Marie Sauvage e l’arte dello shibari a Firenze

shibari firenze

FUL ha incontrato Marie Sauvage, esperta dell’antica, misteriosa ed erotica pratica orientale che consiste nel legare una persona allo scopo di dare piacere.

Tutta l’estetica giapponese è segnata dalla filosofia Zen, incluso lo shibari. Risalente all’epoca dei Samurai – i primi a usare le corde per tenere in ostaggio i prigionieri – nel tempo ha assunto una derivazione erotica, ad oggi è una forma d’arte vera e propria, ben oltre il rituale in sé. Che sia per ragioni meditative, estetiche o feticistiche, stiamo parlando di un potente strumento per trovare una via verso il proprio io interiore. Il piacere, per chi si lascia legare, è nell’emozione provata nel donarsi a un’altra persona e, per chi lega, nel ricevere questo dono di libertà e fiducia, prendendosene cura. Entrambi, durante la pratica, vivono una condizione di trance meditativa. Il “maestro di nodi” – detto rope artist o rigger – deve agire in maniera esperta per non danneggiare i delicati nervi e muscoli della modella o modello. La natura precaria del sollevamento di un corpo su corde sottili richiede anni di padronanza, apprendimento di nodi affidabili, conoscenza dell’anatomia umana e dei fondamentali della fisica. Alla fine, il corpo, dopo esser stato scolpito corda dopo corda e sospeso, sperimenta un intenso piacere fisico dalla scarica di endorfine rilasciate. 

Marie Sauvage ha studiato alla Parsons Paris School of Art & Design e ai corsi di disegno dal vivo è maturata la sua attrazione per la bellezza delle forme umane. Nel 2017 ha incontrato il maestro shibari Hajime Kinoko – ospite con una installazione artistica al Burning Man – e lui l’ha invitata a trasferirsi a Tokyo per lavorare nel suo studio. Da allora ha viaggiato in tutto il mondo come assistente di Kinoko per performance e allestimenti in gallerie d’arte. Marie è una delle poche donne che esegue questa antica pratica e il suo approccio femminile l’ha resa accessibile a un pubblico più ampio, suscitando curiosità oltre lo stigma del feticismo.

Nel suo mondo raramente c’è un dominante e un sottomesso. Il rope artist e la sua musa sono protagonisti alla pari, in una dimensione in cui la fiducia reciproca produce a ogni esibizione bellissime figure sospese grazie al suo caratteristico tocco. Le sue muse sono spesso amiche invitate al “gioco di corde” e il pubblico partecipa come testimone del loro universo intimo. Così, quando il corpo della modella è stato legato e sospeso nel vuoto, lo spettatore gode delle linee eleganti della corda che, sfidando l’attrazione della gravità, celebra una nuova forma di libertà.

Marie Sauvage

Marie Sauvage, oltre a progettare nuove performance e tenere corsi di shibari, da alcuni anni vive tra Parigi e Firenze, in Santo Spirito per la precisione. Così ho chiesto di incontrarla per far conoscere al pubblico di FUL la sua originalissima arte.

Qual è la ragione della pratica dello shibari? E che tipo di complicità si crea tra il “rigger” e il soggetto “tied up”?

L’essenza più ovvia è una sublimazione feticistica, cioè ricevere piacere sessuale dall’essere legati, ma è anche filosofia e meditazione. Ci sono diversi modi di condurre la pratica all’interno della comunità shibari, in ogni caso permane sempre questo aspetto filosofico dato dall’alchimia che si crea tra il rope artist e il soggetto legato. Una spiritualità nata dalla situazione di custodia della fiducia per il primo e affidamento alle intenzioni dell’altro per il secondo.

Quando una persona è coinvolta nel processo prova sensazioni mai sperimentate prima, difficili da spiegare. Il rope artist focalizza la sua mente sull’esperienza che sta vivendo in quel momento, raggiungendo un profondo stato meditativo. Allo stesso tempo, la modella, dopo essere stata legata e sospesa – quando infine i suoi piedi toccano nuovamente a terra – vive una vera e propria esplosione di endorfine. È come se avesse raggiunto un altro livello di consapevolezza del suo corpo. Per questo lo shibari va ben oltre il semplice rituale erotico, qui c’è una profonda connessione mentale e rispetto reciproco!

Tra le tue muse ci sono modelle internazionali come Clea De Velours, Ashley Lane o Jeanette. Con quale tipo di persona ti piace lavorare? 

Dovrei dire quale tipo di personalità! È una domanda buffa perché sono molti gli aspetti che mi possono attrarre in qualcuno. Per esempio queste tre modelle – che sono state protagoniste in mie performance – si caratterizzano per avere una personalità avventurosa e nessuna paura dei propri limiti. Abbracciano quello che sono e le ammiro davvero per questo. Amo legare chi vuole esplorare la sua psiche e scendere nelle profondità del proprio io. E qui torniamo all’aspetto mentale di cui parlavo prima.

Ma faccio una performance solo con chi conosco, perché posso fidarmi della sua complicità e ottenere altrettanta fiducia per quello che sto facendo. Sai, non basta che il soggetto sappia cos’è lo shibari; piuttosto è necessario che corpo e mente capiscano cosa realmente gli stia accadendo durante il processo. Altrimenti potrebbe avere un attacco di panico, ad esempio in certe posizioni quando la corda crea una pressione sul petto. Quindi è necessario che la persona legata rimanga il più possibile rilassata, consapevole che vada tutto bene. Allo stesso modo io devo essere sicura che non abbia delle reazioni impreviste. 

Cosa puoi dirci dei tuoi progetti futuri con lo shibari?

Non voglio condividere i miei segreti! Okey, quello che mi interessa per il futuro è investire nella comunità artistica che sto creando. Vedi, non ho iniziato a studiare lo shibari per la tecnica in sé, quanto piuttosto per poter ispirare altre persone ad abbracciare la loro sensualità, esplorare la loro psiche e sentirsi più forti. Non solo per le donne ma anche per gli uomini, anzi in particolare quest’ultimi che sono più difficili da coinvolgere nello shibari. Hanno più paura a mostrarsi legati in pubblico, hanno più difficoltà a rilassarsi durante il rituale della sospensione… Ed è per questo che è più interessante legare gli uomini! Mi piace poterli aiutare a scoprire un lato nuovo della loro personalità.

La città di Firenze: come ispira la tua arte?

Mi capita di viaggiare molto per il mio lavoro e tutte le volte che torno in Italia capisco perché amo questa città! Per esempio, adoro andare agli Uffizi e ammirare questi dipinti rinascimentali che hanno qualcosa di divino. Penso alla Nascita di Venere di Sandro Botticelli, è così piena di energia e femminilità. Tra l’altro di fronte a tale iconica bellezza mi chiedo come sia possibile che ancora oggi la nostra società abbia timore della sessualità…

Comunque, Firenze è una città dove si percepisce la sensualità del Rinascimento: celebra l’arte e godi della sua bellezza. È uno scenario spirituale perfetto per praticare lo shibari e quando ho fatto qui delle performance il pubblico fiorentino è stato molto ricettivo. Per me è come un paesaggio onirico, un dreamscape fatto di natura, luoghi e palazzi aristocratici che stimolano la mia fantasia.

Foto a cura di Marie Sauvage