
È tornato Middle East Now
È tornato Middle East Now, il Festival di cinema dedicato al Medio Oriente, con mille appuntamenti e proiezioni nelle sale dell’Odeon e in altri luoghi della città.
Parlare di Medio Oriente non è mai stato facile senza finire in luoghi comuni o, specialmente negli ultimi tempi, in invettive più o meno banali contro «la terra dei terroristi». Luoghi e culture lontane che spaventano proprio per il fatto di essere per lo più estranee al mondo occidentale contemporaneo, ma di cui spesso non si conoscono, nascoste da un velo di pregiudizio, le somiglianze e il fascino tutto umano capace di avvolgerti e fartene innamorare. A giudicare dalle news quotidiane parlare di Medio Oriente è difficile, parlare del bello del Medio Oriente quasi impossibile. E qualcuno invece ci prova. Anzi, a giudicare dal programma e dall’esito della prima serata, direi che ci riesce anche bene.
È tornato da martedì Middle East Now, il Festival di cinema dedicato al Medio Oriente, con mille appuntamenti e proiezioni nelle sale dell’Odeon e in altri luoghi della città per farci immergere in quel bello dimenticato dei paesi partecipanti: Palestina, Siria, Iran, Israele, Turchia, Libano,

Si guarda al futuro col vento in faccia, e si lascia per un attimo da parte l’ansia degli eventi: o meglio, si raccontano gli eventi dalla prospettiva di chi quei luoghi li abita, e li ama, e per questo ne vede e protegge la bellezza e la dolcezza. Una dolcezza che si ritrova anche a tavola, con i piatti della cucina tradizionale araba, dal Libano alla Palestina passando per i dolci tipici del Bahrein, e mescolando il tutto con la cucina locale toscana nella serata di giovedì al Teatro del Sale, che ospiterà una cena con lo chef e attivista Kamal Mouzawak, personalità di riferimento del food lifestyle libanese.

Per quest’anno Middle East Now ha scelto di rendere omaggio alla regista turca Yesim Ustaoglu, tra le figure più importanti del cinema contemporaneo turco socialmente impegnato, proiettata sulla scena internazionale con film come Journey to the Sun (1999), presentato in seconda serata venerdì sera, in cui si affronta per la prima volta nella storia del cinema nazionale la questione curda, e Araf – Somewhere in Between (2013), sulla situazione dei giovani nella società turca contemporanea, tra slanci di entusiasmo per il futuro e speranze perse per strada.
Un tema molto presente durante il festival sarà il salone di bellezza, l’ambiance della parrucchiera dove le donne si ritrovano nella loro quotidianità per scambiare pettegolezzi e consigli sulle loro vicissitudini. Sia in Dégradé (2015) dei fratelli Abunasser, che ha aperto la prima serata del festival con un incredibile sold out (e che chi, come me, se lo sia perso potrà vedere la replica allo Stensen oggi alle 18.30) che in Women in Sink (2015) di Iriz Zaki la scena si svolge in gran parte negli interni del salone. Nel primo film dei gemelli registi palestinesi la tranquillità del quotidiano si spezza con gli spari della strada, nel secondo, sotto forma di documentario, la regista ci mostra le chiacchiere e il confronto tra donne arabe ed ebree, diverse e lontane nella strada e qui unite dallo shampoo e la scelta del taglio di capelli. Il film mi ha riportato indietro di

Procedendo col programma, salta all’occhio una novità molto speciale: una commedia romantica prodotta in Arabia Saudita, fresca fresca di quest’anno. L’ultimo genere che ci saremmo aspettati dal paese del petrolio, notizia estrema per i più diffidenti: anche qui si può amare. E il modo di aggirare le imposizioni della tradizione e della religione c’è sempre, come dimostrano i protagonisti di Barakah Meets Barakah (2016), venerdì in prima serata all’Odeon alla presenza del regista Mahmoud Sabbagh.

Questo è tutto per il momento. Il programma completo del festival offre numerosi appuntamenti e lo trovate su www.middleastnow.it.
Roberta Poggi