Il Gin Tonic: ovvero quel long drink che fa sentire tutti un po' più fighi.

Lo scopo di questa bevanda era tutt’altro che ricreativo; servirà infatti a debellare la malaria, data la presenza di chinino, antimalarico per eccellenza. Diventa in poco tempo una superstar mondiale, nonché fornitore ufficiale della Corona Britannica, che utilizzerà la sua bevanda non solo per abbeverare la nobiltà ma anche e soprattutto per evitare che i soldati impegnati ad “esportare la democrazia” nelle colonie sparse per il mondo contraggano la terribile malattia. Nessuno realmente saprà mai chi è il geniaccio che capì per primo che, aggiungendo un poco di gin all’amara bevanda, il risultato sarà sorprendentemente gradevole. A me piace pensare che sia stato un soldato di nome Bob Greenfield, che nel caldo torrido dell’India centrale, ha cercato di placare il proprio giramento di scatole aggiungendo un po’ d’alcool a ciò che aveva a portata di mano.

Molto tempo è trascorso da quella tediosa giornata di Bob in compagnia di Mowgli e Bagheera: la storia ha fatto il suo naturale corso, la malaria è stata debellata, sono state inventate le macchine del ghiaccio e sono nate diecimila aziende produttrici di acqua tonica e sei miliardi di produttori di gin. Oggi il “G&T” non è più una roba semplice per chi non vuole sbattersi troppo a pensare a cosa bere, è divenuto un sinonimo di ostentazione della propria sub-cultura alcolica, per cui noi poveri somministratori siamo quotidianamente costretti ad assecondare abitudini di consumo strampalate del tipo: “mettimici il cetriolo e il pepe rosa” oppure “ma che dici, hai solo queste 18 acque toniche disponibili?!” o ancora “senti ce l’hai quel gin azteco fatto con le spoglie di montezuma?”.
Ragazzi datevi una calmata, è solo un gin tonic. E…se lo pagate quanto uno spaghetto allo scoglio, credetemi, non ne vale la pena.

Qua la ricetta classica e la ricetta del nostro Julian:

Classica
Gin q.b. – Acqua tonica q.b.
Ricetta di Julian: “Gin&Prayo”
Gin q.b.
Prayoq.b. (soft drink di mia creazione, a base di nonsense coltivato a mano e follia macerata a pietra)

Julian Biondi