Dalla Serie A a alla Promozione per giocare nel Lebowski, il gesto rivoluzionario dell’ex calciatore della Fiorentina.
Abbiamo tutti ormai letto ieri sulle pagine cronaca e di letteratura sportiva del clamoroso trasferimento di Borja Valero ai grigio nero del Lebowski. Su FUL del Lebowski abbiamo parlato in varie occasioni perché oltre a essere nati a Firenze sono, per istituzione e nascita, una comunità veramente unica che vive il calcio in modo inclusivo, trasversale e genuino e riesce a farlo in un contesto calcistico sempre più malato.
La scelta di un giocatore del livello di Borja Valero di “scendere” in promozione, in una squadra i cui valori si fondano su un’attenzione verso il sociale e che vede il calcio come uno strumento di educazione e crescita, è un gesto rivoluzionario. Un calcio al calcio! Un calcio al calcio moderno che negli ultimi vent’anni ha deturpato i vertici di questo sport bellissimo delle proprie radici popolari, sostituendole con i valori effimeri dei petroldollari, che poco hanno a che fare con il calcio passionale e poetico che ci ha fatto crescere a suon di partite infinite nei vicoli dei propri paesi finché c’era luce, finché la pasta non era pronta.
Non poteva che essere un personaggio come Borja Valero, calciatore sublime e dai valori etici nobili, a dare questo schiaffo morale al mondo del pallone ed atterrare nella piazza perfetta del Lebowski nata ormai più di 10 anni per disaffezione ad un calcio con tanti zeri e poche bandiere.
Un gesto semplice e se vogliamo rivoluzionario che siamo sicuri porterà nuova linfa e passione nei campi di provincia dove anche lì il bisogno di ripartire con nuovi propositi e progetti è sicuramente evidente.
Ecco le parole del giocatore:
<<Ho accettato questa sfida di scendere in Promozione col Lebowski perché mi riconosco nei valori portati avanti da questi ragazzi. Ero convinto di giocare un’altra stagione nella Fiorentina, non certo per soldi o per chissà cosa. Avrei potuto dare una mano. Ma soprattutto il mio obiettivo era salutare i tifosi dal campo e dirgli grazie.
Nel Lebowski ho visto entusiasmo, organizzazione e soprattutto mi sono riconosciuto nei loro valori, a partire da quello che hanno fatto in San Frediano per ridare vita al giardino dei Nidiaci e per dare la possibilità a tutti i bambini e alle bambine del quartiere di giocare, divertirsi e imparare a vivere senza ansie uno sport bellissimo che però sta perdendo la sua umanità. Io ad esempio sono cresciuto in un quartiere periferico di Madrid. Non c’era niente, era difficile anche trovare un campetto per giocare. Certe cose non si dimenticano.
Il calcio è anche questo: incontro, aggregazione, possibilità di stare insieme. Di crescere. Quindi ho dato la mia disponibilità a giocare. Quando faccio qualcosa voglio farla bene e seriamente. Ma non è per giocare che ho fatto questa scelta. È per dare una mano e visibilità al lavoro di ragazzi che ci mettono il cuore, e anche, a modo loro, un pizzico di follia>>.
Un giocatore già amatissimo a Firenze, tanto da essere soprannominato “il sindaco”, e che adesso siamo sicuri che lo sarà, se possibile, ancora di più.
Viva Borja, Viva il Calcio!
Foto cover: Facebook Lebowski