Rigassificatore a Piombino: con il gas paghiamo anni di errori in politica energetica

Piombino

L’amministrazione delegato dell’ENI Claudio Descalzi ha fugato i dubbi sulle carenze di gas questo inverno, ci sono le scorte, ma ha dichiarato che i problemi maggiori li teme per l’inverno 2023. Per questo motivo ritiene imprescindibile avere i due nuovi rigassificatori a Piombino e Ravenna in tempo. Ma come siamo arrivati all’emergenza nazionale al netto dell’attualità della guerra in Ucraina e il conseguente embargo europeo sul gas russo? 

Il contesto internazionale. 

In un recente editoriale sul The New York TimesPaul Krugman ricordava quando negli anni ’80 lavorava al Council of Economic Adviser, con il governo americano che non sapeva come dissuadere gli europei dal costruire nuovi gasdotti per incrementare le forniture di gas dall’Unione Sovietica. Trent’anni fa l’URSS è collassata ma – sostiene il Premio Nobel 2008 per l’economia – i timori di una vulnerabilità strategica di un’Europa legata troppo ai russi si sono rivelati fondati. La nostra dipendenza dal gas della Russia è diventata “…the biggest risk now facing the world economy”.

Questo perché il mercato del gas ha delle rigidità di logistica, lo si trasporta in gasdotti e l’unica alternativa è spedirlo in forma liquefatta con speciali navi, facendolo poi nuovamente ritornare allo stato originale in terminal rigassificatori. Non è uno switch che lo si organizza da un giorno all’altro. In un anno le consegne del gas dalla Russia verso l’Europa sono calate del 75% – appunto come ritorsione per le sanzioni seguite all’invasione dell’Ucraina – e questo ha fatto schizzare il prezzo del gas. Bisogna ricordare che nel 2014, nonostante l’annessione della Crimea, l’Italia – governo Renzi – aveva comunque aumentato l’import di gas di Putin: questo è stato il secondo errore.

Il primo errore lo avevamo commesso alcuni anni prima, nel 2011 – governo Berlusconi – quando l’Italia si è fatta cacciare dalla Libia. Prima l’intervento armato della NATO per spodestare il raïs Gheddafi, poi quello della Turchia di Erdogan per imporre il suo ordine nella guerra civile, ha privato il nostro paese di un fornitore storico e messo in difficoltà l’ENI. Alberto Negri sulle pagine de Il Manifesto ha ricordato come ci sarebbe un gasdotto di 520 km che sbocca a Gela e a pieno regime avrebbe una portata di 30miliardi di m3, ovvero quasi la metà dei nostri consumi annuali. Ma in nome dell’atlantismo in Libia abbiamo lasciato lì a comandare i “signori della guerra”.

Il terzo errore lo abbiamo commesso nel 2016, quando di fronte alla possibilità di stipulare nuovi contratti di fornitura di energia a lungo termine, abbiamo preferito affidarci di più al mercato libero. Allora i prezzi spot erano sensibilmente più bassi e si è creduto che così sarebbero rimasti in futuro. O forse viene il sospetto che ci sia stata la volontà di eliminare le “tariffe tutelate”, cosa più facile nel momento in cui la differenza di prezzo con le tariffe del mercato libero era contenuta. Invece, già da settembre del 2021 abbiamo visto che gli aumenti del prezzo del gas sono diventati via via progressivi con la crescente domanda di energia dei paesi asiatici.

Oggi che abbiamo sostituito la Russia con altri fornitori, Algeria, Norvegia, Azerbaijan, dobbiamo ancora colmare un ammanco di 11 miliardi di m3 di gas per i nostri consumi standard – 76 miliardi annuali per la precisione, come spiega Milena Gabbanelli in un accurato articolo sul Corriere della Sera – e la soluzione più rapida è importare più gas naturale liquefatto, che viaggia su navi e quindi si può prendere da fornitori più lontani, come gli USA.

Rigassificatori in Italia

Il rigassificatore a Piombino.

La soluzione del ministro Cingolani è caduta sull’impiego di rigassificatori già pronti, cioè navi attrezzate che ricevono il GNL allo stato liquido e lo riportano allo stato gassoso da immettere nella rete. SNAM, su mandato del governo, a giugno ne ha acquistate due per una capacità di trasformazione di 5 miliardi di m3 ciascuna, quindi abbastanza per renderci quasi autonomi dalla Russia. Una sarà collocata a Piombino e l’altra al largo di Ravenna. Per velocizzare i tempi, a inizio giugno il premier Mario Draghi ha creato i commissari straordinari per i rigassificatori, nominando i presidenti della Regione Toscana e quello dell’Emilia-Romagna.

Il rigassificatore di Piombino consiste nell’ormeggiare nel porto, entro la primavera del 2023, una nave gasiera con una capacità di stoccaggio da 170.000 m3 di GNL (da 1 litro di gas liquido se ne ottengono 600 allo stato gassoso). La nave non sarebbe ormeggiata lontano dalla costa ma insediata nel porto, vicino alle abitazioni e al passaggio delle corse dei traghetti, che navigherebbero a distanza ravvicinata con rischi di collisione. Poi c’è il problema delle aziende del comparto ittico in prossimità del porto che si ritroverebbero in mare ogni giorno tonnellate di acqua fredda ed ettolitri di varechina.

Un ambiente già in passato segnato dalla presenza delle acciaierie riceverebbe un duro colpo al già faticoso tentativo di rilancio turistico dopo la crisi dell’altoforno. Probabilmente qualsiasi valutazione dell’impatto del rigassificatore darebbe responso negativo a questo progetto, ma proprio la Valutazione d’Impatto Ambientale è già stata esclusa dal governo.

