In Italia si buttano via centinaia di migliaia di tonnellate di cibo all’anno. Il progetto SenzaSpreco si prefigge di combattere lo spreco alimentare ed educare i cittadini al consumo consapevole.
Nonostante la crisi economica, le famiglie italiane buttano via cibo per un valore di circa 338.000 euro all’anno. Siamo sinceri, quante volte ci è capitato di buttare via qualcosa dimenticato in frigo? Oppure gli avanzi di una cena con amici (mai che avanzi da bere, eh!). Capita che quelle fettine di carne siano diventate un po’ scure, che sia venuta la muffa sul formaggio, oppure sui mandarini che erano a contatto con le mele. Abbiamo perso l’abitudine a “scattivare” e salvare il salvabile, sempre più spesso usiamo la strada veloce del consumismo e buttiamo via. Perché il tempo è sempre poco, perché c’è da lavorare tanto e spesso mangiamo fuori casa. Probabilmente è proprio a causa dello stile di vita e del costo sempre inferiore degli alimenti se lo spreco domestico ha assunto dimensioni preoccupanti.
Per fortuna c’è chi si batte attivamente contro questo fenomeno. Abbiamo incontrato Jacopo Visani, portavoce del progetto SenzaSpreco, nato all’interno della cooperativa Le Mele di Newton.
Jacopo ci racconta che solo nel 2009 in Italia sono andate sprecate 277.000 tonnellate di derrate alimentari, l’equivalente in peso di 1.500 balenottere azzurre!
Il progetto SenzaSpreco si prefigge di trasformare i problemi dello spreco alimentare in opportunità di cambiamento sociale. Una questione molto complessa e stratificata che ha richiesto un approccio integrato su tre livelli di azione: il marketplace, i servizi su misura e la formazione.
Marketplace: una piattaforma web che permette a tutte le industrie coinvolte nella filiera di produzione, trasformazione, distribuzione e vendita di prodotti agroalimentari di mettere annunci riguardo alle loro eccedenze. In questo modo i prodotti prossimi alla data di scadenza, con confezioni danneggiate, o non conformi agli standard estetici del mercato, potranno generare comunque dei ricavi: essere acquistati a prezzi scontati o essere donati a enti caritatevoli. Dai primi di marzo questa piattaforma entrerà nella fase di testing, per poi essere operativa al 100% da giugno 2015.
Servizi su misura: consulenze specifiche per le aziende al fine di creare delle micro-filiere contro lo spreco alimentare. Un esempio pratico: SenzaSpreco ha messo in contatto l’istituto alberghiero Chino Chini di Borgo San Lorenzo con l’azienda di distribuzione ortofrutticola Lunica di Vicchio, creando un canale privilegiato grazie al quale l’azienda potrà vendere le proprie eccedenze a prezzi scontati alla scuola alberghiera che le utilizzerà per i laboratori e la mensa.
Formazione: il problema dello spreco alimentare è anche culturale, lo dimostrano le dimensioni dello spreco domestico. Per questo SenzaSpreco offre strumenti informativi, laboratori, workshop, seminari ed eventi per le scuole e per le aziende. Il fine è quello di attuare dei cambiamenti normativi a livello istituzionale, delle vere e proprie sfide volte a creare delle dinamiche di produzione più virtuose e in questo senso comuni e stato hanno ancora molto da fare. Un esempio pratico è la politica verso i prodotti che riportano la dicitura: “da consumarsi preferibilmente entro”, che non individua la data di scadenza ma il momento ottimale per il consumo e che solo in alcuni comuni è permesso donare. Un altro esempio è la tassa sui rifiuti, in quasi tutti i comuni è direttamente proporzionale ai metri quadri degli esercizi, un sistema più virtuoso sarebbe una tassazione in base alla quantità e alla “qualità” dei rifiuti.
SenzaSpreco è un progetto davvero innovativo ma non si può sostituire al lavoro delle istituzioni, che si devono adoperare attivamente per diffondere una maggior consapevolezza del problema. Ed è altrettanto necessario che ognuno di noi faccia la sua parte: quindi la prossima volta che avete degli avanzi, invitate degli amici a cena prima di buttare via tutto, ma fategli portare da bere!
Marco Fallani