Precisamente da Palazzo Strozzi è pronto per il lancio “Go/no Go” l’opera di Goshka Macuga realizzata per la mostra “Reaching for The Stars”. Siamo andati a vederla e vi raccontiamo cosa ne pensiamo.
Partiamo dal presupposto che non è cosa di tutti i giorni poter ammirare settanta creazioni di artisti provenienti da venti paesi diversi che dialogano insieme. L’obiettivo di “Reaching for The Stars” – come hanno ribadito Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente dell’omonima fondazione e collezionista delle opere esposte – è proprio quello di unire come in una costellazione alcune delle voci artistiche italiane e internazionali contemporanee. Questo con lo scopo di restituirci una rassegna degli ultimi tempi fino ai giorni nostri lasciando poi allo spettatore una finestra aperta sul futuro. A Palazzo Strozzi è presente solo una minima parte dei lavori della raccolta Sandretto Re Rebaudengo. Una collezione in constante evoluzione che vuole essere un osservatorio sulle tendenze artistiche del nostro tempo e che rappresenta un esempio importantissimo di mecenatismo e sostegno all’arte.
“È per me un onore e una grande emozione poter rivedere le ‘stelle’ della collezione esposte nelle splendide sale della Fondazione Palazzo Strozzi. Festeggiare i trent’anni della mia pratica collezionistica all’interno di questo palazzo, capolavoro dell’architettura rinascimentale” dichiara Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo “è un’occasione per ripercorrere i tragitti dell’arte contemporanea degli ultimi decenni, creando un dialogo vivo con l’antico e con il pubblico in visita. Questa mostra, che inizia dallo splendido cortile aperto alla città, rispecchia il valore della condivisione che da sempre impronta la mia collezione e trova piena sintonia con la linea della Fondazione Palazzo Strozzi, guidata con grande professionalità da Arturo Galansino, a favore della partecipazione e dell’accessibilità della cultura”. |
L’organizzazione della mostra “Reaching for The Stars”
“Reaching for The Stars” permette, quindi, di ripercorrere l’evoluzione artistica, sociale e culturale avvenuta negli ultimi secoli. I lavori sono frutto di un’attenta selezione, sperimentazione e ricerca, di relazioni instaurate in quarant’anni di attività di Patrizia Sandretto, alcuni sono stati ideati per l’arrivo a Firenze come il razzo posto nel cortile rinascimentale. Proprio da quest’ultimo, a partire dall’esterno è già suggerita la prospettiva con cui affrontare la visita. Il razzo vuole simboleggiare l’indirizzo delle nostre aspirazioni verso nuovi pianeti, un ampliamento della nostra visione ma anche tutte le contraddizioni del nostro presente che ci obbligano a fuggire. Un alternarsi di sogno e incertezza.
Infatti, quello della mostra non è solo un viaggio nell’arte ma anche nella nostra società e nelle nostre identità. Muovedoci sulla strada che le opere ci indicano è possibile ripercorrere i momenti salienti del nostro presente e le tematiche della nostra attualità: democrazia, diritto, cittadinanza, inquinamento, il superamento del pensiero binario, la decolonizzazione, la questione razziale, il disagio digitale, la solitudine, la condizione della donna e tanti altri. Così, camminando per le stanze di Palazzo Strozzi – tutte coinvolte dal Piano Nobile alla Strozzina – ci troviamo davanti un approfondito specchio della nostra realtà che ci stimola, ci stuzzica, ci punzecchia rispetto ad argomenti sensibili costringendoci a fare un faccia a faccia con essi e di conseguenza con noi stessi. Con ciò che ci ha portato ad essere al punto in cui siamo e con quei paradigmi che se continuano ad essere tali finiranno per distruggerci. Diventa chiaro come alcune problematiche dipinte, scolpite, riprese dagli artisti tanti anni fa ancora siano presenti oggi e ancorino a terra il nostro razzo che punta invece verso una società tutta diversa.
