È tornato Middle East Now, il Festival di cinema dedicato al Medio Oriente, con mille appuntamenti e proiezioni nelle sale dell’Odeon e in altri luoghi della città.
Parlare di Medio Oriente non è mai stato facile senza finire in luoghi comuni o, specialmente negli ultimi tempi, in invettive più o meno banali contro «la terra dei terroristi». Luoghi e culture lontane che spaventano proprio per il fatto di essere per lo più estranee al mondo occidentale contemporaneo, ma di cui spesso non si conoscono, nascoste da un velo di pregiudizio, le somiglianze e il fascino tutto umano capace di avvolgerti e fartene innamorare. A giudicare dalle news quotidiane parlare di Medio Oriente è difficile, parlare del bello del Medio Oriente quasi impossibile. E qualcuno invece ci prova. Anzi, a giudicare dal programma e dall’esito della prima serata, direi che ci riesce anche bene.
È tornato da martedì Middle East Now, il Festival di cinema dedicato al Medio Oriente, con mille appuntamenti e proiezioni nelle sale dell’Odeon e in altri luoghi della città per farci immergere in quel bello dimenticato dei paesi partecipanti: Palestina, Siria, Iran, Israele, Turchia, Libano, Afghanistan, Bahrein, Egitto, Marocco e, per la prima volta, Arabia Saudita. Il tema è non a caso Live&Love Middle East: una prospettiva inusuale che anziché raccontare gli orrori della guerra e la paura della fuga, sceglie di dare spazio all’arte e alla creatività con 44 film (di cui la maggior parte in anteprima italiana ed europea), due mostre fotografiche sulla Siria, musica, danza, talks ed eventi dedicati al cibo.
Si guarda al futuro col vento in faccia, e si lascia per un attimo da parte l’ansia degli eventi: o meglio, si raccontano gli eventi dalla prospettiva di chi quei luoghi li abita, e li ama, e per questo ne vede e protegge la bellezza e la dolcezza. Una dolcezza che si ritrova anche a tavola, con i piatti della cucina tradizionale araba, dal Libano alla Palestina passando per i dolci tipici del Bahrein, e mescolando il tutto con la cucina locale toscana nella serata di giovedì al Teatro del Sale, che ospiterà una cena con lo chef e attivista Kamal Mouzawak, personalità di riferimento del food lifestyle libanese.
Sappiatelo, la cucina araba dà dipendenza. Se poi vi restasse la curiosità e foste ispirati, vi consiglio di leggere il libro Pop Palestine. Viaggio nella cucina popolare palestinese, che sarà presentato oggi alle 19.30 all’Odeon.
Per quest’anno Middle East Now ha scelto di rendere omaggio alla regista turca Yesim Ustaoglu, tra le figure più importanti del cinema contemporaneo turco socialmente impegnato, proiettata sulla scena internazionale con film come Journey to the Sun (1999), presentato in seconda serata venerdì sera, in cui si affronta per la prima volta nella storia del cinema nazionale la questione curda, e Araf – Somewhere in Between (2013), sulla situazione dei giovani nella società turca contemporanea, tra slanci di entusiasmo per il futuro e speranze perse per strada.
Un tema molto presente durante il festival sarà il salone di bellezza, l’ambiance della parrucchiera dove le donne si ritrovano nella loro quotidianità per scambiare pettegolezzi e consigli sulle loro vicissitudini. Sia in Dégradé (2015) dei fratelli Abunasser, che ha aperto la prima serata del festival con un incredibile sold out (e che chi, come me, se lo sia perso potrà vedere la replica allo Stensen oggi alle 18.30) che in Women in Sink (2015) di Iriz Zaki la scena si svolge in gran parte negli interni del salone. Nel primo film dei gemelli registi palestinesi la tranquillità del quotidiano si spezza con gli spari della strada, nel secondo, sotto forma di documentario, la regista ci mostra le chiacchiere e il confronto tra donne arabe ed ebree, diverse e lontane nella strada e qui unite dallo shampoo e la scelta del taglio di capelli. Il film mi ha riportato indietro di tre anni al mio viaggio in Israele e Palestina, quando, per accompagnare il figlio di una ragazza, mi sono ritrovata in uno studio dentistico nel pieno centro di Beersheba, a sud di Israele. Un’accozzaglia splendida di volti e culture si era radunata nella sala d’attesa con i propri figli, parlando del più e del meno. Esattamente come accade nelle nostre sale d’attesa negli ambulatori, con la sola differenza che a distanza di poche sedie convivevano donne arabe, alcune con altre senza velo, donne ebree, uomini ortodossi dai lunghi e fastidiosi riccioli cadenti e donne con tanto di burka, di cui si potevano a malapena individuare gli occhi. Semplicemente meraviglioso e assurdo allo stesso tempo. Il film di Iris Zaki ripropone così l’avvicinamento tra donne di opposta cultura tramite il confronto diretto con la quotidianità. Un’opposizione che si rivela essere in fondo fittizia, costruita socialmente e politicamente, in un gioco di vita e di morte in cui le parti hanno assunto i ruoli di «nemici».. che una sana chiacchierata dal parrucchiere riesce a smascherare, portando a galla ciò che unisce.
Procedendo col programma, salta all’occhio una novità molto speciale: una commedia romantica prodotta in Arabia Saudita, fresca fresca di quest’anno. L’ultimo genere che ci saremmo aspettati dal paese del petrolio, notizia estrema per i più diffidenti: anche qui si può amare. E il modo di aggirare le imposizioni della tradizione e della religione c’è sempre, come dimostrano i protagonisti di Barakah Meets Barakah (2016), venerdì in prima serata all’Odeon alla presenza del regista Mahmoud Sabbagh.
In tutto questo movimento di eventi un dettaglio degno di nota è l’idea di presentare una serie di creazioni di keffieh del designer palestinese Rashid Abdelhamid, promotore di un design sostenibile nel mondo arabo: la keffiah tradizionale assume tonalità accese e appariscenti, vive, per portare a Firenze e nel mondo un’immagine della Palestina piena di forze e voglia di vivere. Ancora, Live and Love Middle East. Il lato migliore del Medio Oriente, quello fatto di proposte, vita, coraggio e colori. E incredibili saporini speziati.
Questo è tutto per il momento. Il programma completo del festival offre numerosi appuntamenti e lo trovate su www.middleastnow.it.
Roberta Poggi