Edoardo Zucchetti: intervista al regista fiorentino

Edoardo Zucchetti, dal teatro underground alla realtà virtuale, intervista al regista fiorentino.

Firenze, Londra, Springfield. Edoardo Zucchetti viaggia continuamente per lʼEuropa e oltre, fino al Missouri negli Stati Uniti, ma il suo vero viaggio è quello dentro il mondo dello spettacolo: il teatro, la lirica, il cinema.
Laureato al Pro.Ge.A.S., muove i primi passi negli anni universitari, dove stringe contatti, tra gli altri, con Angelo Savelli, grande regista e autore di teatro di avanguardia, dando inizio a una stretta collaborazione (e amicizia) il cui punto di incontro resterà per anni il Teatro di Rifredi. È sempre a Firenze che si avvicina a uno dei giganti della scena teatrale italiana: Zeffirelli. Tra pizze, bobine e caffè, Edoardo si lancia letteralmente nel mondo del regista, facendo davvero qualsiasi cosa in occasione del Maggio Musicale Fiorentino. Così inizia il periodo di gavetta vera e propria, di quelle da cui oggi tendiamo a scappare nellʼansia che non abbiano mai una fine: invece osserva e impara sul campo tutto ciò che gli serve, una scuola fatta di esperienza che sta alla base del suo percorso di regista. Tanto che Zeffirelli decide di portarlo con sé a Roma e allʼArena di Verona, luoghi di incontri ed esperienze altrettanto decisive.
Poi arriva il momento di guardare oltre i confini nazionali, e parte per Londra. La base è Covent Garden, oggi quartiere frequentatissimo, ma che «qualche anno fa non era esattamente così» – commenta con quel suo tono ironico con cui sembra non prendersi mai troppo sul serio. «Anzi, direi che è stato un poʼ uno shock».
Inizia lavorando come lavapiatti, dodici ore al giorno chiuso in quattro pareti infernali, ma fugge dopo tre giorni. Due lavori e tre case diverse in due settimane, risultato: compra il biglietto di ritorno per lʼItalia. La sera prima della partenza decide di spendere gli ultimi soldi rimasti per The Damnation of Faust di Terry Gilliam allʼEnglish National Opera e ne resta profondamente affascinato. Sente immediatamente di voler lavorare con Terry Gilliam, e lo aspetta allʼuscita del teatro. Lo ferma e fa la proposta: «Voglio lavorare per lei», «Sai lʼinglese?», «Ehm…», «Allora prima impara la lingua, poi fatti risentire». Detto fatto. Si iscrive a una scuola di lingua, e continua la sua vita londinese tra il lavoro al bar e lo studio, finché, dopo due anni di rifiuti e di mancate risposte, un venerdì sera arriva la svolta: «Inizi lunedì». Fermare fisicamente i registi per strada è una costante della sua carriera, tanta è la voglia di mettersi in gioco nella professione che ama, e quella con Terry Gilliam non è stata la prima volta.
Una sera a una festa incontra una ragazza che fa il suo stesso lavoro, Natascha Metherell, che lo presenta a Jonathan Miller, lo Zeffirelli dʼoltremanica. Ha la possibilità di lavorare per lui, non pagato, ma è unʼoccasione che prende al volo e che per nulla al mondo si sarebbe lasciato sfuggire. Ecco, Edoardo è un poʼ così: un cacciatore di occasioni e situazioni, alcune letteralmente braccate, altre scoperte in modo casuale, protagonista di un intenso intreccio di incontri umani e professionali.
Durante la collaborazione con Gilliam conosce Michael Spyres, tenore americano di Springfield, Missouri, sul cui lavoro girerà un documentario seguendolo attraverso tutta lʼEuropa e con cui manterrà una collaborazione direttamente nel Missouri, dove tuttʼora si reca uno o due mesi allʼanno.
Terry Gilliam è stato lʼultimo maestro, lʼultima guida: «“Sei pronto. Vai.” mi ha detto». Rientrato in Italia, parte una nuova fase, quella di regista indipendente e di teatro autoprodotto, con diversi progetti come Girotondo (messo in scena illegalmente in unʼofficina in disuso a Calenzano), Presunzione e Bitch Boxer, con Carolina Pezzini, presentato allʼIntercity Festival di Sesto, al Mandela Forum con un grande successo e sold out, e prossimamente in una palestra a Milano.
