Dal 19 giugno al 29 agosto il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci ospita la mostra Simone Forti. Senza fretta, un’occasione unica per scoprire un’artista internazionale, figura chiave nello sviluppo della performance dalla fine degli anni Cinquanta a oggi.
Simone Forti (1935) emigrò a Los Angeles nel 1938 con la sua famiglia originaria di Prato; per questo, a lei e alla sua opera seminale, il Centro Pecci ha deciso di dedicare la prima grande mostra mai realizzata in un museo italiano: Senza fretta a cura di Luca Lo Pinto ed Elena Magini. Ciò che rende ancor più speciale questa mostra è il fatto che è stata concepita come un grande paesaggio, con uno speciale display progettato in stretta collaborazione con l’artista in modo da mostrare l’evoluzione naturale del suo lavoro con uno sguardo politico e personale al tempo stesso.
Chi è Simone Forti?
Simone Forti è un’artista nota a livello internazionale, figura chiave nello sviluppo della performance dalla fine degli anni Cinquanta a oggi tanto da veder esposto il suo lavoro in luoghi come il Museum of Contemporary Art di Los Angeles, Il Museo del Louvre e il Danspace, New York. Ha tenuto mostre personali al Kunstmuseum di Bonn, in Germania, al Museum der Moderne, Salisburgo e le sue opere sono nelle collezioni del MoMA a New York, allo Stedelijk Museum, del Whitney Museum of American Art, solo per citare alcuni musei internazionali.
Nel 1955 iniziò a ballare con Anna Halprin, che stava conducendo un lavoro pionieristico sull’improvvisazione nella danza per poi studiare composizione al Merce Cunningham Studio con il musicologo Robert Dunn. Qui ha incontrato e ha iniziato a lavorare con coreografi come Trisha Brown, Yvonne Rainer e Steve Paxton. Negli anni è poi tornata all’improvvisazione, includendo ampie collaborazioni con musicisti come Charlemagne Palestine e Peter Van Riper.
A partire dagli anni Sessanta Simone Forti ha portato avanti un lavoro pionieristico e sperimentale, che si fonda sull’esperienza del corpo come mezzo di conoscenza. La sua opera si è declinata attraverso una vasta gamma di media diversi, dalla pittura al disegno, dal video al suono, tuttavia l’espressione fisica praticata attraverso la danza, e in particolare la capacità di improvvisazione del corpo, costituisce la chiave fondamentale del suo lavoro.
La mostra
Il percorso inizia con un nucleo di performance costituito da danze e sculture umane che si sviluppano tra improvvisazione e casualità dialogando a volte con specifici oggetti di scena. Si chiamano Dance Constructions e sono le prime performance ad essere incluse nella collezione di un museo, il MoMA di New York, che le ha acquistate nel 2015. Si tratta di video delle performance– già concepite per essere riprese – messi in stretta relazione con un gruppo di disegni appartenenti alla stessa serie, che raccontano la metodologia interdisciplinare dell’artista nello sviluppare i suoi progetti; in questi disegni il gioco sul linguaggio, che nella performance va di pari passo all’uso del corpo e alla voce, si formalizza in una scrittura scarna, fatta di giochi di parole, figure appena abbozzate e avvicendamenti linguistici.
La mostra offre poi un focus sulle News Animations, una serie di opere che l’artista sviluppa dalla metà degli anni Ottanta in cui analizza la relazione tra linguaggio, movimento e fisicità , partendo dalle notizie sui quotidiani. Le News Animations sono performance in cui Forti incarna gli eventi delle news attraverso movimento e improvvisazione: la percezione delle notizie sui giornali viene mediata ed esplorata in termini di pressione, peso e bilanciamento, proprio come il linguaggio dei quotidiani si appropria di terminologie proprie delle dinamiche fisiche.
In Senza Fretta le parole e il linguaggio costituiscono una parte fondamentale, espressa oltre che dai disegni anche da una composizione audio: Sound Collage, una traccia sonora specificatamente concepita per la mostra, che accompagna il visitatore in tutti gli spazi del museo, un commento audio che si fonde con le altre opere, evidenziando la porosità e l’intermedialità del lavoro di Forti. Questa traccia è composta da un collage inedito di audio diversi che coniuga brani in cui l’artista canta canzoni popolari, interagisce con strumenti fatti a mano, legge brani dal suo libro The Bear in The Mirror: una collezione di storie, prosa, poemi, disegni, foto, lettere, appunti e memorie. Un’opera che vuole generare sonorità molteplici, che risentono delle sperimentazioni e delle collaborazioni condotte durante gli anni con musicisti e compositori come Charlemagne Palestine, Peter Van Riper, La Monte Young e altri.
Concludono il percorso i Bag Drawings, un nucleo di disegni inediti concepiti durante il lockdown della primavera 2020: una serie in cui l’artista ha lavorato sulle buste della spesa, come espressione diretta di un’emotività legata al quotidiano e al familiare.
Le performance dal vivo
Ogni settimana la mostra ospiterà anche alcune performance storiche dell’artista come Scramble, Sleepwalkers/Zoo Mantras, Song of the Vowels, Cloths e, per la prima volta in occasione di questa mostra, Rollers, movimento primario parte del vocabolario dell’artista presentata qui come opera completa, e una versione di News Animation realizzata da Sarah Swenson, storica collaboratrice dell’artista.
In mostra anche i video delle performance– quelle già concepite per essere riprese – sono messi in stretta relazione con un gruppo di disegni appartenenti alla stessa serie, che raccontano la metodologia interdisciplinare dell’artista nello sviluppare i suoi progetti; in questi disegni il gioco sul linguaggio, che nella performance va di pari passo all’uso del corpo e alla voce, si formalizza in una scrittura scarna, fatta di giochi di parole, figure appena abbozzate e avvicendamenti linguistici.
Le performance e più in generale tutta l’esposizione, offre uno spunto di riflessione sulle dinamiche sociali che intercorrono tra individualità e collettività : ogni singola entità deve unirsi e fondersi in un’unità dinamica, ogni partecipante deve comprendere il proprio ruolo essenziale sia nel supportare la massa collettiva dal basso, sia nell’agire per arrampicarsi a turno. Il corpo viene messo al centro e la stessa azione viene isolata e ripetuta in un atteggiamento cooperativo e solidale di ascolto fisico reciproco. Temi centrali sono la negoziazione, la fiducia, la cura, l’equilibrio, la vicinanza fisica e il sostegno, creando così una metafora delle relazioni di gruppo e dello spazio civico.
La mostra è l’occasione per presentare anche il catalogo Simone Forti. News Animations, un reference book sulle azioni performative delle News Animations. Il libro raccoglie per la prima volta le trascrizioni delle performance accompagnate da disegni e fotografie per approfondire, in modo scientifico e suggestivo, la ricerca intrapresa dall’artista sul linguaggio e sulla parola attraverso il corpo e il movimento. Il libro, parte della collana del Centro Pecci, è edito dalla casa editrice NERO Editions.
Per tutte le info sulla mostra potete visitare il sito del Centro Pecci.