I tempi per l’autorizzazione della nave a Piombino scadono a fine ottobre. Se saranno rispettati, subito dopo l’ok inizieranno i lavori propedeutici. Il presidente Eugenio Giani ha raggiunto un accordo con SNAM per far restare la nave solo tre anni in porto, poi sarà ormeggiata off shore, a 12 chilometri di distanza dalla costa.

Il nuovo governo che si sta formando a guida Fratelli d’Italia non ha intenzione di tornare indietro sulla scelta del governo Draghi, nonostante a livello locale le proteste siano molto forti. La grana però è che il sindaco, Francesco Ferrari – paladino della lotta contro il rigassificatore – sia proprio in quota Fratelli d’Italia e pronto ad andare contro il suo stesso partito. 

Jacopo Bertocchi, ex-vicesindaco di Campiglia Marittima e socio fondatore di una cooperativa che coltiva cozze, interpellato per FUL, ha evidenziato le incongruenze della scelta di Piombino e le ricadute negative sulle attività marittime locali. Jacopo, benché non abbia più incarichi pubblici, a primavera è stato il primo a lanciare un appello per sensibilizzare sull’arrivo del rigassificatore nel momento in cui SNAM aveva acquistato le due navi gasiere. Ma alla mia domanda sul perché la scelta sia ricaduta proprio sulle acque del “fronte del porto” di Piombino, sottolinea l’opacità del processo decisionale che è calato sulla città.

<<Questa scelta mostra un’incapacità di visione sul problema dell’approvvigionamento energetico e sulle politiche territoriali, dopo lo sforzo per chiudere con l’industria pesante e riconvertirsi al green e al turismo. Un territorio che sta provando a rilanciarsi con l’agricoltura, è il secondo comune della provincia per produzione, con l’itticoltura, è il primo polo italiano, e con il nuovo molo per l’attracco delle navi da crociera… Dieci anni di lavoro per guardare oltre l’acciaio ed ecco che adesso viene imposta questa decisione dall’alto. La politica è stata latitante, forse ritiene che qui ci siano delle infrastrutture già pronte, ma senza un processo partecipativo con i cittadini non so risponderti perché abbiano scelto di portarci la nave gasiera. Per quanto la faccenda energetica sia un’emergenza nazionale bisognerebbe aver cura di dare delle risposte alle persone>>.

Anche i soldi che lo Stato dovrebbe far arrivare alla città per alleviare il “disturbo” del rigassificatore fanno sorgere dei dubbi a Jacopo.

<<Se si parla di “compensazioni” per il Comune significa che si prevede già possono esserci danni al territorio, inteso nelle sue attività portuali. Questo è un luogo fiorente di attività marittime e da qui partono 45 traghetti al giorno, non siamo in un posto isolato, stiamo parlando dell’Arcipelago Toscano! E ancora, per fare il rigassificatore si salta la Valutazione d’Impatto Ambientale e il parere negativo di ben 27 Enti, tra cui l’ARPAT e i Vigili del Fuoco, che si è deciso a priori non abbiano potere vincolante. Questa non è una procedura da paese democratico, significa che ci sono degli interessi economici che non si possono fermare>>. 

Abbiamo chiuso la chiacchierata con una battuta sulla politica, tutta schierata – eccetto il Movimento 5 Stelle – a favore del rigassificatore a Piombino, ma con il sindaco Ferrari fermo sul no.

 <<Il sindaco sta tenendo l’atteggiamento giusto, al di là del suo consenso personale e di Fratelli d’Italia favorevole alla nave gasiera nelle nostre acque. Peccato che a sinistra il Partito Democratico nel dibattito ha soffocato le voci contrarie. Ed è clamoroso perché stiamo parlando del soggetto politico attuatore delle scelte di diversificazione economica per uscire dall’industria pesante. Anche in Regione la posizione del consigliere Gianni Anselmi – ex sindaco di Piombino e protagonista del rilancio della Val di Cornia, avendo guidato la dismissione delle acciaierie – è stata marginalizzata. È la dimostrazione che più si sale nelle gerarchie del potere e meno i territori contano, nonostante gli scioperi e l’opposizione dei cittadini. Comunque, tornando a noi, è un vero peccato perché quando pensavamo che il territorio potesse svoltare, ci fanno tornare indietro>>.

Piombino No rigassificatore

Il futuro dell’energia resta incerto. 

Rigassificatore SI o NO, la situazione del prezzo del gas continuerà ad essere estremamente turbolenta per mesi a venire, rimpiazzare l’autocrate russo Putin con altre dittature (Algeria, Mozambico…) o legarsi agli americani per le forniture di energia non è che un altro errore. 

Perché, benché l’Italia abbia recuperato sul terreno delle rinnovabili, fotovoltaico ed eolico in primis, siamo ancora messi male nell’energy mix. La burocrazia deve sbloccare progetti per decine di Gigawatt in attesa di autorizzazione, solo investendo sulle rinnovabili possiamo migliorare le nostre esigenze energetiche in modo strutturale e fare un favore anche all’ambiente. Ma non sembra l’indirizzo neppure di questo nuovo governo, uno dei tanti in Europa che non ha visione innovativa di strategia energetica.

A Piombino giovedì 20 ottobre sciopero generale e manifestazione contro il rigassificatore. Venerdì 21 presidio a Firenze davanti la Regione Toscana.

Cover photo: © Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale