ARIA art gallery espone da tre settimane l’ultima personale di Andrea Guastavino, artista e fotografo, genovese di nascita e fiorentino d’adozione. Ancora non via abbiamo raccontato nulla, ma già stiamo cascando in una forzatura. Infatti è difficile trovare dei confini in cui inquadrare il percorso ormai più che ventennale di questo artista inafferrabile.
Provate ad agguantare Andrea Guastavino per una chiacchierata e sarete voi a farvi trascinare nel suo mondo. Un mondo in fuga, come già capiamo dal titolo dell’esposizione, LandEscape.
L’artista e le sue opere; un sorso di vino. Pausa. C’è da pensare agli ultimi ritocchi, c’è sempre da creare. Riprendiamo. Parliamo di fotografia e siamo già in viaggio con la fantasia a rimorchio delle storie di Guastavino. Un altro sorso. E l’unica cosa che si riesce a pensare è «tieni duro, perché se non rimani concentrato, sei perso». Ma quel nome vi echeggia nella testa : «Guasta, Guasta… Guasta… guasta vino….!».
Guascone prima e poi persona di mondo, vedrete in lui, nell’artista e nell’uomo, il feudatario di uno stile di vita bohémienne che oggi fa a botte con le amare leggi che governano il nostro tempo. Ma tant’è, Guastavino sorride, ride e sempre rimane Guastavino! Qualità rara, non tradita dalla moda, dalla velocità del momento.
Allora proviamo a raccontarvi Andrea Guastavino: nella prima sala della galleria, proprio in mezzo a tutto il resto, andiamo ad appoggiare lo sguardo sul bordo del collo di un’ampolla di vetro di una damigiana spogliata dei suoi indumenti. Scusate l’enfasi, ma il solo gesto rivela un po’ del Guastavino che andiamo cercando. Chiudete un occhio e provate a fissare il fondo alla ricerca di quel deposito che narri la storia del nostro artista: un sostrato di vino guastato; muffe che danno il tono alle tinte di bacco; oggetti che sono la sostanza dell’intruglio e…. «L’hai visto il naufrago!» interrompe Guastavino. «Quale naufrago?» pensiamo un po’ sorpresi. «Quello sono io!» insiste ridendo. E ripiombiamo in quel mondo corrotto alla ricerca di una figura, poetica e perfettamente a suo agio nel suo naufragar. Capirete che alla mente ci sovvengono solo citazioni altissime.
Nell’epoca della riproducibilità dell’opera d’arte, usare come mezzo espressivo la fotografia pone di per sé un bel dilemma. Eppure Guastavino, perfettamente cosciente di ciò, ha proprio bisogno della fotografia per fissare il proprio linguaggio in modo unico ed univoco. Come il suo “naufrago” che si contamina e reagisce alle esposizioni alchemiche della putrefazione del vino, così l’artista entra nelle sue opere attraverso processi di manomissione che risulteranno unici. Non troverete in questa mostra foto di persone o viventi, ma oggetti inanimati e paesaggi che sfuggono a loro stessi. Noterete invece che la mano dell’artista prende corpo e si fa sostanza, entra fisicamente dentro l’immagine, con una tecnica che è propriamente quella del guasta-tore. Sempre fedele a se stesso Guastavino, e sarà bene che lo teniate a mente. Così forse potrete fare caso alla dimensione onirica che avvolge ogni sua opera che di fatto è lo spazio della memoria, che non possiamo limitarci ad intendere come semplice impressione sulla carta fotografica, ma se letta con cura è l’impronta lasciata dalla sua storia personale. E finalmente in quel attimo di sospensione raccontato dalle sue opere troverete quella ricerca artistica che è propria di Andrea Guastavino: l’immagine, seppur fotografica, ha senso come traccia, come definizione di un momento irriproducibile, e non più come semplice riproduzione perfetta.
La mostra termina 8 aprile, ma l’occasione di raccontarvi la storia di Guastavino è data dall’insolito evento, una festa di chiusura, che si terrà questo giovedì 3 aprile (appuntamento a ARIA art gallery dalle 18.30, Borgo SS Apostoli 40), in cui alcuni fortunati potranno aggiudicarsi all’equivalente del prezzo di una piccola guida, delle bottiglie (manco a dirlo) di vino, su cui l’artista ha riprodotto particolari delle sue opere. Primo assaggio questo di un lavoro futuro in cui nuovamente la contaminazione ha come comun denominatore il Vino e chi sa Guastar-lo.
COSIMO LIPPI
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