Persolavoce è un progetto di archivio video per web, dedicato alla lettura ad alta voce nel contesto urbano di Firenze. Risultata vincitrice del bando Inverno fiorentino, l’Associazione Arte Virale di Firenze, ha proposto un’iniziativa che unisse l’attività della lettura a alta voce- interpretata quasi in chiave catartica e terapeutica- agli impressionanti scenari semideserti di una Firenze ancora colpita dal Coronavirus e dalle stringenti misure di sicurezza. I lettori dei testi sono stati i cittadini stessi che, in un momento di difficoltà sociale ed economico, hanno fatto della lettura ad alta voce un atto sociale per superare l’isolamento e la solitudine. Il condividere un testo, un’ emozione, un momento di colloquio nel proprio territorio si trasforma quindi in una possibilità di comunicazione e di testimonianza del momento storico.
Concluse le riprese negli ultimi giorni del 2020, i video sono ora visibili in piattaforma e, con tutta probabilità, dato il grande successo, il progetto vedrà un seguito in un documentario sullo svolgimento e il “dietro le quinte” di Persolavoce durante l’Inverno Fiorentino e sarà riproposta anche un’edizione primaverile di letture, si spera con la possibilità di più interazione fisica tra i partecipanti.
Abbiamo intervistato Duccio Ricciardelli, sceneggiatore ed autore dell’Associazione, per saperne di più.
Come nasce l’idea di Persolavoce?
Nasce dall’esigenza profonda, dopo il lockdown di Marzo 2020, di ritrovare la propria voce, di ritrovare se stessi, di rivivere la città. Nasce come opportunità e come possibile scappatoia dall’isolamento forzato e dal confinamento sociale. Nasce anche come gesto di speranza, di fiducia nel futuro. Ripartendo da ciò che ci rimane.
Chi sono i lettori?
I lettori sono i cittadini, senza nessuna distinzione di età, sesso, genere o altro. Chiunque abbia voglia di mettersi in gioco per leggere un testo a voce alta in una città semivuota, seppure sempre bellissima. In questa esperienza abbiamo scoperto che c’era tutta una moltitudine di voci che aveva bisogno di esprimersi, se non di fronte a un pubblico per ovvi motivi, almeno su di un palco.
Qual è il ruolo della città in tutto questo?
Firenze diventa un teatro a cielo aperto che ospita i nostri lettori nei suoi spazi. Spazi che in questo momento sembrano ancora più ampi, maestosi e sconcertanti, data l’assenza di turisti e persone. Ma non per questo meno impressionanti o belli. Per noi era importante mostrare anche questo aspetto, questo cambiamento della ‘faccia della città’ come testimonianza del periodo storico che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo.
In che modo Persolavoce si collega agli altri progetti che l’Associazione Arte Virale ha portato avanti durante il lockdown e in seguito?
Paradossalmente per noi, il lockdown è stato un momento di grande fermento creativo e di ricerca professionale. L’8 Marzo mi sono chiuso nel mio studio e, lavorando a distanza con il mio collega Marco Bartolini, abbiamo creato Mappe Narrative un progetto che cercava, utilizzando un mash up di immagini dei TG e di repertorio, di affrontare in modo critico il tema della pandemia e dell’assalto mediatico a cui eravamo quotidianamente esposti. In nostro personaggio è una sorta di contro Grande Fratello che presenta e rappresenta i temi del giorno, in chiave surreale e critica. In questo modo abbiamo realizzato 12 puntate che sono tuttora visibili in piattaforma.
In seguito siamo stati scelti, grazie al nostro video Desert Sand, che riuniva materiale di archivio sempre con tecniche di mix e di mash up, tra i 18 vincitori del contest mondiale edito da Brian Eno per realizzare i videoclip dei brani dell’album Mixing Colours. Per noi è stata una grande soddisfazione.
Un anno difficile, imprevedibile, sofferto che però non ha fermato la creatività e il fermento intellettuale. Un isolamento forzato che ha creato spiragli da dove far passare un filo di luce. Un filo di voce. L’Associazione Arte Virale con Persolavoce racconta, per assurdo, ciò che perso non si è: il desiderio, umano e sociale, di comunicare. Sempre e comunque, con ogni mezzo e in qualsiasi situazione. Perché l’essere umano è e resta animale sociale, anche in piena pandemia.
Articolo a cura di Rita Barbieri