Intervista a Angela Kiss: incontro con un “alieno”.
Ma tu ci credi agli alieni?
Noi sì! Ne abbiamo incontrata una molto speciale e le abbiamo fatto tante domande su cosa significa sentirsi alieni e atterrare in un altro pianeta. Angela Kiss, scrittrice contemporanea di origine ungherese, dopo aver vissuto anni e anni in Inghilterra ha redatto un libro-guida per tutti coloro che, approdati in terra inglese pre/post-Brexit, vogliano capire meglio la cultura e le usanze tipiche di un Paese in cui l’understatement più che essere un’arte è una vera filosofia di vita e una regola sociale. Una sorta di vademecum ironico e profondo (quanto solo il british humour può esserlo) su come sopravvivere e imparare a riconoscere e condividere i codici di un Paese ‘alieno’ che, per un po’, Angela ha chiamato ‘casa’.
1) “How to be an alien in England – A guide to the English” è un libro fantastico, quando e come hai deciso di scriverlo?
Dopo aver vissuto circa un decennio in Inghilterra, ho avuto la sensazione di essere pronta per scrivere un libro sugli inglesi. Nonostante io non mi sia limitata solamente a osservare ed esaminare gli inglesi, ma abbia anche letto e studiato molto su di loro, il mio libro non è un trattato di antropologia ‘serio’, piuttosto un libro leggero e divertente che rispecchia gli inglesi e noi alieni*.
(*All’inizio del secolo scorso il termine ‘alieno’ era comunemente usato per descrivere gli stranieri.)
2) Quanto ami, odi, ti diverti e ti arrabbi con gli inglesi? Perché?
Io adoro gli inglesi, mi piacciono tantissimo. Anche se sono creature estremamente riservate e strane, sono altrettanto estremamente divertenti. Il modo in cui si scusano per cose che non sono nemmeno successe o quanto sono ossessionati dal loro tempo quasi sempre grigio, è molto divertente!
Trovo anche divertente il modo ‘inglese’ di comunicare perchè è come un labirinto: è estremamente indiretto. Di conseguenza, se vuoi capire veramente quello che qualcuno ti sta dicendo, devi imparare a leggere tra le righe, da destra a sinistra e dall’inizio alIa fine e viceversa. All’inizio ero sempre confusa e anche arrabbiata per non essere mai sicura di ciò che loro realmente volevano dire ma, dopo un po,’ ho capito come interpretare la loro comunicazione. Per esempio:
Quando gli inglesi dicono:
“Wow! Sei così coraggioso!”
Significa:
“Tu sei veramente pazzo!”
Quando gli inglesi dicono:
“Questo è un consiglio di affari piuttosto inusuale.”
Significa:
“Qualcuno potrebbe per favore chiamare l’ospedale psichiatrico?”
Quando gli inglesi dicono:
“Hmmm. Molto interessante…”
Significa:
“Non stavo ascoltando. E per essere onesta, non so nemmeno chi sei.”
Quando gli inglesi dicono:
“Non sono sicura che mi piaccia.”
Significa:
“Per me, fa schifo”
Quando gli inglesi dicono:
“Non è veramente la mia materia.”
Significa:
“Non ho la più pallida idea di cosa diavolo tu stia parlando”
3) Ti senti più inglese adesso?
No. Mi sento perfettamente a posto con il mio essere ‘aliena’. Mi reputo una zoologa di mentalità aperta che esamina gli scimpanzè nella speranza di imparare qualcosa da loro.
4) Come ci si sente a essere alieni? Può un alieno essere felice? Dove? Come?
Non dovremmo mai dimenticare che esistono due tipi di alieni. Quelli che diventano alieni per scelta -come me- e quelli che sono obbligati a diventarlo per scappare dalla guerra e dalla violenza, dalla povertà o dai cambiamenti climatici, dalle persecuzioni basate su nazionalità, razza, religione, orientamento sessuale o opinione politica.
Per me, è stato (ed è) difficile essere un alieno. Non perché non mi sentissi accolta dal mio nuovo Paese prescelto e dalla sua popolazione, perché la mia esperienza dice che se tu ti rapporti a una Nazione con mentalità aperta e a cuore aperto, la loro risposta sarà la stessa. Il mio problema costante è sempre la nostalgia di casa: è molto difficile essere lontano dalla mia famiglia. Ma sono abbastanza fortunata di avere l’opportunità di andare a trovarla tutte le volte che voglio, a differenza di quegli alieni la cui patria non li accoglie più o che hanno perso casa e famiglia.