Continua a lavorare ai livelli più alti della regia internazionale, tra gli altri, come assistente alla regia di Ron Howard per Inferno, e crea contemporaneamente produzioni proprie, come il recente spettacolo LʼArresto & LʼUniverso Ai Weiwei – Uno Studio. con la voce di Alessio Martinoli, previsto in replica al Lavoratorio o LʼAppartamento. Su Ai Weiwei cʼè inoltre in progetto un corto in VR (Virtual Reality), mezzo di comunicazione innovativo già sperimentato con A KNOCKOUT 360°, cortometraggio ispirato a Bitch Boxer, prodotto da Monogrid / MVR. A elencare tutti i progetti non finiremmo più: Edoardo è una macchina creativa in continua attività e in costante aggiornamento, sperimenta mezzi, tecniche e luoghi di rappresentazione, alternandosi tra teatro di prosa, opera lirica e cinema-documentario. Non sente il bisogno di scegliere una delle tre: non sono realtà paragonabili tra loro ma sono, in un certo senso, complementari. Così come non crede di dover scegliere tra Italia e Inghilterra: «Non sono mai stato uno di quelli che vogliono andarsene dallʼItalia per sempre, ma non penso nemmeno di restarci in pianta stabile: faccio entrambe le cose, un poʼ qui e un poʼ là». Ora si prende una pausa per risistemare il sito, riprendere fiato, ma è più forte di lui: continuano a nascere idee, e presto tornerà in movimento tra Springfield, Londra e Firenze.
ENGLISH VERSION>>>>
Edoardo Zucchetti took his first steps while he was at the university: he started cooperating with Angelo Savelli, a great director and avant-garde author, at Teatro di Rifredi.
Then, a turning point: Edoardo met Zeffirelli in Florence and, after following him like a shadow, managed to pay his dues with the master. Edoardo observed, learned everything he could, gained the experience that shaped his path. Zeffirelli eventually decided to take him to Rome and to Arena di Verona, where more decisive encounters took place.
Then the time arrived to move forward and go abroad. Edoardo went to London and, after a couple of weeks working twelve hours a day in a kitchen he was ready to go back to Florence, when he saw The Damnation of Faust and felt he really wanted to work for Terry Gilliam (Monty Python’s creator, ndt). He stopped Mr Gilliam outside the theatre asking for a job and was told to learn English first… So he did, he took English classes and kept working in London for two years and at the end he finally had his chance to work for him.
One night at a party Edoardo met a girl called Natascha Metherell who introduced him to Jonathan Miller, the English Zeffirelli. He had the occasion to work for him, for free though.
Edoardo is an occasion hunter: sometimes he chases people and some other times he meets them by chance.
While working for Terry Gilliam, Edoardo met Michael Spyres, a tenor from Springfield in Missouri, who asked him to shoot a documentary about his work and took him around Europe – Edoardo is still working at this documentary, that’s why he spends a couple of months every year in Springfield.
Terry Gilliam, his last master, said to him: «You’re ready. Go». Edoardo then came back to Italy to try to become an independent director. Some of his first projects are Girotondo (set up illegally in an old mechanic workshop in Calenzano), Presunzione and Bitch Boxer , presented at Intercity festival in Sesto, at Mandela Forum and soon in a gym in Milan.
Edoardo keeps working with international directors (for example he was assistant to Ron Howard for Inferno) and he also brings forward his personal productions, such as
L’Arresto & L’Universo Ai Weiwei – Uno Studio.
We would never finish listing all Edoardo’s projects: he’s a creative machine in constant production and updating, always moving between London and Springfield and Italy.

Testo di Roberta Poggi
Foto di Marco Borrelli