Bohemian Rhapsody il film che riempie le sale di Firenze

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“Bohemian Rhapsody”, diretto da Bryan Singer è il film dedicato alla carriera dei Queen.

Persone di tutte le età, generazioni distanziate da qualche porzione di pop corn, 7 posti liberi.

Bambini, giovani e anziani hanno riempito la sala cinematografica di un qualsiasi giorno della settimana; hanno battuto il tempo, hanno cantato, hanno pianto. Bohemian Rhapsody è tutto questo.

Cosa ci si aspetta quando si esce di casa una fredda e piovosa sera di fine autunno per andare a vedere uno dei film più attesi dell’anno, un film sui Queen?

Prima di accendersi i riflettori sulla performance della band al Live Aid del 1985 ti assalgono una valanga di domande: Rami Malek saprà interpretare correttamente Freddie Mercury? Quanta vita privata sarà spiattellata inopportunamente? Quanto di vero ci sarà nel film e quanto sarà inventato?

La verità è che non appena le luci in sala si spengono, lasciando accese solo quelle del palco londinese, ti dimentichi delle perplessità e delle paure e le due ore di film scivolano via, in quello che può essere definito un film-concerto. Vieni trasportato nella vita di Farrokh Bulsara, giovane eccentrico e carismatico, che in pochi anni si trasforma in Freddie Mercury e che trova in Brian May (Gwilym Lee), Roger Taylor (Ben Hardy) e John Deacon (Joseph Mazzello) la sua famiglia. bohemian-rhapsody

Attori convincenti, scenografie accurate, costumi impeccabili: si percepisce da subito che l’intento non è quello documentaristico, bensì quello di trasmettere l’entusiasmo nella creazione delle hit, delle performance live, l’ascesa in un climax (poi anche discendente) della band, sfiorando delicatamente gli aspetti della vita privata del cantante, la sua omosessualità, gli eccessi, il carattere difficile.
Potremmo stare ore a disquisire gli “errori” storici del film, se è vero che le telefonate delle donazioni al Live Aid sono realmente aumentate durante la performance dei Queen e se il colore azzurro degli occhi di Malek possa influire o meno sulla sua brillantissima interpretazione, ma siamo davvero sicuri che l’obiettivo del film fosse riproporre fedelmente la storia dei Queen? Probabilmente, come per il film dei Doors, anche in questo caso si vuol far vivere a chi non c’era l’ascesa dei Queen, a far vivere l’esperienza di un live a chi non ha potuto assistere a un concerto.

“A Wembley faremo un buco nel cielo.”

Non è importante quanto sei fan dei Queen, quanto bene conosci le canzoni… canticchierai durante l’arco del film, batterai i piedi, ti cadranno lacrime percependo la bellissima e altrettanto strana storia d’amore con Mary Austen e sarai invaso dai brividi durante la creazione di “We will rock you” o durante l’ “Ay-Oh” live. E lo farà la bambina seduta vicino a te e l’anziano in quarta fila. E, come te, rimarranno in piedi durante i titoli di coda, per ascoltare le note di una delle band più influenti della storia della musica, guidate da una delle voci più riconoscibili di sempre.

Articolo a cura di Giulia Farsetti