«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma». Se per Lavoisier, nel XVIII secolo, questa era una constatazione, pura e semplice –per quanto innovativa e trascendentale-, oggi forse questo è ancora di più, è un imperativo categorico: riciclare, oggi, è diventata una necessità. Ovunque, e anche a Firenze. E’ quindi da prendere con una certa fiducia la recente pubblicazione dei dati sulla raccolta differenziata fatta da Quadrifoglio, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti sul territorio di Firenze e dei comuni limitrofi: nel 2011 la percentuale di raccolta differenziata, a Firenze, ha superato quota 45%; rispetto al 2010, un incremento dell’ 1,81%. Giusto per capire: su 246.311 tonnellate di rifiuti solidi urbani, 98.791 sono rifiuti differenziati. Firenze, con il suo 45,04%, ha il primato nazionale a confronto con gli altri capoluoghi di regione.
Soddisfatto Livio Giannotti, Amministratore Delegato di Quadrifoglio S.p.a.: «Questo risultato è il frutto di un impegno importante della società, ma anche di un progressivo accrescimento della sensibilità dei cittadini nell’attenzione verso una pratica di sostenibilità ambientale. Raggiungere il 45% in una realtà complessa come Firenze non è semplice; soprattutto per una città che, oltre ai circa 370mila abitanti, deve considerare che nella produzione di rifiuto incidono circa 9 milioni di presenze turistiche, quindi con un utilizzo dell’area urbana fortemente stressato».
Ogni giorno, viene messa su strada una fila di camion di circa quattro chilometri. Un’organizzazione fatta di uomini e macchine molto delicata, precisa come un orologio: se c’è un intoppo si creano subito disagi a catena, con ripercussioni anche pesanti.
Una volta che sono stati raccolti, i rifiuti sono solo a metà del loro percorso di “metamorfosi”: il viaggio continua, di trasformazione in trasformazione, in un processo affascinante a metà tra le teorie di Lavoisier e qualcosa di più metafisico. Mediamente, una quantità tra il 20 e il 30% dei materiali raccolti sarà avviato al riciclo, e rinascerà “a nuova vita”, sotto nuove forme.
Il processo più affascinante, in questo senso, è quello compiuto dalla cosiddetta frazione organica del rifiuto, che viene trasferita nell’impianto di compostaggio di Case Passerini, che può trattare circa 70mila tonnellate l’anno di rifiuti organici. Visionati e ripuliti dalle impurità più macroscopiche, i rifiuti vengono triturati e immessi in bio-celle; ognuna può caricare circa 300 tonnellate. Attraverso un processo di fermentazione industrializzato, in circa due settimane il materiale subisce una fermentazione, permanendo per oltre tre giorni ad una temperatura superiore ai 50 gradi centigradi (fino a 70-75 gradi centigradi) e poi venendo raffreddato, igienizzato e stabilizzato. Dopodiché viene trasferito in una seconda aia dove permane per venti-trenta giorni con un sistema di insufflaggio dal basso di aria e di aspirazione dall’alto. Poi viene raffinato, attraverso una vagliatura e una setacciatura, e si arriva ad ottenere un ammendante (cioè un concime) di qualità, che viene utilizzato sui terreni agricoli. Questo processo prevede decine di analisi molto rigorose. E’ suggestivo pensare che, mai come in questo caso, dai rifiuti nasce nuova vita, dato che le superfici concimate con queste sostanze riciclate daranno vita ad alberi, piante e coltivazioni (Fine prima parte).
DANIEL C. MEYER