Ugolino Golf Club: ottantasette anni di golf a Firenze

ugolino golf club

 

Dall’Inghilterra alle colline del Chianti. La storia del golf fiorentino compie centotrentadue anni e si intreccia con quella di Ugolino Golf Club che è stato indicato dallo scrittore Chris Santella tra i cinquanta campi in cui giocare prima di morire.

Nelle nostre giornate frenetiche inseguiamo impegni e appuntamenti in un susseguirsi di incastri e spostamenti con il telefono sempre in mano e il controllo costante dell’orologio. Immaginate, invece, di perdere la cognizione del tempo e di avere come unica preoccupazione il vostro address – cioè la perfetta posizione del corpo – che permetterà i giusti movimenti per condurre la pallina in buca. Unite tutto questo a paesaggi naturali incantevoli che si estendono per chilometri e chilometri. Green dopo green i problemi quotidiani si faranno da parte per un po’, la gioia di fare un ace o il semplice concentrarsi sulla traiettoria della pallina prenderanno la meglio su affanni e pensieri. Ecco il potere del golf. Non si tratta solo di inseguire una pallina, il golf è uno sport che rapisce, che obbliga ad ascoltarsi, a concentrarsi, una disciplina in cui si sfida prima di tutto sé stessi. In maniera spontanea (e si può dire magica) l’armonia richiesta nel gioco porterà all’acquisizione di un equilibrio interiore tutto nuovo. 

Furono proprio i fiorentini guidati dagli inglesi a accorgersi dell’unicità di questo sport e di tutto ciò che porta con sé, tanto che si può affermare che il golf in Italia nacque proprio a Firenze e la sua storia si intreccia con quella di uno degli storici club toscani: l’Ugolino Golf Club. Ma a scoprire il golf sono stati gli inglesi, quindi come arrivò a Firenze? Partiamo dall’inizio. Nell’Ottocento Firenze si afferma come tappa del Grand Tour: studiosi, intellettuali, viaggiatori inglesi si stabilirono in città – attratti dall’arte, dai paesaggi e dal benessere – creando una vera e propria colonia. Se il rapporto con i fiorentini incontrò inizialmente delle difficoltà, furono il cibo, la moda, ma anche lo sport a unire le due culture. Non solo equitazione, canottaggio e tennis, il golf fino allora sconosciuto agli italiani. Così nel 1889 sorse a Firenze il primo club – il Florence Golf Club – all’interno di Villa Demidoff a San Donato. Il gruppo era formato principalmente da un’élite inglese ma essendo adiacente alle Cascine – dove i locali passeggiavano – il nuovo gioco suscitò in questi ultimi curiosità. Pian piano alcuni nobili fiorentini iniziarono a cimentarsi con mazze e palline. All’aumentare dei soci furono avviati lavori di miglioramento, fu aperta una club house e furono organizzate le prime competizioni. Ma, a partire dal 1906 il Florence Golf Club ebbe i primi problemi con i proprietari dei terreni, tenne duro fino al 1920 quando i soci – spinti anche dall’urbanizzazione della città e guidati dall’ingegnere Julian Edoardo Ricciardi Caccia – decisero di spostare il campo all’Osmannoro. Il costo basso dei terreni – paludosi – permise al club di continuare la propria attività ma si trattava di una soluzione provvisoria in attesa di una location che potesse sottolineare l’importanza del golf anche per il turismo e per l’immagine di Firenze. Ecco che nel 1934 con il coinvolgimento di Pavolini – allora presidente dell’Azienda Autonoma del Turismo – il club trovò una nuova sede sulle colline di Grassina cambiando il suo nome in Ugolino Golf Club. Da allora i soci aumentarono significativamente, il golf divenne lo sport della società bene italiana e vi si legò una fitta rete di eventi sociali. 

La scelta della zona fu mossa principalmente da motivi turistici data la bellezza paesaggistica. Situato sulla strada in Chianti con un panorama suggestivo e incantevole, l’Ugolino dimostrò e dimostra tuttora di essere il luogo adatto per permettere a Firenze di affermarsi nel panorama golfistico nazionale. Nel 1983 il circolo ospitò il primo Open Italia che vide partecipare atleti del calibro di Severiano Ballesteros, Bernhard Langer, Greg Norman, Sandy Lyle, Ken Brown, Costantino Rocca e Baldovino Dassù. Ancora oggi si parla di quella competizione e in particolare dell’approccio di Ballesteros alla buca nove quando – in svantaggio rispetto all’inglese Ken Brown – realizzò un eagle e forzò il playoff. Una targa commemorativa è stata affissa nel luogo da cui fu giocato l’approccio.

Ma la storia dell’Ugolino Golf Club vale la pena di essere raccontata e letta non solo per il suo passato ma anche per il suo presente. Contornato dalle suggestive colline del Chianti, si estende per circa cinquanta ettari di terreno che alterna pini, cipressi e ulivi dando lustro a una vista mozzafiato, degna di un pittore del Rinascimento. Le diciotto buche presenti sono state progettate dagli esperti Cecil Blandford e Peter Gannon e danno vita a un percorso non molto lungo ma impegnativo poiché, essendo immerso nella vegetazione, ha fatto suoi i vari ostacoli naturali. A rendere l’intera struttura un ambiente raffinato ed esclusivo è la club house distribuita su tre livelli, progettata dall’architetto Bosio e vincolata dai Beni culturali per l’architettura razionalista. Ciliegina sulla torta la piscina di venticinque metri per dodici e mezzo che grazie alle piastrelle in ceramica color azzurro ben si adatta al contesto naturale. Infine, sono presenti anche una palestra per i soci e il ristorante. Nel 2009 il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, come segno di riconoscimento per l’attività svolta nella sua lunga storia, ha insignito il Circolo del Golf dell’Ugolino della Medaglia d’Oro al Merito Sportivo con tanto di vessillo olimpico

L’Ugolino Golf Club è dunque un orgoglio per la città di Firenze, un pezzo di storia da custodire e tramandare, poiché propone uno sport che è anche un’attività catartica, riabilitativa, in grado di ravvivare il settore turistico della città e di far riflettere sull’importanza della natura nella nostra vita. 

Foto di Brian Morgan