“Il silenzio non è assenza di qualcosa ma la presenza di tutto”. Aria Art Gallery ospita una mostra che ci fa sopperire alla chiusura dei musei.
Con la “zona arancione” il Covid-19 ci costringe ad ennesime restrizioni, ma gli appassionati di arte e di pittura possono sublimare la chiusura dei musei visitando uno group show di sicuro interesse.
Si chiama “Presence. Absence. Stillness” ed è stato appena inaugurato alla Aria Art Gallery in Borgo Santi Apostoli. L’esposizione, aperta fino al 25 marzo e curata da Nataša Radojević – in un progetto di collaborazione con Logic Art Space e la Drina Gallery di Belgrado – è l’occasione per ammirare nove artisti, emergenti e affermati, tutti caratterizzati da linguaggi e approcci all’arte innovativi.
Il titolo sembra evocare un paradosso. L’esposizione, infatti, indaga il dialogo unico tra le opere d’arte selezionate e disposte all’interno di un nuovo contesto. I confini materiali delle opere vengono meno, rivelando le connessioni sottili e nascoste che raccontano la dicotomia presenza – assenza, movimento – quiete, e immagine congelata – in movimento. Il paradosso è quindi un dialogo silenzioso, carico di significati che lo spettatore può scoprire “ascoltando” i dipinti, le sculture, le fotografie, le installazioni video e le opere su carta dei protagonisti.
Ecco una breve rassegna degli artisti che potrete ammirare:
Miloš Todorović (Serbia/Francia, 1971)
Nato a Belgrado, negli anni Novanta studia all’École nationale supérieure des Beaux-Arts di Parigi dove consegue il master in pittura. L’artista ottiene importanti riconoscimenti professionali, vincendo anche uno dei premi più prestigiosi che la Francia ha dedicato alla pittura: il Premio dell’Accademia delle Scienze e delle Arti del Fondo Pierre Cardin. Finora, ha esposto le sue opere in quattordici mostre personali e più di trenta collettive. I suoi dipinti sono stati esposti insieme ad opere di Andy Warhol, Keith Harring, Roy Lichtenstein, Jean Michel Basquiat o Damien Hirst. Nel suo lavoro più recente sviluppa idee e temi manifestati dall’urgenza del visibile e (in) tangibile, astratto e figurativo allo stesso tempo. Partendo dal fatto che la concezione visiva di Dio è un’astrazione assoluta, inizia a cercare un modo per dare forma a un corpo sottile dall’acqua e dalle nuvole, tendendo a incarnare un essere incorporeo che ha l’apparenza e la presenza ma non la pienezza della forma.
Cristiano Pintaldi (Italia, 1970)
L’artista romano da trent’anni dipinge impiegando unicamente i colori appartenenti alla scala RGB – rosso, verde e blu – dipinti su sfondi neri, accostandoli nello stesso modo in cui i pixel si dispongono per dare vita all’immagine sullo schermo televisivo. I soggetti scelti sono tratti dalla cultura pop, da programmi TV, cartoni animati e dai film di Kubrick. La ricerca pittorica di Cristiano Pintaldi parte dallo studio approfondito della costruzione dell’immagine all’interno dello spazio-video, per poi restituirla su tela simulando le stesse procedure mediante la pittura. Infatti, i suoi dipinti vengono effettivamente affrontati secondo la logica tipica delle immagini elettroniche, in cui le unità elementari di informazioni visualizzate sullo schermo sono i pixel.
Jannis Kounelis (Grecia, 1936 – 2017)
Nel 1956, all’età di 20 anni, dopo essere stato rifiutato dalla Scuola di Belle Arti di Atene, lasciò la Grecia per Roma e in Italia vivrà il resto della vita. Nel nostro paese è diventato un esponente di primo piano dell’Arte Povera, un movimento artistico che alla fine degli Anni Sessanta si poneva come critica delle norme stabilite dalle politiche governative, industriali e culturali. Durante questo periodo, creò sempre più opere che giustapponevano materiali diversi, tra cui pietre, cotone, carbone o legno recuperato da letti e porte. Kounellis ha partecipato a numerose mostre internazionali, come la Biennale di Parigi o la Biennale di Venezia. I suoi lavori oggi arricchiscono prestigiose collezioni pubbliche quali la Tate Gallery a Londra, il Guggenheim Museum di Bilbao, il Museo di Arte Moderna a New York, il Centre Georges Pompidou a Parigi o il Centro Pecci di Prato.
Szymon Oltarzewski (Polonia, 1977)
Lo scultore è dal 2010 un membro della Royal British Society of Sculpture. Attualmente vive e lavora a Pietrasanta. Le opere dell’artista polacco vengono alla luce da grandi blocchi e portano l’eco di forme organiche: ricordano cellule, corpi e alludono ad essi, con movenze e superfici morbide. La decontestualizzazione di questi elementi, solitamente parti di un tutto, amplifica la loro risonanza agli occhi dello spettatore. Oltarzewski racconta la storia dell’evoluzione di questi corpi, per loro natura soggetti a caducità, tramite un materiale che caduco non è, quasi trasformando i suoi pezzi in piccoli monumenti moderni.
