Fino al 12 gennaio 2020 una grande retrospettiva di 130 dipinti di Natalia Goncharova, affiancati a opere di Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso e Umberto Boccioni.
Abbiamo visitato l’esposizione e ne siamo rimasti piacevolmente colpiti. Dopo Marina Abramović, stavolta Palazzo Strozzi vuole far conoscere al grande pubblico la vita e il percorso artistico di un’altra donna anticonformista e moderna. Questa è l’occasione per ammirare sperimentazioni di stili pittorici diversi di una pittrice che abbracciato tematiche variegate: fauvismo, impressionismo, raggismo… Lo spettatore si trova di fronte così a una carrellata di icone religiose, profane rappresentazioni folkloristiche, nudi provocatori e vedute naturalistiche.
Russa di Tula, classe 1881, studia alla Scuola di Pittura, Scultura e Architettura a Mosca, dove conosce il suo futuro marito Michail Larionov e prende parte al movimento di avanguardia Zolotoe runo (“Vello d’oro”).
Notevole anche la sua produzione di modellini e bozzetti per i costumi delle opere teatrali, per i quali è particolarmente apprezzata e che la porta a lavorare a Londra, negli Stati Uniti e in Francia.
Fuggita dalla madrepatria con l’avvento della Rivoluzione del 1917, scelse come sua dimora proprio Parigi. La città la ispirò così fortemente che la troviamo da scenario a molti dei suoi quadri. Non tornerà mai più in Russia. Tuttavia, nel suo testamento espresse la volontà che alla morte, avvenuta nel 1962, i suoi quadri fossero donati ai musei statali dell’allora Unione Sovietica.
Una donna fuori dal tempo che, già nel 1913, passeggiava per le vie di Mosca con il viso e il corpo dipinti con immagini e frasi provocatorie contro il perbenismo borghese, nate per risvegliare le coscienze scandalizzando i benpensanti.
Proprio a questo avvenimento si sono ispirati gli organizzatori della mostra a Palazzo Strozzi, creando un apposito filtro Instagram –Spark AR– che permette di creare effetti speciali su volti e figure in realtà aumentata e di condividere immediatamente il risultato nelle storie e nei feed del social.
Il progetto IamNatalia, prende le mosse a seguito della politica di censura adottata da Instagram nei confronti del dipinto scelto dagli organizzatori per pubblicizzare la mostra. Pare che un quadro con una modella a seno nudo risultava troppo ‘sconveniente’ per gli standard del social. In risposta a questo allora, ecco apparire un nuovo modo di utilizzare lo stesso mezzo e sfruttarne al massimo le potenzialità. “In occasione della mostra, Palazzo Strozzi ha realizzato IamNatalia uno speciale filtro Instagram personalizzato per far conoscere Natalia Goncharova, straordinaria figura femminile delle avanguardie di primo Novecento, immedesimandosi nel suo spirito anticonformista, imitandone lo stile” hanno dichiarato i curatori.
Una storia tormentata quella tra Natalia e il nudo: accusata di pornografia nel 1910 per le sue audaci immagini femminili ispirate a Venere, ecco che – più di un secolo dopo- le si muove dall’alto del tribunale dei social media, la stessa accusa. I tempi cambiano, una certa sfumatura di ‘perbenismo’ no.
Articolo a cura di Rita Barbieri e Francesco Sani
Foto: Fondazione Palazzo Strozzi