Come l’azienda del Gruppo Marilisa Allegrini e l’enologo Riccardo Fratton hanno reinterpretato il Brunello tradizionale.
Si può applicare il concetto di cru ai vigneti italiani? Assolutamente sì, e un ottimo esempio a riguardo arriva proprio dalla nostra Toscana. Ci troviamo a San Polo, l’azienda del Gruppo Marilisa Allegrini nella zona Sud-Est di Montalcino in località Podernovi, che si estende su 22 ettari complessivi e 16 vitati, di cui 8 atti alla produzione del celebre vino rosso Brunello di Montalcino. A partire dal 2015 e a seguito dell’ingresso in azienda dell’enologo Riccardo Fratton, il gruppo agronomico ed enologico di San Polo si è concentrato sulla valorizzazione di ogni singolo vigneto, impostando un lavoro di parcellizzazione del podere con l’obiettivo di esaltare e diversificare il Sangiovese a seconda dei terreni in cui viene coltivato. Ce lo siamo fatti raccontare dai due protagonisti di questa storia orgogliosamente toscana, che ha reinterpretato il Brunello tradizionale puntando sul terroir e sulla sostenibilità.
Marilisa e Riccardo, cosa rende San Polo diversa come realtà dalle altre innumerevoli cantine di Montalcino?
San Polo gode di una combinazione unica e irripetibile di fattori naturali, che non si ritrovano tutti assieme in nessun’altra azienda di Montalcino. Abbiamo altitudine, esposizione, escursione termica, ventilazione, microclima, terreno… Ci sono tutti gli elementi che creano un grande terroir, perfetto per la varietà principe di Montalcino: il Sangiovese. Alcuni di questi elementi si ritrovano in altre aziende di Montalcino, ma il fatto di trovarli tutti coniugati assieme in un’unica tenuta appartiene solo alla zona di San Polo.
Da quando Riccardo è entrato in azienda nel 2015, avete applicato il concetto di terroir al Sangiovese e non solo: ci raccontate come e perché?
Avendo a disposizione questa location unica, il primo obiettivo che ci siamo posti è stato di utilizzare il terroir per esprimere al meglio le potenzialità del Sangiovese. Ci siamo quindi concentrati sullo studio approfondito di ogni appezzamento presente a San Polo – un processo chiamato “parcellizzazione” – per poterlo gestire al meglio e trarne la migliore qualità possibile. Ci siamo immediatamente accorti di come, nonostante il nostro corpo vigneti sia posizionato su un unico versante, ci fossero grandi differenze nell’espressione delle uve e quindi dei vini prodotti da ogni appezzamento. Questo approccio ci ha permesso di selezionare i due cru più rappresentativi, dai quali produciamo due Brunelli di Montalcino da singolo vigneto che ci permettono di mostrare le due anime opposte di San Polo: da una parte l’eleganza classica e la finezza di Podernovi, dall’altra l’esuberanza e la potenza di Vignavecchia. Dopo una sperimentazione di qualche anno con l’uso delle anfore in terracotta e cocciopesto, abbiamo scelto di introdurre un terzo cru, che si chiama Vignamasso (dal nome del vigneto con il grande masso all’ingresso della tenuta) e si caratterizza per un approccio al Sangiovese un po’ più moderno, per il quale utilizziamo grappoli interi, macerazioni molto lunghe, e fermentazione e affinamento in anfora».
Quali e quanti vini produce oggi con San Polo?
Oggi San Polo produce 7 vini, utilizzando esclusivamente Sangiovese. Rubio: l’espressione fresca e fruttata del Sangiovese di Montalcino, prodotto senza utilizzo di legno per mantenere piacevolezza e bevibilità. Rosso di Montalcino: una versione di Sangiovese più tradizionale, dove si ritrova l’uso del legno per dare complessità, affinare la trama tannica ed esaltare l’eleganza mantenendo un profilo di freschezza. Amphora Vignamasso: un Sangiovese di stampo un po’ più moderno, prodotto utilizzando anfore in terracotta e cocciopesto. Brunello di Montalcino: il vino principe, espressione della tradizione di Montalcino e del terroir unico di San Polo. Brunello Riserva: la miglior espressione di Brunello, che deriva dalla selezione dei migliori grappoli di Sangiovese e viene prodotta solo nelle migliori annate. Brunello Podernovi: l’appezzamento più fresco di San Polo, che ci mostra il suo lato più classico ed elegante. E infine il Brunello Vignavecchia: rappresenta il vigneto più caldo di San Polo, con un suolo molto ripido e ricchissimo di galestro, che si esprime con caratteri più esuberanti e potenti.
Sostenibilità è un fatto e non una semplice una parola a San Polo: quali sono le vostre principali iniziative in tal senso?
San Polo “vive” di sostenibilità, nel senso che ne è permeata in ogni aspetto. Conduciamo una viticoltura biologica certificata, quindi utilizziamo in vigneto solo prodotti naturali, nelle dosi minime possibili. Inoltre, abbiamo costruito una cantina completamente interrata, che non utilizza energia per il controllo di temperatura e umidità, quindi ha un impatto ambientale minimo, e ci ha permesso di ottenere nel 2013 la certificazione CasaClima. Per il packaging dei nostri vini abbiamo scelto di utilizzare bottiglie in vetro leggero, che hanno quindi una carbon footprint più bassa, e carta riciclata per le etichette e i cartoni. Oltre a questo, per Rubio utilizziamo un tappo prodotto con un biopolimero derivante dalla canna da zucchero, 100% naturale e biodegradabile. Dal 2020 siamo certificati Equalitas, un protocollo di certificazione che guarda alla sostenibilità in tutti gli aspetti dell’attività aziendale, dalla tutela dell’ambiente alla sostenibilità sociale ed economica. Quindi possiamo dire che ogni attività che portiamo avanti a San Polo ha come base la sostenibilità e la riduzione al minimo del nostro impatto ambientale.