5 buone ragioni per visitare la mostra di Andrea de Ranieri alla Galleria la Fonderia

andrea de ranieri un giorno di ordinaria utopia

Abbiamo visitato la personale dell’Artista Andrea de Ranieri alla Galleria La Fonderia “Un giorno di ordinaria utopia” visitabile fino all’11 giugno e vi diamo 5 buone ragioni per non farvela scappare!

1. Svelare la propria maschera

Tutti ne abbiamo una secondo Andrea de Ranieri: ogni essere umano indossa la propria maschera. Il concetto di maschera di Andrea però non è quello classico pirandelliano di cui siamo tutti abituati a sentir parlare, non ha niente a che vedere con l’idea di immagine che consapevolmente decidiamo di assumere davanti agli altri. È piuttosto una parte di noi, qualcosa che inconsciamente indossiamo ogni giorno ma senza essere noi a stabilirlo. La maschera che indossiamo viene dal nostro vissuto, da ciò che abbiamo intorno, da ciò con cui quotidianamente ci confrontiamo, scontriamo e con cui dobbiamo vivere e convivere.

Se fossimo nati in qualsiasi altro posto nel mondo, se avessimo vissuto altre storie, quale altra maschera avremmo indossato?

In mostra il video omonimo “Un giorno di ordinaria utopia” ci pone dritto in faccia questa domanda. È una slot machine a decidere per i protagonisti che maschera indosseranno a inizio giornata, loro non hanno nessun potere in questa decisione. Ma il contesto di vita di questi personaggi è tra loro decisamente diverso e questo influenza la sorte del lancio del dado: a volte le nostre possibilità di scelta sono più condizionate di quanto pensiamo.

2. Riflettere sulla differenza tra possibilità e scelta

Ma sono le nostre scelte ad essere condizionate o in realtà sono le nostre possibilità ad esserlo? Durante l’inaugurazione dell’esposizione abbiamo avuto la possibilità di scambiare due chiacchere con Andrea a questo proposito. Ciò che ci siamo risposti è che forse nel corso della vita le scelte che compiamo davvero, consapevolmente, sono ben poche e a volte, per qualcuno, quasi pari a zero.

Ma cosa significa dunque scegliere davvero?

La risposta a questa domanda per Andrea è che scegliere davvero significa contemplare delle ipotesi che escono dai confini delle nostre abitudini, mettere in conto di attuare piani stravolgenti, ribaltare le carte in gioco e cercare di andare oltre le variabili precostituite; insomma, considerare di andare lontano anni luce da dove siamo adesso.

3. Trovare il proprio alter ego

In occasione di questa esposizione (di cui vi abbiamo parlato anche qui) la Galleria la Fonderia è stata letteralmente invasa dagli Zuki, coloratissime statuine dalle sembianze umane, tutte diverse tra loro ed ognuna con la sua forte personalità. Gli Zuki sono dei feticci che cercano di glorificare, in modo sarcastico, l’uomo contemporaneo, il quale si nasconde dietro a quella famosa maschera di cui abbiamo già parlato poc’anzi. Per questo i settanta Zuki in mostra sono vere e proprie trasposizioni tridimensionali delle maschere che non sono però fisse, ma mobili, così da poter essere cambiate assecondando situazioni, gusti e stati d’animo.

Facendo un giro in mostra e osservando gli Zuki, avrete la sensazione che qualcuno di loro vi sussurri all’orecchio… sarà lui a mostrarvi che maschera portate oggi?

4. Scoprire che tecnica e concetto vanno di pari passo

Uno dei temi portanti della mostra è sicuramente quello del doppio; doppio come lo sdoppiamento tra essenza e apparenza, doppio come i due lati della possibilità e della scelta, doppio il dualismo utopia-realtà. Questa tematica trova spazio anche nella tecnica impiegata per la realizzazione delle opere. Se infatti si può notare come il doppio sia presente nei soggetti dei quadri -nature morte che si mescolano ad oggetti ormai morti come il walkman per le cassette- anche nella tecnica è presente una dualità.

In questa mostra, infatti, Andrea espone opere in cui, alla sua tradizionale tecnica che prevede la realizzazione di opere su tavola di legno, lavorate per strati con matite e cere, aggiunge ora l’incisione. Sulla superficie pittorica viene letteralmente intagliata la sagoma del soggetto, graffiando e togliendo la copertura in cera. Si ottiene così in un’unica opera la compresenza di due tecniche diverse, ancora una volta il doppio che torna.

5. Concedersi “Un giorno di ordinaria utopia”

Quindi visitare la mostra “Un giorno di ordinaria utopia” significa davvero concedersi un giorno di (stra)ordinaria utopia, immaginandosi quali possibilità abbiamo e quali scelte davvero compiamo, quale maschera indossiamo oggi, quale indosseremo domani, quale abbiamo indossato nel nostro passato. E perché no, concedendoci l’utopia o forse la speranza che le cose possano cambiare più facilmente di quanto ci immaginiamo.