Mimmo Jodice. Senza tempo: le opere del Maestro napoletano, forse il più grande fotografo italiano del Novecento, in mostra nella meravigliosa cornice di Villa Bardini.
Si tratta del secondo appuntamento, ospitato a Firenze, più precisamente a Villa Bardini, del progetto La Grande Fotografia Italiana delle Gallerie d’Italia – Torino, museo di Intesa Sanpaolo. Una mostra che porta per la prima volta a Firenze uno dei più grandi protagonisti della fotografia italiana che il curatore della mostra, Roberto Koch, ha definito come “un rabdomante che nel mondo si muove, cammina, cerca le immagini, le trova quasi nascoste e le porta alla luce”.
Le fotografie di Mimmo Jodice e la sua filosofia del perdersi a guardare
La produzione artistica di Mimmo Jodice, unica nel panorama internazionale, ha la capacità di abbandonare la logica del consumo rapido delle immagini adottando invece un tempo lungo fatto di profonda comprensione, sintonia con ciò che si trova davanti, contemplazione e meditazione della realtà rappresentata. L’artista instaura una profonda sintonia con le immagini, che sono spesso il frutto di un’elaborazione sperimentale in camera oscura in cui, di nuovo, a contatto diretto con le sue immagini e le sue visioni riesce, alla fine, a creare opere che ci appaiono come reperti di un mondo noto eppure sconosciuto, tracce di un universo magnifico, poetico, straniante e atemporale. Opere che sono espressione di processi e tecniche che propongono un irripetibile codice artistico, frutto di esperienze, viaggi e visioni.
Il curatore della mostra, Roberto Koch ha infatti spiegato che c’è una frase di Fernando Pessoa che Mimmo Jodice ama citare. “Ma a cosa stavo pensando prima di perdermi a guardare?”, per poi aggiungere “Questa frase sembra scritta per me e descrive bene il mio atteggiamento ricorrente: perdermi a guardare, immaginare, inseguire visioni fuori dalla realtà”. E visitando la mostra si capisce che la grandezza di Jodice sta proprio in questo, nella sua capacità di perdersi a guardare e restituire nello scatto quella visione fuori dalla realtà che permette a chi gode delle sue fotografie di riuscire a fare lo stesso, scavalcando ogni contingenza temporale e ribaltando il senso di ciò che si vede.
Mimmo Jodice: la mostra e le opere esposte
Nelle sale della Villa si possono ammirare 80 opere, realizzate tra il 1964 e il 2011, che ripercorrono i più importanti temi del lavoro artistico di Mimmo Jodice, suddivisi nelle sezioni Anamnesi, Linguaggi, Vedute di Napoli, Città, Natura e Mari. Di sala in sala il percorso di visita conduce tra varie serie della produzione del maestro Jodice, dalla sequenza di volti statuari e mosaici antichi, realizzati per l’architetto Gae Aulenti per la stazione Museo della metropolitana di Napoli, alle sperimentazioni in camera oscura degli anni Sessanta dove le regole del linguaggio fotografico vengono stravolte superando e forzando i limiti dello stesso.
Questa sezione racconta bene il processo di Jodice di quegli anni in cui la materia fotografica viene analizzata, interrogata, ridefinita, elaborata, a volte addirittura lacerata e, sempre, confrontata con altre ricerche linguistiche degli stessi anni: “Le sperimentazioni mi hanno portato a capire fino a che punto si potessero forzare i limiti del linguaggio fotografico, stravolgere le regole convenzionali e arrivare a una dimensione creativa, libera e autonoma” – dichiara infatti lo stesso Jodice.
Nella sezione delle Vedute di Napoli si ritrova, invece, tutta l’inquietudine dell’artista, panorami indecifrabili ed enigmatici in un tempo sospeso e rarefatto, fatto di vuoti e di assenze, fotografie che, come ha dichiarato lo stesso autore, raccolgono il suo malessere rispetto alle cose che vede e che sente. Jodice infatti partecipa della vita attiva del tempo con lavori anche militanti e profondamente radicati nel reale, riuscendo con le Vedute di Napoli del 1980 a imprimere una grande e irreversibile svolta al suo lavoro. L’indagine sulla sua città è solo un punto di partenza che allena il suo sguardo per attraversare in futuro altri paesaggi urbani come Boston, Parigi, San Paolo, Roma, Milano, Tokyo. Una ricerca del vuoto per rispondere alla sua incapacità di accettare il caos e la follia dove, nell’escludere ogni rumore, lui trova una nuova dimensione personale e metafisica.
