Anche Michelangelo usava il fotoritocco

David-MichelangeloÈ opinione comune che la mania del fotoritocco sia connaturata al mondo moderno, oramai una civiltà delle immagini, e che Photoshop abbia distorto la nostra concezione della bellezza umana. In realtà non è andata affatto così. Photoshop è infatti solo l’ultimo mezzo che gli uomini hanno utilizzato per adattare, nelle proprie opere figurative, la realtà fisica a quella ideale, estetizzando per così dire l’aspetto naturale dei propri soggetti.
Una tradizione antichissima lega i moderni photoshoppers a Michelangelo, prima di lui al grande scultore classico Fidia e, persino, alle mummie Egizie. Conosciamo tutti il David del Buonarroti, che troneggia nella nostra città con la sua forma fisica perfetta che l’artista mutuò dall’estetica classica, con tanto di ventre piatto e tartaruga, ossessione del maschio moderno. Questa immagine, ripresa da quella di tanti generali e atleti greci e romani, non è affatto realistica. Costoro, infatti, erano guerrieri e soldati che si guardavano bene dal non avere la pancetta: in guerra un po’ di grasso sul ventre difendeva dalle ferite, manteneva calorie e proteggeva dalle intemperie. Il soldato romano che difendeva le mura di Florentia nel III secolo d.C., era un uomo basso con tanto di “buzzetta”, molto diverso dalle imponenti immagini in marmo replicate fino al Rinascimento e oltre. Il realismo poco importava a Fidia, così come a Michelangelo, che idealizzarono la bellezza dei propri soggetti rifacendosi alla rappresentazione delle divinità pagane, esattamente come oggi ci rifacciamo a quella dei divi hollywoodiani.
Non diverso era l’atteggiamento degli antichi Egizi, che dopo aver mummificato i propri defuntimummie-ricostruzione
corredavano il sarcofago di un pannello dipinto con il volto dell’occupante. Confrontando questi ritratti
con le ricostruzioni craniche degli antropologi, che potete vedere nell’immagine qui accanto, notiamo nasi ridotti, tratti delicati, visi snelliti. Dunque anche i pannelli egizi erano ingannevoli quanto oggi una copertina di Vogue.
Sembra dunque che l’arte abbia sempre comunicato le sue verità attraverso una menzogna, probabilmente perché, più che descrivere l’aspetto del mondo, essa ne ha trasmesso il riverbero nell’animo umano. Forse Photoshop ha falsato il realismo fotografico, ma l’aspirazione a una bellezza ideale è un tratto comune a tutta l’umanità e a tutte le epoche, seppure diverso ne sia stato nel tempo l’impatto sulla società. Sicuramente era così per Michelangelo e per coloro che lo avevano preceduto.
NICCOLÒ BRIGHELLA