Curata da Nataša Radojević e Chunmeng Yang, la mostra collettiva SILENT TRANSITIONS a Firenze si terrà dal 1 marzo al 24 marzo 2024.
Aria Art Gallery annuncia una nuova la mostra collettiva, SILENT TRANSITIONS, che sarà ospitata dal 1 marzo al 24 marzo 2024, presso la galleria di Borgo SS. Apostoli 40/r a Firenze. Curata da Nataša Radojević e Chunmeng Yang, vede la partecipazione di artisti italiani e internazionali quali Igor Eskinja, Giuseppe Pietroniro, Carlo Cossignani, Claire Clelia Baldo, Edoardo Dionea Cicconi, Beatrice Gallori, Angelo Brescianini, Andrea Gustavino, Marko Ladjusic, Lorenzo Malfatti e Aleksandar Vac.
Le immagini possiedono la capacità di catturare e fuorviare, ma possono anche illuminare e ravvivare la memoria delle ricerche storiche, svelando uno spettro di domande. L’immagine esercita l’autorità di scrutare, sfidare e rimodellare la nostra percezione, mettendo in discussione la solidità di convinzioni profondamente radicate sulla realtà e sulla conoscenza, favorendo così nuove interpretazioni e liberando percorsi di comprensione del nostro presente.
Silent Transitions si colloca in un continuum storico in cui gli artisti hanno costantemente esplorato i confini e le potenzialità della percezione umana attraverso le loro opere. All’interno di tali indagini, movimenti rivoluzionari hanno aperto la strada a visioni innovative, ridefinendo la realtà.
Gli artisti contemporanei, con nuove prospettive, riconsiderano concetti storici, approfondendo forme e strutture per plasmare un’estetica che trascende la realtà convenzionale. Le opere esposte scrutano l’interazione di spazio, luce e ombra, mirando a superare i confini del mondo materiale e a introdurre un approccio che si eleva al di sopra delle sensazioni intuitive, guidando gli spettatori verso piani superiori ed evocando riflessioni intricate. In un’era caratterizzata da cambiamenti incessanti, gli artisti ci esortano a esplorare i limiti della nostra percezione, offrendo una diversità di prospettive per contemplare il significato e l’essenza della realtà.
Giuseppe Pietroniro (immagine di cover), con il lavoro fotografico in particolare, estende le riflessioni sulla pratica della specificità dello spazio e sulle relazioni tra opere e contesto. Le sue fotografie mostrano il riflettersi dell’architettura vuota in un grande specchio posto su una parete dell’ambiente: l’effetto è di una moltiplicazione del luogo dentro l’immagine, dando l’illusione di spazi che ripetono all’infinito la loro finitudine. Pietroniro sottrae l’idea di spazio e il concetto d’immagine, che esiste in quanto ombra di un’assenza, l’assenza di se.
Igor Eškinja costruisce le sue architetture sulla percezione in modo che la loro organizzazione complessiva sia governata dalla semplicità e dall’eleganza. L’artista ‘inscena’ gli oggetti e le ubicazioni cogliendoli nelmomento in cui il loro aspetto formale è in un intimo e silenzioso passaggio dalle due alle tre dimensioni.
Claire Clelia Baldo sottolinea l’importanza di comprendere l’umanità, il valore dei sogni e l’atto di introspezione. L’uso di forme astratte e l’esplorazione del movimento negli spazi del corpo, colti nella loro essenza, rivelano una qualità della realtà trasformata attraverso un processo onirico. Questo processo comporta la costruzione di un alfabeto di linee e forme complesse che sono state attentamente considerate e sviluppate nel tempo. Il corpo si arrende ai cambiamenti che il tempo ha impresso e la trasformazione dell’immagine si allinea ai cambiamenti percepiti nel profondo di noi stessi.
Attualmente la ricerca principale di Lorenzo Malfatti si concentra sulla rifrazione luminosa e sulla distorsione delle immagini utilizzando il vetro industriale rielaborato e la tecnologia video. Questa sperimentazione avviene in collaborazione con suo figlio Samuele, un affermato video-artista e regista. Il risultato di questa collaborazione sono le video-sculture, dove il contenuto video, rappresentato da riprese originali di acqua e fuoco, viene distorto e reinterpretato attraverso il vetro lamellare scheggiato, creando un viaggio immaginifico e sensoriale nel mondo dei due elementi.