A questo racconto si contrappone la Natura di Mimmo Jodice. Questa è aggressiva e poco accogliente, provocando nello spettatore un sentimento di disagio che lo costringe a guardare il mondo che ci circonda in un modo nuovo. Infine, il Mare dove il tempo di Jodice sembra fermarsi definitivamente. Jodice passa ore a guardarlo rintracciando nella sua piatta apparenza, nel movimento circolare delle onde che si infrangono sulla riva, nella ripetitività dei gesti naturali, la dimensione dell’assoluto.
Un ritratto in movimento
In mostra anche il documentario di Mario Martone, da tempo amico del maestro Jodice, con cui il regista ci accompagna alla scoperta della vita dell’artista da poco giunto al suo novantesimo compleanno. Nato a Napoli nel 1934, Jodice si avvicina alla fotografia attratto dalla sua capacità di creare visioni più che documentazioni. Da subito, accanto alle prime prove, comincia a lavorare sul mezzo e sul linguaggio, con una serie di esperimenti che pongono questioni cruciali più che trovare facili soluzioni.
“Mimmo Jodice ha novant’anni. La prima volta che l’avrò visto ne avrà avuti poco più di quaranta, io ero un ragazzo ma lo ricordo bene, fendere la folla che si accalcava nella galleria d’arte di Lucio Amelio […] – racconta Martone. La sua aura era già quella di un fotografo grandissimo, ma come spesso accade è stato il tempo trascorso che ha dato la misura della sua statura d’artista. La vocazione sociale che non ha mai abbandonato, da uomo attento a ciò che accade intorno a sé, si è trasfigurata in una fotografia in cui tutto ciò che non si vede […] è evocato quasi come in un urlo attraverso ciò che resta da vedere […]”. Il video si presenta come dunque un’ulteriore occasione per raccogliere le sue innovative e sempre attuali riflessioni sulla fotografia.
L’omaggio a Michelangelo
La mostra a Villa Bardini si arricchisce inoltre di un’inedita sezione che omaggia la città che ospita l’esposizione: per la prima volta a Firenze gli scatti di Jodice dedicati alle opere fiorentine di Michelangelo Buonarroti, che escono dagli archivi del grande fotografo dopo trent’anni. Si tratta di dieci lavori vintage accumunati dalla lunga ricerca dell’artista sulla scultura ed in particolare sui volti che Mimmo Jodice in modo straordinario estrae dal contesto e fissa in una dimensione unica: lo sguardo accigliato del Bruto, la compostezza della Madonna del Tondo Pitti, l’intensità dei volti del Giorno, la Notte, il Crepuscolo e l’Aurora delle Tombe Medicee, ma anche i particolari dei corpi dei Prigioni, della Pietà di Palestrina e della Pietà Bandini.
Un racconto di luce che accarezza la superficie del marmo, che il fotografo realizza alla fine degli anni ’80 per il volume di “Michelangelo scultore” a cura di Eugenio Battisti edito da Guida Editori nel 1989. Le fotografie furono esposte solo nel 1990 a Napoli, a Palazzo Serra di Cassano.
Info, attività e orari:
Mimmo Jodice. Senza tempo | 24 marzo 2024 – 14 luglio 2024
da martedì a domenica 10-19.30. ultimo ingresso ore 18.30. chiuso il lunedì
biglietti: Intero: € 10,00, ridotto € 5,00
Tutti i sabati alle ore 17.30 visite guidate per adulti con biglietto della mostra; partecipazione libera, senza prenotazione, fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Laboratori didattici gratuiti sulla fotografia per bambini dai 7 ai 12 anni, a cura della Fondazione Studio Marangoni tutti i sabati e domeniche alle ore 10.30. prenotazione obbligatoria allo 055 6146853.
Per info e prenotazioni: +39 055 2989816 o info@villabardini.it