Pier Paolo Pasolini

Rileggere “Petrolio” a 50 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini

All’alba del 2 novembre 1975 il corpo di Pier Paolo Pasolini veniva rinvenuto orrendamente sfigurato sul litorale romano di Ostia. Il grande intellettuale stava lavorando a un’opera, uscita poi postuma molti anni dopo. Il Gabinetto Vieusseux di Firenze conserva la stesura originale dattiloscritta di “Petrolio”, l’ultimo romanzo rimasto incompiuto. Lo scrittore, 50 anni fa, aveva intuito in tempo reale le trame oscure della nascente globalizzazione.

Petrolio, concepito da Pier Paolo Pasolini tra il 1972 e il 1975, viene pubblicato postumo solo nel 1992 da Einaudi, quando ormai l’Italia era profondamente cambiata e alla stagione degli “Anni di Piombo” si era sostituita quella di “Tangentopoli”.

Il fascino e il mistero di quest’opera restano immutati anche se la si ricorda più per la dietrologia che l’accompagna, dalla presunta scomparsa del capitolo “Lampi sull’ENI” alla causa stessa dell’assassinio dell’intellettuale, in quanto sarebbe venuto a conoscenza di presunti mandanti della morte del presidente dell’ENI Enrico Mattei, avvenuta in uno strano incidente aereo nel 1962, a cui avrebbe fatto riferimenti nel romanzo.

In ogni caso, il significato fondamentale di questo testo è di notevole valore storico: Petrolio parla della trasformazione di un potere che da economico e statale stava diventando finanziario e internazionale. Oggi che quella mutazione è un fatto incontrovertibile, colpisce che Pasolini ne avesse centrato anche il settore in cui sarebbe avvenuta: le fonti energetiche.

Tra i documenti originali conservati al Gabinetto Vieusseux di Firenze – che nel 2023 ho avuto modo di visionare (ma non fotografare!) – oltre al testo originale battuto a macchina da scrivere e gli appunti a penna, c’è anche una copia di un libro ormai introvabile sulla figura di Eugenio Cefis, presidente dell’ENI dal 1967 al 1971 e poi della Montedison dal 1971 al 1977, rinvenuto tra le carte preparatorie di Petrolio. Il libro Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente, uscì in libreria nel 1972 a firma anonima e subito fu fatto ritirare dal commercio. Perché, come Pasolini sapeva bene, la politica va sotto i riflettori ma i veri attori vogliono restare nell’ombra.

L’ultima “nuova edizione” degna di nota del romanzo è quella edita da Garzanti, a cura di Maria Careri e Walter Siti. Definito negli anni un testo profetico sul potere, la cronaca di un percorso iniziatico (o il romanzo-verità sulla morte di Enrico Mattei, come già accennato sopra), Petrolio è ancora un libro che suscita interesse e dietrologie.

Il Gabinetto Vieusseux di Firenze conserva la stesura originale dattiloscritta di "Petrolio", l'ultimo romanzo di Pier Paolo Pasolini. Il grande intellettuale, 50 anni fa, aveva intuito in tempo reale le trame oscure della nascente globalizzazione.

La trama ci conduce attraverso la storia di Carlo, borghese disposto a tutto pur di far carriera, cresciuto in un ambiente cattolico di sinistra e poi complice di un delitto di destra. Pasolini ha spinto all’estremo il proprio sperimentalismo: puntini di sospensione al posto dell’esordio, sette diverse prefazioni, una rappresentazione dell’eros realistica e cruda, e un’estrema varietà di registri stilistici che vanno dal lirico al saggistico, dal giornalistico al visionario e all’allegorico.

Come confidò l’autore in una lettera ad Alberto Moravia, questo romanzo doveva essere «il preambolo di un testamento, la testimonianza di quel poco di sapere che uno ha accumulato». Rimasto incompiuto per l’improvvisa morte violenta dell’autore, è sopravvissuto in tutto questo tempo l’alone di mistero che continua ad alimentarne il mito.

Questa nuova edizione di Petrolio, grazie alla cura di Maria Careri e Walter Siti, si arricchisce di brani inediti, di documenti d’epoca e di originali ipotesi interpretative capaci di rinnovare il dibattito su un’opera che, a oltre trent’anni dalla sua prima pubblicazione, non smette di affascinare e interrogare i lettori.

Cover: Pasolini visita la tomba di Antonio Gramsci.

Direttore di FUL magazine e membro della redazione dal 2017. Ho realizzato reportage su vari temi tra cui: il fenomeno hooligans agli Europei di calcio in Francia (2016), il primo Pride dell’Ucraina a Kiev (2018), la questione del confine orientale tra Italia e Jugoslavia (2020), la protesta dei lavoratori ex-Gkn di Campi Bisenzio (2021), il vertice NATO in Lituania a Vilnius (2023). Ho coperto svariate edizioni della rassegna di moda “Pitti Uomo” e partecipato come inviato al Festival del Cinema di Cannes nel 2024.