Beatrice Gallori sviluppa la sua personale tecnica e intesse una rete di relazioni tra la materia e l’essere umano che si estende dal più piccolo dei dettagli fino alle più grandi connessioni. Il lavoro di Beatrice Gallori si è spesso espresso attraverso volumi tridimensionali e per la prima volta comunica anche attraverso i vuoti che diventano essi stessi parte integrante dell’opera.
La ricerca di Carlo Cossignani è incentrata sul tema del vuoto quale elemento fondativo della realtà visibile e invisibile. La scienza conferma che non solo l’origine di tutto sia nata da uno stato di vuoto, da uno zero, ma che il vuoto stesso abbia una propria sostanza. Valorizzando gli “scarti”, per Cossignani Il vuoto non rappresenta una controparte del pieno ma l’uno il costituente dell’altro – la caratteristica dominante con cui costruisce il lavoro, la sostanza in cui sono immerse le forme del suo sentire.
Angelo Brescianini esprime una modificazione immediata del supporto e abbandona tela e telaio per una lastra di alluminio, di acciaio o di vetro e il pennello è sostituito da un revolver o da un fucile. Il suo procedimento estetico è una contaminazione pura, un ossimoro dell’anima: é la totale apertura verso il design e le tecniche di produzione industriale e, allo stesso tempo, è ricerca di luce, sensazioni, visioni.
Andrea Guastavino è un moderno alchimista in grado di trasmutare gli elementi, di mettere in relazione i contrasti, come l’ottica scientifica e la visione surreale. Le sue trasformazioni conservano dell’immagine di partenza solo le spoglie. Per Guastavino la fotografia diviene il punto di partenza per una sperimentazione che aspira all’evocazione di una dimensione onirica e sfuggente. L’artista infonde il soffio vitale a scatti che portano il segno dello scorrere del tempo. I soggetti vengono decontestualizzati e arricchiti di nuovi significati tramite l’intervento manuale.
La narrativa dietro il lavoro di Edoardo Dionea Cicconi è principalmente dedicata alla scienza e al concetto e alla percezione di ‘Tempo e Spazio’. Uno dei suoi ultimi progetti è stato ambientato sulla Terrazza del Pincio a Roma, nel cuore della Città Eterna, col patrocinio del Ministero della Cultura e del Comune di Roma. L’artista ha creato la sua prima ‘scultura effimera’, un enorme fascio di luce nel cielo con i veri colori dell’aurora boreale. Questa luce è stata poi frammentata e catturata da una fotocamera, per poi essere impressa su lastre di acciaio grezzo.
La ricerca di Aleksandar Vac è volta a scoprire nuovi e innovativi modi per penetrare nella terra e interagire con le sue forme così da carpirne i segreti. I suoi lavori, infatti, si basano sul rimodellamento della materia – a partire dall’antica tecnica sigillata – creando strutture associabili alla riproduzione, alla divisione cellulare e caratterizzate da una continua moltiplicazione. L’obiettivo dell’artista è replicare i sistemi organici esistenti e la ceramica è lo strumento perfetto per questo scopo, permettendo di produrre l’esterno solido da cui sono protetti gli interni organici in cui si nasconde ciò che è più vulnerabile.
Attraverso stratificazioni di colore, la moltiplicazione di microsistemi che appaiono e scompaiono in un ritmo ciclico e le forme che si estendono in profondità in tutte le direzioni l’artista Marko Ladjusic crea una dimensione altra, un cosmo organico che non ha un centro definito. In una continua costruzione e decostruzione prende vita un caos ordinato. Il lavoro di Marko nega il determinismo dell’immaginazione e offre una percezione alternativa della realtà.
Orari di apertura:
Martedì – Sabato: 10.30 -13.30 / 15.30 – 19.30. Ingresso gratuito
ARIA ART GALLERY – Borgo Santi Apostoli 40R, Firenze
Partners: Drina Gallery, Logic Art Space, Wizard Milan