Nasce a Firenze il primo museo in Italia dedicato all’arte della profumeria.
I musei sono luoghi pensati e dedicati alla raccolta e all’esposizione al pubblico di opere che hanno un interesse artistico, storico o scientifico; l’origine del termine si riferisce al luogo sacro dedicato alle Muse che nell’antica Grecia erano divinità minori, ma di vitale importanza poiché rappresentavano l’ideale supremo dell’arte, l’espressione eterna e immutabile del divino. L’idea di museo è cambiata nel corso dei secoli nella progettazione e negli oggetti d’interesse, materiali o virtuali che siano, tuttavia mantiene intatto il concetto di spazio contenitore di opere esemplari.
Visitare il museo Villoresi significa scavalcare letteralmente i confini del museo per compiere un viaggio tra gli odori e l’arte del profumo, perché in questo luogo l’arte, l’abilità e la creazione si fondono insieme come negli antichi mestieri che si praticavano nelle case medievali. Non a caso il museo si trova nel palazzo quattrocentesco della famiglia Villoresi in via de’ Bardi ed è stato inaugurato il 1 giugno 2019 da Lorenzo Villoresi, maestro profumiere fiorentino insignito nel 2006 del prestigioso Prix François Coty.
Il progetto nasce dal desiderio di condividere l’esperienza di tanti anni nell’arte del profumo e di far conoscere l’origine e i segreti del mestiere a chiunque desideri intraprendere un viaggio millenario nel mondo dell’olfatto.
Un vero e proprio percorso sensoriale
A fare gli onori di casa è proprio Ludovica, moglie di Lorenzo Villoresi, guida ufficiale di tutto il percorso che si snoda su tre piani di sale, ambienti dedicati allo studio e agli incontri, una cucina – il mondo del cibo è strettamente legato agli odori – e un giardino interno che contiene più di 80 specie di piante aromatiche provenienti da tutto il mondo, di cui è possibile annusare la fragranza attraverso foglie, fiori e scorze dei frutti.
Il visitatore è letteralmente iniziato a un percorso olfattivo vero e proprio, partendo da un dizionario di parole usate in profumeria, redatto dallo stesso Villoresi, il quale prima di diventare profumiere aveva studiato filosofia: infatti gli odori vengono descritti in diversi modi. «Ciò che è dolce per un enologo, non è detto che lo sia per un micologo: occorre mettersi d’accordo e usare i termini correttamente» afferma Ludovica.
Con lo stesso rigore scientifico sono presentate le diverse tecniche di estrazione delle materie aromatiche e la genesi del processo olfattivo nell’uomo; la percezione di un odore scatena stimoli potentissimi nel cervello umano, che richiama immediatamente alla memoria un oggetto, un ricordo, un pericolo.
Seguono pannelli interattivi che ripercorrono l’evoluzione del profumo nella storia e illustrano le antiche rotte commerciali in cui viaggiavano le materie prime aromatiche necessarie alla loro creazione: grazie a piccole teche di vetro che contengono il prodotto da cui ha origine l’essenza, è possibile osservare ma anche annusare, incensi e resine dallo Yemen, spezie come il pepe, la noce moscata, il cacao, e gli agrumi considerati i re dei profumi perché se ne possono sfruttare i fiori, le foglie e la scorza, per giungere poi ai cosiddetti “fiori impossibili”, fiori che possiedono odori intensi ma la cui fragranza è impossibile da distillare: mughetto, gardenia e persino l’iris di cui la Toscana è la più grande produttrice di rizomi in Italia, ma che vengono appositamente distillati in Francia.
Essenze rare e preziose giungono poi dal mondo animale come l’ambra grigia ricavata da una specie particolare di cetaceo; è quasi un istante unico e irripetibile ma nello stesso tempo famigliare quando il visitatore annusa l’essenza di civetta, sostanza usata nell’arte della profumeria come il più conosciuto musk, sostanza emanata dal cervo.
L’apice di questo viaggio multisensoriale si tocca entrando nell’Osmorama
Assomiglia alla stazione di una navicella spaziale, ma è in realtà una collezione di essenze antiche e moderne, naturali e sintetiche dove l’aggettivo sintetico non è inteso nella sua accezione negativa di “artificiale” ma è colto nel suo significato di prodotto di sintesi. Qui trovano posto le essenze di nuova generazione come l’odore di erba tagliata e di marshmallow, che arricchiscono il bagaglio olfattivo e consentono a un “naso” di avere più possibilità creativa. Queste essenze, oltre a incontrare le direzioni più innovative e contemporanee della profumeria, permettono di trasformare un’idea di profumo in qualcosa di oggettivo e tangibile, quasi una metafisica delle essenze: esistono procedimenti scientifici e strumentazioni tecnologiche all’avanguardia che sorvolano la Foresta Amazzonica catturandone l’atmosfera e trasformandola in un’essenza.
Il viaggio si avvia alla conclusione con la spiegazione dei diversi procedimenti di combinazione delle molecole di un’essenza che portano un maestro profumiere a creare un profumo unico e inimitabile, frutto di competenze scientifiche ed estro creativo; in realtà ciò che lascia al visitatore il museo Villoresi è il desiderio di continuare un cammino che apre mille interrogativi, curiosità e sensazioni. Del resto è proprio il compito di un profumo quello di prendere per mano chi lo indossa e condurlo chissà dove, e i profumi creati da Villoresi, acquistabili nella boutique d’entrata del palazzo, riescono a farlo perfettamente.