Another Day Of Life – a Firenze l’anteprima nazionale del film dedicato allo scrittore e reporter Ryszard Kapuscinski incanta e affascina una sala gremita
Non è scontato andare a vedere un film d’animazione tratto da un romanzo sulla guerra in Angola e ritrovarti ad applaudire a fine proiezione. Non è scontato nemmeno sorprenderti a emozionarti ascoltando le parole di Angela Staude e Folco Terzani sul rapporto di Tiziano Terzani con Ryszard Kapuscinski, fatto di origini simili, di stima reciproca, di una “visione romantica del mondo” e continua ricerca della verità.
Another Day Of Life, presentato all’ultimo Festival di Cannes tra le proiezioni speciali, è una delle pellicole più interessanti viste nell’ultimo periodo; al Cinema Odeon di Firenze si è tenuta l’anteprima nazionale, mentre si dovrà aspettare fino ad aprile 2019 per vederlo nei cinema italiani. È la trasposizione cinematografica del libro omonimo di Ryszard Kapuscinski, uno degli scrittori e reporter più interessanti del Novecento, che in questo libro racconta la guerra civile in Angola.
Siamo nel 1975, in piena Guerra Fredda. Dopo l’era coloniale portoghese, in Angola inizia la guerra civile: a nord l’MPLA, movimento di liberazione marxista-leninista, sostenuto dall’URSS, dall’altro lato l’UNITA, appoggiato dagli USA.
Ryszard Kapuscinski, giornalista della Polonia socialista, atterra nella capitale Luanda, una città caotica, inquieta, in cui si respira la paura, l’orrore della guerra e la cosiddetta “confusão”, uno stato di completo disorientamento.
Nonostante il genere, i momenti di totale apprensione vissuti da Kapuscinski e dai personaggi carismatici che incontra, il pericolo a cui va incontro ogni giorno, si percepiscono vividi. L’animazione, infatti, non toglie niente alla narrazione, ai momenti drammatici che la guerra porta con sé, al sentimento di sgomento vissuto dagli occhi di “Ricardo” e le sue riflessioni sulla figura del giornalista in eventi cruciali della storia dell’umanità. Già, perché in un climax che raggiunge il suo apice nel finale, Kapuscinski decide di non comunicare il sostegno militare di Cuba per difendere l’Angola dall’attacco sudafricano, un’informazione dal gusto di “scoop”, ma che avrebbe cambiato faccia allo scontro, preferendo lasciare corso alla storia, scongiurando così l’intervento inevitabile della CIA e una ulteriore escalation del conflitto.
Un giornalista deve rimanere osservatore imparziale, che divulga in modo oggettivo gli sviluppi di un conflitto? O l’uomo dietro il giornalista deve prevalere e poter essere libero di prendere una decisione che sia estranea al suo essere neutrale?
Nel film si alternano momenti d’animazione, video e foto di repertorio e interviste ai protagonisti al giorno d’oggi: il polacco Damian Nenow, esperto di animazione, e il documentarista spagnolo Raul De La Fuente, sono riusciti a creare un connubio perfetto tra emozione e documentario, tra quesiti sull’etica giornalistica e i vari espedienti dell’animazione. Tra questi spiccano il morphing di volti e scenografie o le sequenze oniriche che raccontano perfettamente l’orrore di quello che Kapuscinski e i suoi compagni di viaggio hanno dovuto affrontare.
Un ibrido che sorprende, ma non disturba, che comunica con efficacia non solo la storia di un giornalista, ma di un uomo sorprendente che si è sempre distinto scegliendo di raccontare le storie di chi ha vissuto tragici momenti: “fai in modo che non ci dimentichino”… no, non dimenticheremo. È impossibile farlo.
Articolo a cura di Giulia Farsetti