Il Parco Pazzagli: una wonderland in terra fiorentina

Enzo Pazzagli nasce a Pietraviva nel ’55 e impara dal padre fabbro ferraio l’arte di lavorare il ferro, materiale che lo affascina ancora oggi per la sua “ostentata ritrosità”. Prima di avvicinarsi all’arte però, inizia la carriera creativa con alcuni brevetti tecnici e, addirittura, nel ’76 realizza una lingua internazionale in numeri per ottenere un nuovo alfabeto (per esempio le parole terra, cielo, mare verrebbero tradotte in: 18 5 16 16 1, 3 8 5 10 13, 11 1 16 5). Negli anni ‘60 si dedica alla ricerca artistica e realizza la prima scultura su lastra di acciaio tagliata con la lancia termica “I tre arlecchini”: tre sagome di due metri e mezzo di altezza nelle quali la ricerca del movimento sfida la staticità della materia.
In questi anni partecipa a diverse mostre collettive in Italia e all’estero e il suo primo riconoscimento importante in Italia è il premio “Le Muse”, che riceve a Firenze nel 1983, insieme a Zichichi per la scienza e Mario Luzi per la poesia. Da quel momento in poi, premi e riconoscimenti non sono certo mancati e Pazzagli è considerato da critici e collezionisti il caposcuola del ‘lastrismo’.
Ma, già dagli anni ’90, lo scultore sogna di realizzare un parco ‘vivente’ in cui natura e arte si fondano insieme: ecco perchè, in tre anni e mezzo, ha trasformato un campo incolto in un immenso prato nel quale ha piantato 300 cipressi, che formano una scultura ‘vivente’ visibile dall’alto.
Per chi vuole, è possibile adottare a distanza un cipresso per cinque o dieci anni: un’occasione unica per entrare a far parte dei trecento autori/artisti della gigantesca installazione “Trinità”: un’opera rappresentante due profili e un volto, visibile per intero solo dall’alto (è già evidente dal satellite e inoltre, in occasioni speciali, si può apprezzare con un giro in mongolfiera), ma anche camminandoci all’interno con la mappa.