Quello di “Reaching for the Star” è un viaggio multidisciplinare che coinvolge media e materiali diversi: sculture, quadri, installazioni, cortometraggi. È stata utilizzata addirittura la schiuma nell’opera Cloud Canyons di David Medalla o in Have you See me before? – il grande orso polare – di Paola Pivi. Artista per artista si delinea una vera e propria costellazione – che intreccia passato e presente – organizzata in nove sezioni. Per citarne alcune, si inizia con “God Save the Queen” – che ci racconta dell’inizio degli anni 90 quando l’arte britannica conquista il mondo – con Anish Kapoor, Damien Hirst con Love in Great che ci induce a riflettere sulla vita e la morte attraverso delle farfalle imprigionate su una tela dipinta. Si procede con “Made in Italy” dove Maurizio Cattelan ritrae gli anni di piombo e il nostro paese in maniera cupa ma al contempo ironica. Ci racconta della tematica dell’immigrazione semplificata in una partita a calciobalilla, dell’attentato del 27 luglio 1993. Lara Favaretto, invece, ci fa pensare ai processi di erosione e scomparsa con delle spazzole per l’autolavaggio, Roberto Cuoghi e Vanessa Beecroft ci mostrano un’identità inquieta in una difficile relazione con il proprio corpo. Si passa all’arte come denuncia politica della fine degli anni 70 nella sezione “Identities” con le opere di Cindy Sherman che indagano gli stereotipi identitari, i prototipi sociali, la retorica pubblicitaria o quelle di Josh Kline che ci fanno ragionare sulla disoccupazione attraverso dei lavoratori chiusi in dei sacchi della spazzatura come immondizia da buttare. La sezione “Places” ci cattura con immaginari generati da diverse tecniche e tecnologie; in “Mythologies” artisti come Adrian Villar Rojas e Giulia Cenci – la più giovane espositrice – si interrogano su universi postumi.
A quale futuro punta il razzo della mostra “Reaching For The Stars”?
Un tuffo in tutto quello che siamo stati e attualmente siamo. Si sa, infatti, che è partendo dalla riflessione sul tempo andato e quello attuale che è possibile progettare quello che verrà e questo i lavori in esposizione lo fanno benissimo. Proprio dalle stelle presenti in cielo l’uomo da sempre sceglie la strada da percorrere. Ma ci siamo quindi chiesti qual è il futuro che “Reaching for The Stars” ci suggerisce?
Sicuramente un futuro in cui l’arte è strumento per indagare la nostra società ed elemento di democrazia. Come ha sottolineato spesso durante la conferenza stampa Arturo Galansino ma anche Alessia Bettini – Assessora alla cultura, al turismo e alla cittadinanza attiva di Firenze – una città attenta alla promozione artistica e culturale sarà generatrice di conoscenza e consapevolezza nei propri cittadini e di conseguenza di libertà. Accessibilità, Partecipazione e Sperimentazione sono sicuramente le parole chiave che quel razzo porterà con sé. Allenare la nostra sensibilità a guardare la società in cui siamo immersi è sicuramente la missione di tutte le opere in mostra; ma non si tratta solo di descrivere e raccontare le cose come stanno ma anche di cambiarle. Sono stati scelti, infatti, artisti che ai loro tempi si sono fatti attori di discontinuità denunciando ciò che non andava e facendo così un piccolo passo per trasformare lo stato allora attuale delle cose. È forse questo che “Reaching for The Stars” vuole spingerci tutti insieme a fare? Diventare punti luminosi che si uniscono nonostante le diversità. Come ha affermato Carlo Ceccarelli della Fondazione Palazzo Strozzi: “si dice che la bellezza salverà il mondo, non so se questo è possibile ma sicuramente ci salverà dal lato oscuro di ognuno di noi”.
Ma come possono l’arte e il collezionismo cambiare le cose e iniziare a progettare il domani? Sicuramente con il coinvolgimento attivo degli spettatori. Se già creare uno spazio di confronto davanti a degli spunti così forti che orientano la nostra visione su ciò che sta attualmente succedendo nel mondo non è cosa da poco; le due fondazioni cercano di spingersi oltre. Intorno a “Raching for the Stars” ruotano una serie di attività in cui è possibile partecipare attivamente e che hanno coinvolto in una rete di iniziative tantissime realtà della Regione Toscana: da altri musei alle biblioteche. Artisti, appassionati, giovani, famiglie sono spinti a partecipare a partire da temi che li riguardano molto da vicino. Nessuno conosce la meta di questo viaggio intergalattico che parte da Firenze ma sicuramente valori come riflessione, collettività e partecipazione devono essere recuperati perché il futuro a cui stiamo puntando sia migliore e l’arte deve avere il suo posto nella cabina di controllo per non cadere in un buco nero ma puntare alle stelle.
Foto in copertina di Ela Bialkowska OKNO studio