Miloš Tomić (Serbia, 1976)
È un’artista multimediale e la sua sperimentazione artistica spazia tra film, fotografia, collage e scultura. Diplomato in Regia all’Academy of Art di Belgrado, prosegue gli studi ottenendo il Master in Animazione Multimediale e un PhD nel 2011 all’Accademia di Arte e Spettacolo di Praga. I soggetti dei suoi lavori sono composti da oggetti di scarto e non a caso la sua tesi era intitolata “La preziosità degli oggetti scartati, cioè̀ la spazzatura come materiale per il film, la fotografia”. Nella sua carriera Tomić ha girato oltre quaranta cortometraggi, con i quali ha partecipato ai numerosi festival e mostre internazionali, vincendo numerosi premi importanti. Nel 2013 ha rappresentato la Serbia alla 55esima edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte in Venezia – La Biennale.
Carole A. Feuerman (USA, 1945)
Carole A. Feuerman è riconosciuta, insieme a Duane Hanson e John D’Andrea, come uno dei tre maggiori esponenti della “scultura iperrealista” americana, contribuendo alla nascita del movimento negli anni Settanta. L’arte della scultrice originaria del Connecticut è inclusa nelle collezioni della Senatrice ed ex candidato alla Presidenza per i Democratici Hillary Clinton, della Frederic R. Weisman Art Foundation, della Michael Gorbaciov Art Foundation, della Malcolm Forbes Magazine Collection e dello State Hermitage in Russia. La Feuerman vanta riconoscimenti e premi a livello internazionale, tra cui il Best in Show alla Terza Biennale Internazionale d’Arte di Pechino o il premio Lorenzo Il Magnifico 2001 per la Biennale Internazionale dell’Arte Contemporanea a Firenze. Proprio nella nostra città il Comune le ha assegnato il Premio Medici.
Maurizio Sapia (Italia, 1966)
Ligure di nascita, fotografo professionista e artista sperimentale, negli ultimi quindici anni Sapia ha ricercato attraverso il mezzo fotografico una propria modalità espressiva. Una ricerca che lo ha portato a svincolarsi dalle regole dell’immagine commerciale. Prima attraverso l’uso della fotografia tradizionale e successivamente con il computer, ha esplorato territori di confine tra foto e pittura in uno stile molto personale. La sua esperienza nel campo degli ambienti digitali poi lo ha portato ad estendere i suoi interessi alle installazioni interattive.
Michelangelo Bastiani (Italia, 1979)
Il lavoro di Bastiani si compone di videoproiezioni interattive e installazioni di ologrammi su schermi a LED. L’acqua è sin dagli esordi al centro della sua ricerca creativa, in quanto elemento che rispecchia a pieno la propria visione dell’arte, considerata anch’essa di per sé mutevole. A causa della particolare natura dinamica, l’acqua è sempre stata difficile da rappresentare, così la strategia dell’artista di Bibbiena è l’uso della tecnologia. Il risultato è un’interazione tangibile, una connessione diretta con lo spettatore, in una cascata che non ha mai un flusso costante, ma cambia in base al pubblico che vi passa davanti, diventando effettivamente una parte cinetica del processo creativo. Nelle sue opere Bastiani riproduce un microcosmo in una bottiglia dove i video, bidimensionali per natura, diventano realtà solide e dinamiche, percezione visiva che può essere spiegata attraverso le Leggi della Gestalt (regole teorizzate dallo psicologo berlinese Max Wertheimer che spiegano l’origine delle percezioni a partire dagli stimoli. NdR).
Beatrice Gallori (Italia, 1978)
Valdarnese di nascita e pratese di adozione, ha frequentato il corso di Fashion Design e Maglieria al Polimoda. Mentre studiava moda, ha sviluppato la voglia di sperimentare con la pittura: i suoi primi lavori hanno ritratto la sua naturale capacità di usare la materia, conferendo larghezza e vita alle sue tele, attraverso l’istinto e la spinta emotiva, utilizzando materiali di recupero. Il suo lavoro è monocromatico e volumetrico. La sua ricerca è incentrata sullo studio del movimento cellulare che ricrea sia su tela che in scultura, indagando attraverso le cellule, la vita, l’uomo, la società contemporanea. Lavora con importanti gallerie che presentano i suoi lavori sia in fiere che in mostre personali. Le sue opere sono presenti in varie collezioni pubbliche e private italiane ed internazionali.
Sottolineiamo che Miloš Tomić, Maurizio Sapia e Miloš Todorović in particolare espongono le loro opere per la prima volta a Firenze.
Il pubblico fiorentino, inoltre, da Marzo avrà anche l’opportunità di visitare la mostra personale di Miloš Todorović. FUL Magazine vi parlerà in maniera approfondita proprio del pittore franco-serbo nel nuovo numero in uscita a primavera.
Presence. Absence. Stillness.
15 febbraio – 25 marzo.
Tutti i giorni ad eccezione della domenica e nei seguenti orari:
10:30 – 13:30 e 15:30 – 18:00