Associare il Rinascimento all’Arabia degli Al Saud è un ossimoro degno di George Orwell.
Non poteva sfuggirci – non è sfuggita a nessuno in Italia – una frase che il senatore fiorentino Matteo Renzi ha rilasciato durante il suo intervento a Riyadh, partecipando alla conferenza della fondazione Future Investiment Iniziative.
Si tratta di un forum annuale a partecipazione per discutere le tendenze nell’ambiente dell’economia mondiale e degli investimenti. È ospitato dal Fondo Investimenti Pubblici dell’Arabia Saudita, la monarchia araba del petrolio per eccellenza.
Nella sua chiacchierata (trasmessa dalla tv araba) con il principe saudita Mohammad bin Salman, l’ex-sindaco di Firenze e membro del consiglio della fondazione, ha definito l’Arabia Saudita “centro del futuro Neo-Rinascimento”.
Ora, collegare l’Arabia Saudita – dove la riforma più progressista fatta di recente è l’abolizione della fustigazione – al Rinascimento, di cui Firenze è la capitale, pare azzardato. O quanto meno è un ossimoro che George Orwell avrebbe apprezzato se stesse scrivendo il romanzo 1984 in questo momento.
Al Saud: una monarchia fondata su petrolio & Islam.
Stiamo parlando di una monarchia che nel 2020 ha messo il record di condanne a morte. Per decapitazione, tanto per gradire. Si tratta di uno dei regimi più repressivi al mondo, che ha una componente politica e una religiosa. La prima è rappresentata dalla dinastia degli Al Saud e la seconda rappresentata dagli imam wahabiti, ovvero la versione più radicale dell’Islam sunnita.
In Arabia Saudita – oltre a migliaia di oppositori politici incarcerati – la condizione delle donne è particolarmente critica, esposte ad abusi di ogni tipo. Non stanno meglio i lavoratori, prettamente immigrati asiatici: sfruttamento ai limiti della schiavitù e divieto di attività sindacale.
C’è poi la faccenda dello Yemen dove l’esercito di Riyadh è impegnato in prima linea nella annosa guerra civile che dal 2015 sta devastando il paese della Penisola araba. I sauditi non si sono limitati a forniture di armi (comprate spesso in Italia fino al recente bando) alla loro parte in causa, ma anche a bombardamenti diretti sul campo.
Come noterete, ogni volta che è citata la parola Arabia Saudita c’è il rimando ad un link. È al report di Amnesty International sulle violazioni dei diritti umani commesse nel paese del principe Mohammad bin Salman. Quest’ultimo è tra l’altro accusato di essere il mandante del brutale omicidio a Istanbul del giornalista dissidente Jamal Khashoggi.
Quindi, qualunque sia il Rinascimento che hanno in mente i sauditi, a noi pare moralmente inaccettabile visto dalla capitale dell’umanesimo.