Robert Wilson porta il Libro della Giungla al Teatro della Pergola

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Un’opera per tutte le età, una favola sull’umanità e un inno alla differenza. Il visionario regista Robert Wilson unisce le forze con il surreale duo CocoRosie per un’entusiasmante rivisitazione del famoso romanzo di Kipling Il libro della giungla al Teatro della Pergola. 

Come ombre, sagome nere disegnano forme sul fondale blu. Volti candidi splendono nel buio illuminati da una luce lunare. Altre volte silhouette danzanti si vestono di colori accesi e animano con ironia e leggerezza la scena. Linee essenziali assumono un’intensa carica espressiva in un gioco cromatico di contrasti forti. Visioni fuori dal tempo, spesso algide e austere, talvolta oniriche e fiabesche secondo una sensibilità quasi infantile: sono i paesaggi performativi di Bob Wilson che dal 3 al 6 febbraio vivono sul palcoscenico della Pergola. Il regista americano è a Firenze con il musical Jungle Book, ispirato all’omonimo romanzo di Rudyard Kipling. Si tratta della quarta collaborazione tra Wilson e il duo musicale Coco Rosie per un pubblico di famiglie.

Artista poliedrico, dal teatro, alla grafica, al design, alla videoinstallazione, attivo nel panorama internazionale dalla fine degli anni Sessanta, Bob Wilson è tra i registi che hanno rivoluzionato lo spettacolo contemporaneo. Il suo lavoro per il palcoscenico integra in maniera innovativa diversi media: danza, musica, testo e in particolare illuminotecnica. Tra gli ispiratori di un teatro fondato sull’immagine, utilizza la luce come strumento pittorico attraverso il quale gli elementi scenici (umani e non umani) si svelano al pubblico.

Dopo la rivelazione di Deafman Glance (1970), cosidetta “opera del silenzio”, realizza il celebre Einstein on the beach (1976),spettacolo in forma operistica che infrange i canoni della rappresentazione tradizionale, frutto della collaborazione con il musicista Philip Glass. Durante cinque ore di spettacolo nessun intervallo ma il pubblico può entrare e uscire dalla sala liberamente. È proprio nell’uso del tempo che Wilson fonda la nota distintiva della sua poetica. Oltre ad aver proposto performance di ampia durata (The Life and Times of Joseph Stalin performance dodici ore, KA MOUNTain and GUARDenia Terrace che si svolge sulla vetta di una montagna in Iran per sette giorni), il ricorso alla lentezza e inaspettate variazioni di ritmo sono nell’opera di Wilson una precisa scelta drammaturgica: Il suo teatro è immediatamente riconoscibile per i movimenti dilatati e stilizzati dei performer che ricordano la tradizione giapponese. Attraverso questa nuova dimensione dello spazio e del tempo Wilson supera la concezione di teatro come rappresentazione per costruire un teatro della presenza che accoglie il sogno.

Testo di Elio Bonaccini