Magari avrete già notato delle poesie appese al parabrezza dei motorini o ai manubri delle biciclette per le strade di Firenze. E’ opera di “Poesia in moto”. L’abbiamo incontrato per scoprire cosa c’è dietro.
Parlaci di te?
Mi piace pensare a “Poesia in moto” come un movimento e per questo cercherò per quanto possibile di mantenere l’anonimato. Questo, in primis perché trattando di poesia, vorrei valorizzare il movimento e la poesia stessa più di chi ci sta dietro. Posso dire però che sono da solo (questo già fa intendere qualcosa), ma allo stesso tempo ho l’ambizione e la voglia di espandermi e per questo mi piacerebbe ricercare qualche nuovo poeta o anche solo qualcuno che abbia a cuore l’intento del movimento.
Cos’è la poesia per te?
Secondo me la poesia è la possibilità per eccellenza di condividere emozioni. La poesia riesce a trasmettere emozioni e stati d’animo in maniera più suggestiva della prosa. La poesia è movimento che attraversa l’uomo. Quando scriviamo poesie lo facciamo perché dentro di noi qualcosa vuole disperatamente essere, prendere vita. Diventa perciò fondamentale lo stupore che il poeta prova di fronte alla propria espressione, ed è proprio questo meravigliarsi della propria condizione che poi colpisce il lettore. Io sono totalmente contro le interpretazioni di tipo accademico perché credo che non ce ne sia una sola valida per tutti. Quando spieghi la poesia, diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia a un animo predisposto a comprenderla. Il bello della poesia è questo: riconoscersi nei versi di altri, familiarizzare con le parole, dare significati nuovi alle parole, vivere le parole. Perché la poesia non è di chi la scrive, ma è di colui al quale serve.
Fare poesia dunque per me è vivere, o meglio, realizzare di essere vivi, è realizzare di provare sentimenti e avere un certo tipo di sensibilità. È riprendere sentimenti passati, riviverli, riscoprirli.
In fin dei conti è il processo di mutazione della poesia che mi affascina. Il poter modellare le parole, il dover cercare le parole giuste e le immagini giuste per dare vita ai pensieri.
Come nasce il tuo progetto?
Il mio progetto, come molte cose, nasce per puro caso. Era l’8 Marzo quando decisi di attaccare una poesia sul parabrezza di un motorino appartenente a una ragazza della quale ero infatuato. Pochi giorni dopo compresi che la poesia non era mai arrivata perché avevo sbagliato motorino. Una scena piuttosto simpatica che però mi ha fatto venire quest’idea. Qualcun altro avrà ricevuto quella poesia e magari avrà fatto un sorriso, magari l’avrà buttata, ma comunque l’avrà letta e questa è la cosa importante.
Il movimento è iniziato ufficialmente il 21 marzo, giornata mondiale della poesia, quale giornata se non questa? Ho deciso di affiancare al movimento anche la pagina Instagram dove metto alcune foto che il più delle volte ritraggono la poesia attaccata e dietro uno sfondo facilmente riconoscibile di Firenze o delle città in cui porterò il movimento. L’intento è quello di far conoscere a chi mi segue la bellezza della mia città e non solo.
Che cosa cerchi di fare col tuo progetto?
Il nome “Poesia in moto” è un gioco di parole in quanto le poesie vengono attaccate prevalentemente su moto, motorini e biciclette e l’idea è quella che la poesia si muova e si metta in moto insieme al mezzo di trasporto. Per questo motivo lo slogan del movimento è ‘A Firenze e chissà dove’ perché l’obiettivo è viaggiare il più possibile. Il foglio che utilizzo è un A6, piuttosto piccolo in modo da non dare noia al guidatore ed è fronte-retro, dalla parte del conducente c’è la poesia, dall’altra c’è un disegno che rappresenta un uomo o una donna a seconda della poesia, questo per far passare il messaggio che la poesia è di tutti, nessuno escluso.
Il mio intento è quello di restituire la poesia a tutti, in quanto è un’arte che sta sempre più scomparendo e, per evitare ciò, deve ritornare a far parte della vita di tutti i giorni. Perciò in un certo senso, attaccando sui mezzi di trasporto, obbligo il proprietario a leggere una poesia, poi deciderà lui se farla viaggiare con sé o meno.
Ma la poesia sui social può funzionare?
Assolutamente sì. In un momento storico come questo segnato dal declino della poesia, il mondo dei social permette ancora la fruizione di questo genere letterario. Ad oggi sono numerosi i giovani che pubblicano poesie sui loro profili, magari è una moda, ma questo serve a rivalorizzare la poesia e in fin dei conti significa che l’uomo non può vivere senza, ne ha bisogno.
Lasciaci con una delle tue poesie (in moto)
Il tempo perfetto
Vestiti di caste carezze.
E àrmati di braccia
le più stanche che hai.
Scrollati di dosso
le rime incostanti
e le tante parole
lasciate
senza voce.
Alzati sopra gli sguardi.
Gioca
con lo sdegno indifferente
di chi parla di maree.
E applaudi allo scoppio
di questo
che è il tempo perfetto.