Mercoledì 15 settembre, alle ore 10.30, verrà posta in Via Vacchereccia 3 (zona Piazza della Signoria), una targa commemorativa per omaggiare il celebre musicista jazz fiorentino Piero Umiliani, autore di colonne sonore di fama internazionale, che qui ha vissuto dal 1977 al 2001.
Nato a Firenze in Via Coluccio Salutati, nonostante abbia vissuto per diversi anni della sua vita a Roma, sono tanti i fatti e gli aneddoti che legano per sempre la figura del compositore a Firenze, che ha finalmente deciso di omaggiarlo.
Abbiamo chiesto a Luca Andreozzi -ideatore, curatore e promotore dell’iniziativa- di raccontarci com’è nato il progetto e cosa rende indissolubile il legame dell’artista con Firenze.
Come nasce l’evento di mercoledì 15 settembre?
“Contattai la famiglia Umiliani qualche anno fa per un’intervista, così conobbi le figlie del maestro, Elisabetta e Alessandra. Il nostro rapporto proseguì e a Radio Amblè dedicammo una puntata a Umiliani, con Elisabetta e con il commento musicale de La Ponto. Non era assolutamente abbastanza, quindi iniziai a pensare a tutto quello che potevo fare per ricordare nel migliore dei modi Umiliani.
Scrissi quindi un progetto ambizioso ma effettivamente poco realizzabile e mentre scrivevo, pensavo, cancellavo, mi fermavo, mi arrabbiavo, è scoppiata la pandemia. Finiti i vari lockdown, ho avuto una grande voglia di procedere e ho detto a me stesso che in qualche modo dovevo dare inizio al mio progetto. Quindi ho proposto alla famiglia di realizzare una targa dedicata a Piero, nella casa che comprò negli anni ‘70, in Via Vacchereccia, in Piazza della Signoria. Ricevuto l’ok, ho iniziato. Devo ringraziare Daniele Nannotti per avermi aiutato e per aver contribuito e partecipato con grande entusiasmo alla mia proposta.”
Che cosa ha reso Piero Umiliani famoso a livello internazionale?
“Piero Umiliani venne notato la prima volta a livello internazionale nel 1958 con la colonna sonora composta per “I Soliti Ignoti” di Mario Monicelli, pellicola candidata ai Premi Oscar e vincitrice di due Nastri D’Argento. Di grande rilevanza è stata la sua collaborazione con uno dei trombettisti più importanti nella storia della musica, Chet Baker. Meravigliosa la sua interpretazione di “Sentirsi Solo”, brano presente nella colonna sonora di “Smog”, film di Franco Rossi.
Ovviamente, il grande successo internazionale è anche dovuto a “ Mah Na’ Mah Na’ “, che in realtà s’intitolava “Viva la sauna svedese”. Era un brano che a Umiliani non interessava più di tanto, lo compose per “Svezia Inferno e Paradiso”, docufilm di Luigi Scattini, un incredibile successo del 1968. Quando mandò la colonna sonora negli USA, gli americani impazzirono per questo motivetto. Diventò una specie di “hit” dell’epoca. Tutti la conoscono grazie al Muppet Show, ma pochi sanno che è grazie da un fiorentino, Piero Umiliani appunto, se ancora oggi grandi e piccini si divertono a cantarla e ad ascoltarla.”
Sono tanti i fattori che legano il compositore a Firenze. Ce li racconti?
“Umiliani e Firenze sono una cosa sola. Nacque in Via Coluccio Salutati nel ‘26, si diplomò al liceo classico Galileo Galilei, si laureò all’Università degli Studi di Firenze in Giurisprudenza e si diplomò in Contrappunto e Fuga al Conservatorio di Firenze “Luigi Cherubini”. Suonò per gli americani con il suo Quintetto Stella quando liberarono Firenze.
La sua orchestra suonò nel 1959 per Odoardo Spadaro ne “Le canzoni di Firenze”. Inoltre, seppur trasferitosi a Roma per ovvi motivi di lavoro, rimase molto legato alla sua città natia, al punto di acquistare negli anni ‘70 una casa in Piazza della Signoria.”
