Dreoni giocattoli: il sogno di ogni bambino e la città che ci resta

Dreoni Giocattoli Firenze ©Foto-Torrini

E se provassimo a raccontare Firenze attraverso le sue vetrine? Ancora mi soffermerei davanti a quella di Dreoni, che non custodiva solo giocattoli ma promesse, frammenti di mondi migliori, sospesi tra il desiderio e la nostalgia.

La notizia di questi giorni è che Dreoni, il negozio di giocattoli fondato a Firenze nel 1923, è in svendita totale. Ufficialmente per “riorganizzazione”: il ridimensionamento, oppure il rischio chiusura. Negli ultimi anni i mq dell’esposizione avevano toccato i mille. Con storico ingresso da Via Cavour e un secondo da Via Ginori. Le titolari, due sorelle che rappresentano la terza generazione dell’attività, raccontano con amarezza: “...Così non reggiamo più. Per stare in piedi dovrebbero entrare almeno mille persone al giorno, invece ci usano come vetrina: guardano e poi comprano online“.

Leggendo questa notizia si è imposto in me il ricordo di quelle lunghe pause bambine davanti alle vetrine, lungo lo scorrere di Via Cavour. Persino il più insignificante degli oggetti dietro quella vetrina era carico di un valore evocativo e simbolico, perché i giocattoli hanno sempre avuto un ruolo decisivo nella formazione dell’immaginario infantile.

C’era un tempo in cui i negozi di giocattoli non erano semplici punti vendita, ma veri mondi incantati. Mondi incantati che hanno fatto la storia del mondo e di tutti i bambini attraverso, appunto, i giocattoli. Dreoni Giocattoli era questo: una porta su un regno fatto di meraviglia, un universo parallelo dove l’immaginazione prendeva forma.

L’Emporio Dreoni, “Il più antico e il più assortito negozio di giocattoli di Firenze”

Appena entrati, il profumo della carta dei puzzle si mescolava all’odore della plastica dei modellini e del legno dei Pinocchio. Era il negozio di modellismo più vasto e ben assortito di Firenze, con treni elettrici, delle migliori marche, scatole di montaggio di tutti i tipi, modellini di auto in quantità elevatissima, scatole di costruzione di cannoni e velieri antichi. Le pareti: un labirinto di scaffali ricolmi di ogni meraviglia. Pupazzi morbidi e colorati, castelli in miniatura, giochi di carte che promettevano sfide tra amici, costumi di carnevale di supereroi e principesse, e poi le scatole di costruzioni, pronte a trasformarsi in qualunque cosa la fantasia suggerisse. E in mezzo a tutto questo, la figura dell’inserviente, che appariva e scompariva tra gli scaffali, sempre pronto a tirare giù la scatola più alta, a suggerire un gioco nuovo, a regalare ai bambini quell’attesa palpitante prima di stringere finalmente tra le mani il loro piccolo tesoro.

Entravi bambino ed uscivi re, custodendo uno scrigno fra le mani, impacchettato come si comanda: il foglio di carta rossa tagliato a misura e ripiegato perfettamente, il nastrino che termina con due riccioli creati dallo sfregare della lama veloce della forbice. Durante il Natale, l’ingresso del negozio era sorvegliato da un soldatino di legno gigante, evocazione del celebre balletto Schiaccianoci di Čajkovskij, silenzioso custode di sogni infantili, mentre la vetrina era un teatro magico che incantava i bambini, piccoli spettatori con la fronte schiacciata contro il vetro, gli occhi sgranati e la bocca aperta in un’espressione di stupore senza tempo.

Dreoni, attraverso i suoi giocattoli, è stato anche il custode di una narrazione che ha attraversato epoche. In occasione del suo centenario, ha celebrato questa storia con la mostra La città che gioca: 100 anni di giocattoli a Firenze, allestita all’Hotel Savoy. L’esposizione era dedicata al giocattolo d’epoca, perché gli oggetti non sono solo strumenti di gioco, ma anche testimoni del tempo, capaci di diventare simboli iconici di un’epoca e di imprimersi nella memoria collettiva.

Per l’occasione, Dreoni ha presentato una rara collezione di giocattoli d’epoca e vintage, accanto a giochi che hanno segnato intere generazioni. Molti dei pezzi esposti erano esemplari unici, testimoni di una storia d’amore e di un’epoca (e mi torna alla mente Il Museo dell’Innocenza del premio nobel Orhan Pamuk), provenienti sia dall’archivio storico del negozio che da prestigiose collezioni private.

Ma i tempi sono cambiati. “Oggi i bambini hanno già il tablet o il cellulare a tre anni. Noi abbiamo sempre creduto nel giocattolo tradizionale, quello che stimola la fantasia e aiuta a crescere. Ma il mondo sta andando in un’altra direzione“, spiegano le titolari. E poi ci sono i costi di gestione, gli stipendi di sette dipendenti e anche se il fondo è di proprietà, sottolineano, “le spese sono comunque tante“. Il centro storico, con le sue difficoltà di accesso, non aiuta. “Gli anni della tramvia sono stati duri e, anche se ora i cantieri sono chiusi, non è cambiato nulla“.

Modellino – Dreoni giocattoli

Oggi Dreoni rischia di chiudere i battenti dopo più di cento anni, e con lui se ne andrebbe un altro pezzo della Firenze che fu. L’economia è cambiata, il mondo è cambiato. Oggi si punta sul riuso, e piattaforme come Vinted hanno i loro meriti: dare una seconda vita agli oggetti, ridurre gli sprechi, rendere accessibile a più persone ciò che un tempo era un lusso. Dreoni risulta forse ancorato a un modello di vendita non più sostenibile, e c’è chi potrebbe dire che forse non lo è mai stato: non è mai stato, infatti, neppure un negozio alla portata di tutte le famiglie. (Ma nell’era del commercio online e della produzione di massa, non si rischia in ogni caso di cedere alla logica dell’usa e getta? Cos’è peggio?…)

Se tutto questo ha un valore indiscutibile, non può restituire l’esperienza sensoriale di entrare in un negozio di giocattoli, la magia dell’attesa tra gli scaffali scintillanti, il rito della scelta, toccata con mano. L’acquisto online, poi, ha i suoi vantaggi, ma ha anche tolto ai bambini (e, diremmo, agli adulti) il piacere di perdersi in un luogo fatto di colori, suoni e profumi. Nessuno incolla più il viso su una vetrina con la speranza che Babbo Natale passi di lì. Nessun inserviente scompare e riappare con la promessa di un gioco nuovo. Nessun soldatino di legno gigante sorveglia più l’ingresso di un mondo incantato.

Resterebbe il ricordo, indelebile, di quelle porte che si aprivano su un sogno. E forse, nella nostalgia, il desiderio di ritrovare un po’ di quella magia, in un mondo che sembra aver dimenticato quanto sia bello stupirsi.

Cover: ©Foto Torrini Firenze – Dreoni Gioccattoli, l’ingresso di Via Cavour