Studio MONOGRID: arte, tecnologia, realtà virtuali e aumentate, vita di quartiere.
Poco oltre il ponticino delle Cure, dietro la vetrata di un ex garage ora coperta da un’opera di rmogrl8120, si nasconde lo studio creativo digitale Monogrid. Entrando, siamo accolti nello spazio di una vecchia officina con al centro un tavolo da ping pong, e dietro si intravedono i ragazzi del team alle postazioni di lavoro. Tutto nasce da tre ex-colleghi che lavoravano insieme in una casa di produzione inglese e che, invece di intraprendere la solitaria carriera del freelance, decidono di costituire un gruppo di lavoro: durante il percorso trovano altri soci e aprono uno studio nel centro di Firenze. Dopo solo sei mesi i collaboratori sono raddoppiati e devono già cambiare sede. È così che lo scorso settembre approdano allo studio attuale, con un team compatto di una quindicina di ragazzi in costante produttività tecnica e creativa: project manager, sviluppatori e designer che ogni giorno realizzano e sperimentano tecnologie, progetti in realtà virtuale e realtà aumentata, oltre ad esperienze interattive di ogni tipo.
Monogrid nasce e si afferma infatti come studio digitale interattivo: unità produttiva di progetti digital per Cattleya (la casa di produzione indipendente della serie Gomorra, per intenderci), dall’inizio di quest’anno è entrato in società con il grande produttore italiano, ampliando ulteriormente l’organico e la varietà dei progetti.
Monogrid è uno studio giovane che ha l’obiettivo di esportare novità, non solo tecnologiche ma anche, e soprattutto, un nuovo modo di percepire la realtà. Si pone infatti come crocevia tra creatività e tecnologia, digitalizzazione e bellezza. «Abbiamo un’impostazione di lavoro tendenzialmente ibrida, improntata sul modello inglese americano. Ci occupiamo di tecnologia a tutti gli effetti, ma con creatività», spiega Francesco Bernabei, uno dei fondatori del gruppo. In Italia c’è in effetti chi fa tecnologia (installazioni, virtual reality o de sign vero e proprio) e chi si occupa di creatività, ma manca chi riesce a coniugarle entrambe. All’interno di Monogrid ci sono responsabili tecnici che hanno studiato arte e visual artist, figure che non sarebbero previste in uno studio che si occupa di sviluppo software: è proprio questo mix la loro carta vincente. «Abbiamo fatto razzia di talenti che lavoravano all’estero e sono tornati a casa, e ci siamo sistemati qui a Firenze, un po’ per necessità, ma soprattutto perché ci stiamo bene».
Il lavoro è intenso, nonostante in Italia manchi ancora una cultura di tecnologia del design vera e propria. In continuo spostamento tra Roma, Firenze e Milano, Monogrid propone soluzioni ad alti livelli tecnologici, tanto che, ci confessa Francesco, spesso capita che vengano considerate troppo nuove. Oltretutto, le tecniche che vengono proposte e adottate oggi sono state sviluppate circa un annetto fa. Chissà quante sono le idee che circolano sulle loro scrivanie e che scopriremo solo nel prossimo futuro…
Lo studio vanta collaborazioni con alcuni giganti del mondo dell’advertising e sviluppatori di fama internazionale, partecipano a festival come il Digital Design Days di Milano e a concorsi su piattaforme che quotidianamente raccolgono i migliori lavori digitali del mondo. Dal macro al micro, a Firenze collaborano tra gli altri con Lattex + e il regista Edoardo Zucchetti, producendo siti web interattivi, projection mapping e video in realtà virtuale.
Ma cosa si intende esattamente per realtà virtuale? Ce ne sono due tipi: quella non interattiva e quella interattiva. La prima è il video a 360°, come il documentario No Borders del fiorentino Haider Rashid premiato alla Mostra del Cinema di Venezia 2016, mentre la seconda ci permette di muoverci all’interno di un mondo che noi stessi creiamo, in cui poter sconvolgere i rapporti di grandezza e la percezione della realtà circostante. È una sorta di mix tra disegno e scultura, in cui si crea una specie di modello in 3D: il terzo anello della catena evolutiva dell’arte visiva, verrebbe da dire, dopo il foglio di carta e l’avvento di Photoshop. «Più che di un’evoluzione diretta, parlerei di un extra a ciò che già esiste: la virtual reality (VR) non andrà mai a sostituire il quadro classico sulla parete, è semplicemente un nuovo medium espressivo».
Ormai non si parla più di futuro ma di presente: tanto che ai prossimi festival cinematografici di Tribeca e Venezia verrà presentata ufficialmente, per la prima volta, la categoria VR. E così, sì che diventerà davvero reale.
Con tutte queste realtà in gioco, si rischia però di astrarsi da quella vera, tangibile, della vita quotidiana. Assolutamente no, Monogrid ci tiene infatti ad avere uno studio che si affacci sulla strada, a contatto col vicinato e pronto all’interazione umana: non solo ospita professionisti locali che necessitano attrezzature o una semplice scrivania per i propri progetti, ma periodicamente organizza serate aperte a tutti, in cui scambiare idee e bere una birra o un bicchiere di vino insieme. Inoltre espone nella sua vetrina il lavoro di diversi artisti fiorentini, quasi ad indicare il confine labile tra l’arte tradizionale e quella che si impregna di tecnologia. Una vetrina importante, un punto di incontro tra la vitalità della strada e il nuovo mondo che si sta creando al suo interno. •
ENGLISH VERSION>>>>
Monogrid is a creative digital studio started by three colleagues who were working for an English production company. They decided not to become lonely freelancers and built something together instead. In a short time more associates joined them and a new studio was opened in the centre of Florence. They are now a productive team of fifteen people: project managers, developers, designers who create and experiment every day with virtual reality (VR) and augmented reality (AR), combining different sort of interactive experiences.
Monogrid was born as a digital interactive studio: producing digital projects for Cattleya (the independent producer of the Gomorra series…) at first, then joining the big Italian producer’s society and so getting a chance to increase its workforce and the variety of projects.
Their ambitious goal is to combine technology and creativity, digital and beauty. «We have a hybrid work setting, based on the American model. We deal with technology, using creativity», explains Francesco Bernabei, one of the founders. They’re actually doing something different as no other studio in Italy combines creativity and technology, and this is their ace in the hole.
Work is intense at the moment: Monogrid is cooperating with big names in advertising, participating to festivals like Digital Design Days in Milan, producing interactive websites, doing project mapping and making VR videos.
As Virtual Reality is about to become a category at Tribeca and Venice film festivals, aren’t we afraid to lose track of our daily, real reality? Monogrid isn’t afraid. The studio is at ground level, open to human interaction and in touch with the neighborhood; every now and then, the staff organize open venues where people can have a drink and exchange ideas.
Last but not least, Monogrid’s showcases are periodically decorated by different Florentine artists, as if to show how subtle the borders between traditional art and technology are. •
Testo di Roberta Poggi
Foto di Monogrid