La celebrazione di Firenze arriva nel ventesimo anniversario della sua scomparsa. Un artista così meritava di essere celebrato ben prima? Come mai, finora, non è stato fatto niente per omaggiarlo?
“Si, sicuramente meritava di essere celebrato prima. Come mai finora non è stato fatto molto per omaggiarlo? Temo sia il risultato di tanta, troppa, ignoranza. Non trovo altre risposte o giustificazioni.
Fortunatamente, oltre alla targa, quest’anno l’Istituto Luce Cinecittà ha prodotto un documentario sulla vita di Piero Umiliani, “Il tocco di Piero”, diretto da Massimo Martella, con Enrico Pieranunzi, Edda Dell’Orso, Carlotta Proietti, i Calibro 35 e tanti altri.”
Che cosa ti lega personalmente a Umiliani?
“Ho avuto la fortuna di avere un padre che mi ha cresciuto facendomi ascoltare grandi orchestre come quella di Glenn Miller e Benny Goodman. Volendolo o no, lo Swing e il Jazz erano i generi che passavano nello stereo di casa. All’età di 15 anni mi innamorai di Chet Baker. Diventò una specie di ossessione, al punto che iniziai a studiare la tromba. Il primo brano che desiderai imparare fu proprio “Almost Blue”, di Elvis Costello, rifatto da Chet: un capolavoro. Quando visitai l’anno stesso Amsterdam, ricordo benissimo l’incredibile emozione che provai quando arrivai davanti all’hotel dove Chet perse la vita. Fu qualcosa di assurdo, difficilmente decifrabile. Mi sembrò quasi che fosse passato di lì poco prima, come se non se ne fosse mai andato.
Iniziai la scuola e dovevo svegliarmi molto presto perché avevo tanta strada da fare. Ogni giorno avevo con me un vecchio iPod con dentro moltissima musica che ascoltavo e riascoltavo mentre guardavo fuori dal finestrino di qualche autobus sgangherato e immaginavo situazioni e scene che mi facevano sognare. Una mattina, lo ricordo benissimo, era ancora buio e faceva un freddo cane, ascoltai “Relaxing with Chet”: rimasi davvero colpito da questo brano. Così mi documentai e scoprì che sì, era Chet Baker alla tromba, ma la musica era di Piero Umiliani. Incuriosito iniziai ad ascoltarlo: quando dallo stereo di casa uscì l’OST di “Svezia Inferno e Paradiso”, ebbi come una rivelazione. Tremavo, mi sudavano le braccia, provai un entusiasmo e un’adrenalina incredibile. Stavo ascoltando qualcosa che mi stava facendo letteralmente impazzire.
Allora comprai qualche libro su Umiliani e scoprì immediatamente che era nato a Firenze. Non potete immaginare il mio stato di estasi.
Piero Umiliani è la colonna sonora della mia vita. Quando sono innamorato, quando sono triste, quando sono eccitato, quando cerco ispirazione, ascolto Piero e tutto mi è più chiaro. Quando devo attraversare dei momenti difficili e ascolto Umiliani, è come se il mio dolore venisse cullato e in qualche modo guarito dalle sue note. Per questo voglio in tutti i modi che venga riconosciuto. Se la targa farà incuriosire anche una sola persona, sarò felice.”
Quante e quali difficoltà hai trovato nell’organizzazione dell’evento?
“A parte qualche piccolo inconveniente, tipico per chi cura e organizza queste cose, non ho trovato grandi difficoltà. Avere accanto persone come Elisabetta, Alessandra, Daniele e tutti gli amici come Francesco Conforti e Lucia Trentini, che mi stimolano e apprezzano, aiuta molto.”
Dopo l’affissione della targa, quali sono i progetti con i quali Firenze continuerà a ricordare il celebre musicista?
“Ci stiamo lavorando, per adesso non possiamo ancora parlarne. A breve ci saranno altre novità, vi terremo aggiornati.”
Qual è il lasciato più grande che Umiliani ha fatto a tutti noi?
“Beh, credo che il lasciato più grande di Umiliani sia averci donato qualcosa che ci faccia tuttora emozionare. E in un mondo come questo, dove avanzano il brutto e il trash, credo che Umiliani – come molti altri – sia una fonte inesorabile di cultura e sensibilità verso il bello.”