La vita, gli spettacoli, il metodo di Alessandro Riccio, attore comico trasformista fiorentino, eclettico e instancabile
Come si annulla la realtà che ci circonda per trasformarla in un mondo altro, dove poter essere diversi, migliori o persino peggiori? Dove poter sperimentare altre vite e imparare da loro preziosi insegnamenti? A teatro. In quel magico momento in cui le luci in sala si spengono e non sai ancora bene cosa sta per cominciare.
Ne abbiamo parlato con Alessandro Riccio: attore preparatissimo, impresario, insegnante di recitazione, presenza fissa della programmazione teatrale fiorentina che registra sempre il tutto esaurito. Lo abbiamo incontrato nella sede del Laboratorio Teatrale dell’Associazione Tedavi ’98, una location a dir poco meravigliosa: un teatro segreto, uno studio, una scuola di recitazione, un ufficio, il giardino segreto, la stanza dei trucchi, le scale del diavolo. La creazione di una vita: un museo di costumi di scena, quadri, suppellettili, pareti intere di scarpe e di parrucche utilizzati per l’allestimento dei suoi spettacoli e disponibili anche per il noleggio.
Una carriera iniziata come video-maker e passata subito al palcoscenico
Alessandro, classe ’72, ha cominciato da giovanissimo a fare corsi per videomaker e a creare cortometraggi, vincendo anche qualche premio, ma il richiamo del palcoscenico è stato più forte e presto ha richiesto tutte le sue energie. Allievo di Bob Marchese e Fiorenza Brogi, anti-divi per eccellenza che gli hanno insegnato non solo la recitazione ma soprattutto il rispetto, il gusto di stare con il gruppo, l’ascoltarsi, dopo essersi misurato con produzioni importanti come quelle del Teatro Stabile del Veneto, ha deciso di rischiare e fondare la casa di produzione Tedavi ’98, sfruttando non solo il suo talento artistico ma anche quello pratico coltivato negli anni di Economia e Commercio. E tutti sanno quanto sia fondamentale nel mondo dello spettacolo far quadrare i conti, saper gestire un budget, stimare i ricavi.
Una figura poliedrica in grado di rivestire diversi ruoli
Alessandro è autore, regista e attore di molti dei suoi spettacoli, si occupa del casting, della produzione e della promozione. Se questo non bastasse è anche docente di recitazione. Dove trovi il tempo e l’energia per tutte queste attività è davvero un mistero, ma parlando con lui abbiamo capito che la magia che riesce a creare sul palco non è il frutto di un incantesimo, bensì di un allenamento quotidiano, di studio e preparazione, di esperienza, di determinazione che sono il necessario completamento di passione e bravura.
Gli spettacoli di Riccio spaziano nel tempo, nei luoghi e nelle tematiche affrontate, dall’attualità ai grandi classici della letteratura, dell’opera, del teatro. In H come amore affronta il tabù della sessualità per i disabili interpretando Stefanino, un bambino nel corpo di un trentaseienne che gioca con le macchinine ma ha impulsi sessuali come un qualsiasi uomo della sua età. A capire questo suo bisogno è la madre che deciderà di chiamare una “professionista dell’intrattenimento” interpretata da Gaia Nanni.
Gaia e Alessandro hanno lavorato insieme per la prima volta nello spettacolo La meccanica dell’amore; lei nei panni del robot Chambermaid 780 che le è valso una candidatura ai premi Ubu, lui in quelli di un anziano solo e testardo che ha bisogno di aiuto.
26 anni di carriera e un unico denominatore comune: il calore del suo pubblico
Riccio è un mago della trasformazione: Malagigio è un buffone di corte deforme disposto a tutto pur di far ridere la sua padrona; in Bruna è la notte è una cantante di serie B ormai appesantita e disillusa. In 26 anni di carriera è stato Gabriele D’Annunzio, l’Arcangelo Michele, Brunelleschi, il Re Sole. Ha interpretato testi di Pirandello, Shakespeare, Branagh, Congreve, Tasso, Brecht, Dürrenmatt. Per dieci anni ha realizzato gli spettacoli del Mese Mediceo di Firenze calandosi nei panni più o meno puliti di regine, papi, mecenati e guerrieri della dinastia dei Medici. E poi ci sono i musical e il filone operistico: dal Rocky Horror alla versione teatrale di Gianni Schicchi, per finire in bellezza con l’accompagnamento dell’Orchestra della Toscana nei panni di Don Giovanni.
Riccio ha studiato canto lirico e si sente, ma soprattutto è capace di tenere il palco da solo, per ore, facendo ridere a crepapelle il pubblico e dando chiavi di lettura interessanti sul famoso latin lover impenitente.
Nel corso degli anni ha creato un vero e proprio metodo che gli permette di trasformarsi nei suoi mille personaggi, alterando voce, fisicità, gesti. Partendo dal presupposto che la mente influisce sul corpo tanto quanto il corpo influisce sulla mente, cerca di dare forma visibile al messaggio che vuole trasmettere creando veri e propri manuali di studio del personaggio. Si prepara analizzandone le caratteristiche fisiche (le menomazioni, l’altezza, il peso, l’andatura, la postura) tanto quelle psicologiche (immagini evocative, modelli, rapporto attore-personaggio).
Ma qual è il segreto di questo attore che ha conquistato i teatri fiorentini? Mettersi continuamente alla prova, imparare sempre, educare il pubblico spettacolo dopo spettacolo alla diversità, a non aspettarsi di vedere sempre la stessa storia. Per lui il teatro deve aiutare lo spettatore a riflettere, ad aumentare la sua sensibilità, a riconoscere e superare le proprie difficoltà.
Quali progetti per il futuro?
Il futuro di Riccio è sicuramente già molto affollato di impegni e potete trovare il calendario dei prossimi spettacoli sul suo sito e sui suoi social. Da qui a fine anno in ordine cronologico La regina della gioia, Bruna è la notte, Un maestro come me, Ore piccole. Il proposito che anima la sua attività è quello di portare a Firenze attori sempre più bravi coi quali collaborare e noi speriamo che si realizzi presto!
Articolo a cura di Annalisa Lottini – foto di Luca Brunetti