A parte la mancanza di casa, essere aliena è un’avventura, un’esperienza di vita. Credo che gli alieni più felici siano quelli più aperti, flessibili, che amano e rispettano le diversità, che si adattano facilmente ai cambiamenti, che lavorano sodo e che sono pronti a imparare. Essere aliena mi ha insegnato molte cose e non solo sugli altri Paesi e nazioni ma anche sul mio Paese e su me stessa.
5) Hai viaggiato molto. Sei mai stata in Italia? Dove? Cosa ti piace e cosa non ti piace del nostro Paese?
Non solo ho visitato l’Italia, ma ci abito proprio in questo momento. Nonostante ciò, ho viaggiato solo dalle Alpi alla Toscana ma non vedo l’ora di scoprire l’Italia centrale e ancora di più il Mezzogiorno. Non posso immaginare una persona che non si innamori immediatamente dell’Italia, del suo patrimonio culturale, della lingua così musicale e dei gesti così divertenti. Dei panorami fantastici, del cibo, del vino e dei suoi adorabili e divertenti abitanti. Ma ci sono anche piccole cose di ogni giorno che amo in Italia. Per esempio: l’amore è dappertutto in Italia. Puoi immediatamente accorgertene quando arrivi in qualsiasi aeroporto. Gli altri Paesi hanno lo “short stay parking” (parcheggio per sosta breve), in Italia si chiama “kiss and fly area” (area bacio e volo). Com’è romantico!! Se c’è un prodotto fatto in Germania, c’è scritto semplicemente “made in Germany” o se è fatto in Cina, c’è scritto “made in China”. Ma, la spremuta d’arancia che bevo ogni mattina non è semplicemente “made in Italy” ma “made in Italy with love”. (“Prodotto con amore in Italia”.) Amo il fatto che l’amore sia dappertutto in Italia.
Ma, se devo pensare a un tema serio e importante direi che il sistema sanitario è la prima cosa che mi viene in mente. Ho dovuto farmi visitare da vari dottori e ospedali negli ultimi due anni in Italia e ho avuto solo esperienze positive: non ho mai visto medici e infermieri così appassionati, gentili e sorridenti come in Italia. Davvero grazie.
Cosa non mi piace?
Beh, prima di tutto la burocrazia. È come un labirinto senza uscita. Terribile. Secondo, trovo che guidare in Italia sia terribilmente pericoloso. Le strade sono piene di guidatori freestyle e finora ho visitato solo l’Italia settentrionale, non oso immaginare il Sud!
6) Ti senti un alieno anche in Italia?
No. Vivo a Milano, che è più una città centro-europea che non mediterranea e, per questo, assomiglia molto alla mia terra natale. Ci sono molte somiglianze ‘grazie’ alle influenze asburgiche. Nonostante pensi che avrei adorato vivere in un tipico paesino italiano romantico o in una città di mare, apprezzo anche l’ambiente multiculturale di Milano. Il termine preciso in cui mi identifico in questo momento qui è “mezzo-alieno”. Probabilmente mi sento meno aliena io di quanto un meridionale potrebbe sentirsi in Nord Italia…
7) Quali sono I tuoi prossimi progetti?
Al momento sono molto occupata nel crescere una bambina mezzo-italiana e mezzo-ungherese ma, prima o poi, aspettatevi un libro sugli italiani da parte mia!
Sarà una bella sfida perché l’Italia è diventata un Paese unico grazie all’unificazione di Garibaldi ed è ancora un Paese e un popolo così ricco di differenze geografiche e culturali che sarà difficile quanto scrivere un libro che metta insieme, per esempio, Spagna e Svizzera!
In attesa di leggere quindi un “How to be an alien in Italy: a Guide to Italians”, fatevi trasportare in un altro pianeta dall’alienante quanto entusiasmante lettura del libro di Angela. Credeteci, gli alieni non sono fantascienza: sono in mezzo a noi e questo libro ne è la prova…
Angela Kiss books and e-books on Amazon Italia:
How to be an Alien in England – A guide to the English:
One Way Ticket to London
Intervista a cura di Rita Barbieri