistema produttivo già precario. Nord-Pas-de-Calais è lo specchio del declino di uno dei welfare state più generosi al mondo. Così, i dipartimenti a nord-est di Parigi sono diventati terra di conquista dei partiti di estrema destra e di movimenti populisti, in particolare del Rassemblement National, che ne ha fatto le sue nuove roccaforti. Si tratta di un fenomeno molto chiaro che è possibile osservare in molte zone industriali in declino del vecchio continente, dalle Midlands in Inghilterra fino a Taranto e Piombino in Italia. La Francia non è l’America di Trump del 2016 e tantomeno l’Ungheria di Orbán, ma da tempo la destra populista è diventata egemonica in Europa, e sta dettando l’agenda politica. Lo stiamo vedendo bene anche da noi in Italia.

www.terraproject.net

Cover photo:

Aniche, 2021. Gilets jaunes at a permanent picket on the town’s roundabout. Gilets jaunes is a populist movement established to demand economic justice and political reforms.

Foto: © Michele Borzoni / TerraProject; IG: @micheleborzoni